Nell’udienza del processo per il duplice omicidio di Trifone e Teresa che vede unico imputato Giosué Ruotolo, il commilitone di Ragone ha sì ammesso di aver creato il profilo Facebook “Anonimo anonimo” dal quale partivano numerosi messaggi verso la Costanza, ma d’altro canto ha sconfessato la versione resa dai suoi coinquilini Sergio Romano e Daniele Renna, secondo cui Trifone gli avrebbe chiesto conto di quei messaggi. Come riportato da Il Messaggero Veneto, alla domanda del pm Vallerin: “Ma perché allora Romano, Renna e la fidanzata di Renna sono invece venuti qui a dirci che Trifone aveva chiesto conto dei messaggi di “Anonimo Anonimo” a tutti voi coinquilini perché nel testo c’erano particolari che solo voi potevate sapere?”, Ruotolo ha replicato:”Chiedetelo a loro, sono assurdità di cui io mi sono sorpreso quando le ho sentite qui in aula. In caserma si sa sempre tutto, perfino di un succhiotto dietro il collo. Figuriamoci se non si sarebbe saputa una lite con Trifone. Potete chiederlo a chiunque”. (aggiornamento di Dario D’Angelo)
La novità più importante dell’udienza di ieri del processo per il duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati di Pordenone uccisi il 17 marzo di due anni fa, è senza dubbio l’ammissione di Giosué Ruotolo di essere stato lui a creare il profilo Facebook “Anonimo Anonimo” da cui partivano gli insulti diretti alla fidanzata del suo commilitone. Come riportato da Il Mattino di Padova, Ruotolo ha chiamato in causa anche gli altri due coinquilini dell’appartamento abitato da Trifone: Sergio Romano e Daniele Renna. Sarebbe stata loro, secondo l’unico imputato per il duplice omicidio dei fidanzati di Pordenone, a macchinare la creazione di un profilo Facebook falso da cui far partire i messaggi diretti a Teresa:”L’idea é stata dei miei coinquilini Sergio Romano e Daniele Renna – ha detto Ruotolo – Ho sentito che ne parlavano e non mi hanno interpellato. Io ho acconsentito quando il giorno dopo Romano e venuto da me e mi ha chiesto di scriverli dalla caserma perché lí c’era il wi fi sulla base di ciò che si decideva insieme”. Firmataria dei messaggi indirizzati a Teresa era “Annalisa”, “una ragazza che aveva avuto Trifone, l’unica che conoscevamo tutti e tre”. (aggiornamento di Dario D’Angelo)
Nella giornata di ieri si è svolta una importantissima udienza del processo per il duplice omicidio di Trifone Ragone e Teresa Costanza, la coppia freddata a Pordenone la sera del 17 marzo 2015. Nel nuovo appuntamento con la giustizia, l’unico imputato per l’uccisione dei due fidanzati, Giosuè Ruotolo, per la prima volta ha ammesso di essere stato lui il creatore del celeberrimo profilo social dal quale sarebbero partiti gli insulti e le minacce a Teresa e che rappresenterebbe anche il movente del duplice delitto. Ad approfondire il caso è stata la trasmissione di Rai 1, La vita in diretta, il cui inviato dal Tribunale di Udine dove in Corte d’Assise era in corso il processo, ha reso le ultime novità. Si è trattato di un vero e proprio interrogatorio fiume a Giosuè Ruotolo, nel quale l’imputato e presunto assassino di Trifone e Teresa ha tentato di chiarire diversi punti dell’intricato caso, a partire dal profilo Facebook “Anonimo anonimo”. Un’ammissione shock ma che racchiude anche un importante cambio di rotta, in quanto Ruotolo avrebbe tirato in ballo anche i due coinquilini Renna e Romano. Dalle menti di loro tre, a sua detta, sarebbe partita l’idea di creare il profilo social e le risposte da dare a Teresa. Giosuè, stando alla sua stessa ammissione, inviava i messaggi dal suo telefonino, mentre si trovava Caserma dove era in servizio e sempre qui, insieme agli altri due coinquilini, venivano ideati i temi e le risposte da dare alla fidanzata di Trifone. Ma perché lo avrebbe fatto? Dalle dichiarazioni dell’imputato rese al cospetto della Corte d’Assise sarebbero emersi due aspetti: da una parte il fatto che Trifone portasse in casa molte ragazze e che infastidivano, non tanto lui quanto i suoi coinquilini, e dall’altra problematiche legate alla gestione dei soldi ma che lo stesso Ruotolo avrebbe minimizzato. In realtà, tra le altre motivazioni avanzate dall’ex militare di Somma Vesuviana, anche quella per cui si sarebbe trattato di una sorta di “favore” reso a Teresa, nel volerla mettere in guardia dai presunti tradimenti da parte di Trifone. Aspetto, questo, che avrebbe dato anche molto fastidio alla madre dell’assicuratrice uccisa, la quale ai microfoni de La vita in diretta ha ribadito come le due vittime fossero molto innamorate: “Se voleva avvertire Teresa di questi tradimenti la chiamava e glielo diceva di persona invece di scrivere quelle cose bruttissime a mia figlia”. A prendere la parola è stata poi anche l’avvocato difensore della famiglia Costanza, che ha commentato la confessione dell’imputato: “Indubbiamente apre un fronte per noi molto favorevole e per lui sfavorevole. Con questo lui ha confermato anche il movente del delitto”. Durante l’udienza Giosuè Ruotolo è comunque apparso abbastanza sereno, con tono pacato, nonostante siano trapelate alcune piccole contraddizioni che lui avrebbe però cercato di arginare. Il vero cambio di rotta in atto, però, sarebbe stato dimostrato proprio dal fatto di voler scaricare definitivamente i coinquilini. Su di loro, infatti, il presunto assassino di Trifone e Teresa ha smentito il fatto che lo avessero visto la sera del delitto. Starebbe dunque cercando di spostare le responsabilità sui due giovani.