La sentenza della Corte di Strasburgo sull’utilizzo delle immagini di Gesù e Maria a fini commerciali è destinata a far discutere a lungo, ma affonda comunque le radici in un iter giudiziario molto lungo. In particolare, la situazione è iniziata cinque anni fa, con la società Sekmadienis Ltd che ha affrontato prima tutti i gradi di giudizio interni in Lituania, paese dove è uniziata la vicenda, per poi arrivare fino alla Corte Europea proprio per appellarsi alla libertà di espressione. Il simbolismo della sentenza sembra molto più grande rispetto all’entità del risarcimento che la Sekmadienis Ltd riceverà a rimborso della multa pagata (circa 580 euro) ma c’è da dire che il Governo della Lituania, considerando il lunghissimo cammino giudiziario della vicenda, dovrà comunque rifondere i danni alla società in misura considerevole. (agg. di Fabio Belli)
IL COMMENTO DELLO STILISTA KALINKIN
Quanto andava detto e in maniera completamente esauriente, lo ha scritto l’ottimo Paolo Vites qui sotto: il resto sono solo chiacchiere, e anche pessime, che arrivano nelle uniche reazioni finora alla “decisione” scandalosa della Corte di Strasburgo. Lo stilista Robert Kalinkin si dice completamente soddisfatto della decisione e ha pensato bene di festeggiare postando su Instagram una delle foto incriminate con sopra la scritta “Solved” (risolto!). «Accogliamo la decisione favorevole, ma né allora né adesso voglio offendere o ridicolizzare le persone che credono a questa o quella religione»: fa specie vedere come al momento in Italia le uniche reazioni arrivino dalla Lega Nord. In Campagna Elettorale tutto fa brodo e probabilmente la replica dei leghisti strizza l’occhio all’elettorato cattolico, ma va detto che nei meriti di quanto dice Calderoli vi sono molti elementi concreti: «Da questa Europa di tecnocrati lontani anni luce dal comune sentire del popolo arriva l’ennesimo sgarbo, l’ennesima offesa alla nostra storia. Questa sentenza è un insulto al rispetto delle nostre radici cristiane e della nostra identità e rappresenta l’ennesima conferma che questa Europa che deride e svilisce la sua identità e la sua storia non è da cambiare, ma è da azzerare, perché solo così si può ricostruire». A nostro parere, la migliore “risposta” al fatto la trovate qui sotto. (agg. di Niccolò Magnani)
PER LA CORTE ”È LECITO BESTEMMIARE NELLE PUBBLICITÀ”
E poi ci si meraviglia che i popoli siano anti europeisti e che lo spirito della Brexit stia dilagando sempre di più. Il problema è che l’Unione europea, oltre a non fare nulla o poco per disastri epocali come la crisi economica, o l’accoglienza dei migranti, ha invece tanto tempo per distribuire morali modernissime, ad esempio permettere l’eutanasia di bambini contro il volere dei genitori o – udite udite – multare una intera nazionae, la Lituania, perché ha osato andare “contro la libertà di espressione”. Uno dice: avranno fatto come Erdogan che chiude i giornali che lo criticano e fa arrestare i giornalisti. No, Erdogan, onorato membro dell’Alleanza Atlantica, dunque “amico” di quasi tutta l’Europa anche se è un dittatore fascio islamico e ha rifornito di armi l’Isis per anni non si tocca. Si multa però il piccolo paese sul Baltico perché ha osato multare a sua volta una azienda di moda che aveva infilato immagini disgustose di Gesù e della Madonna nei suoi manifesti pubblicitari, definendole giustamente “blasfeme”. Certo, nessuno vuole che i paesi di tradizione cristiana si comportino come quelli islamici, ma vedere un Gesù hippie a torso nudo mollemente sdraiato in jeans tra le braccia che lo accarezzano in modo palesemente sensuale di quella che sarebbe la Madonna disgusta chi ha fede.
E lo slogan: “Jesus Mary! What a style!”. Poi la stessa modellina da sola su un altro manifesto e la scritta, “Mother of God, what a dress!”, Madre di Dio che vestito. Simpatiche eh? Provassero a farne una del genere con Maometto, si troverebbero terroristi armati davanti alle porte dell’azienda. L’Autorità Nazionale lituana per la Protezione dei Diritti dei Consumatori aveva stabilito che le pubblicità violavano le disposizioni riguardanti «la morale pubblica» e aveva multato il pubblicitario per circa 579 euro. La onorabile Corte europea dei diritti umani invece si indigna e punisce la Lituania: la multa data per aver offeso la morale pubblica ha violato il diritto alla libertà di espressione dell’azienda. Non meravigliamoci se la prossima pubblicità utilizzerà un pedofilo in azione: mica si può vietare la libertà d’espressione in Europa.