Oltre alle commemorazioni in tutta Italia e specie in Sicilia per la morte di Libero Grassi, sono tante le voci che si sollevano a denunciare ancora una volta uno situazione burocratica in pieno stallo, nonostante siano cambiate molte cose da quegli anni ’90 in cui morì l’imprenditore siciliano. Secondo Pippo Gennuso, parlamentare dell’Ars del Gruppo Grande Sud, lo Stato non fornisce una protazione sufficiente per i commercianti e gli imprenditori che decidono di fare i nomi ed i cognomi dei signori del racket. Una situazione che non è variata in modo consistente negli ultimi 20 anni e dove Gennuso mette in luce l’uso di “due pesi e due misure” per i diversi tipi di collaboratori di giustizia. Da una parte ci sarebbero i “finti paladini dell’Antimafia”, con auto di scorta, e dall’altro chi invece dice tutto al dettaglio e viene lasciato solo, “oppure gli viene dato come contentino, per metterli a tacere, la vigilanza video sorvegliata”. Per il parlamentare l’unica strada possibile è mettere in atto un cambiamento radicale ed offrire più garanzie ai cittadini che vogliono contrastare il pizzo, punto essenziale se si vuole debellare del tutto la piaga dell’estorsione dalla Sicilia. Se tutto ciò non accadrà, conclude Gennuso su Nuovo Sud, “saranno sempre meno coloro che si presenteranno nelle caserme dei Carabinieri, della Finanza o nelle Questure a denunciare gli uomini del pizzo”.
Importanti le commemorazioni che si stanno svolgendo in tutta Italia per il 25esimo anniversario della morte di Libero Grassi, l’imprenditore ucciso perché aveva sfidato la mafia. A Palermo in particolare, città in cui è morto, il Presidente di Addiopizzo Daniele Marrano ha parlato a lungo oggi di Libero Grassi e su quanto la sua storia possa insegnare agli altri commercianti ed imprenditori che si trovano in situazioni analoghe, a denunciare le ritorsioni subite. Soprattutto se la classe di chi governa rimane indifferente e se “dal basso di chi vive in questo Paese non vengono praticati comportamenti virtuosi”, riferisce a Radio Vaticana. Il silenzio con cui è passato il gesto eroico di Grassi non deve continuare quindi a lungo, anche se le cose rispetto ad allora sono cambiate secondo Addiopizzo. “Sono ormai centinaia le storie di operatori economico palermitani che hanno fatto questa scelta e che continuano a lavorare laddove hanno sempre visuto”, anche se bisogna sempre tenere in considerazione che ne esistono altrettanti che cedono alle richieste mafiose e collaborano solo se la Polizia li convoca. Anche lo Stato ha reso possibile coltivare questo tipo di terreno, senza dimenticare le associazioni che sostengono gli uomini d’affari che vogliono denunciare, anche per non farli rimanere in quell’isolamento in cui era fatto cadere Libero Grassi.
Sono passati 25 anni dalla morte di Libero Grassi, l’imprenditore siciliuano ucciso per essersi ribellato alla mafia. Mentre Rai Uno trasmette in prima tv il film a lui dedicato, le istituzioni e la gente comune hanno ricordato questo personaggio eccezionale attraverso i social. Tanti i tweet dedicati a lui e contrassegnati dall’hashtag #LiberoGrassi. Tra coloro che hanno voluto celebrare il suo nobile sacrificio anche il Presidente del Senato Pietro Grasso, da sempre impegnato contro le mafie. Su Twitter l’ex magistrato ha scritto: “Mi è mancato il sorriso di Pina alla commemorazione del marito #LiberoGrassi, che 25 anni fa disse no al pizzo”. Ad accompagnare il cinguettio una foto che ritrae il Prsidente del Senato durante una commemorazione organizzata per Libero Grassi proprio nel punto in cui fu assassinato quel 29 agosto 1991. Un’immagine toccante che in poche ore ha fatto il giro della rete: clicca qui per vederla.
In occasione della giornata del ricordo dedicata a Libero Grassi, anche la presidente della Camera Laura Boldrini ha espresso il suo ricordo nei confronti dell’imprenditore siciliano ucciso dalla mafia nel 1991. La Boldrini, come riportato dall’agenzia Ansa, ha condiviso su facebook le parole pubblicate da Grassi nel 1991 su un quotidiano: “Caro estortore, volevo avvertirti di risparmiare telefonate minacciose e spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, perché non siamo disponibili a dare contributi e abbiamo chiesto la protezione della polizia. Ho costruito questa fabbrica con le mie mani, lavoro da una vita e non intendo chiudere”. Laura Boldrini, nel suo lungo post, ricorda l’impegno di Grassi nella lotta di cosa nostra e la sua denuncia, che “incoraggiò la politica a curare la qualità del consenso per non avere una cattiva democrazia”. Le sue parole ricordano anche il sacrificio di Pina Maisano, moglie di Grassi, scomparsa pochi mesi fa dopo una vita passata a lottare.
Sono passati 25 anni dalla sua morte, ma il sacrificio di Libero Grassi non è stato mai dimenticato. Oggi, nel giorno dedicato alla sua memoria, sono molti gli esponenti del mondo politico che hanno lasciato un messaggio a ricordo della storia dell’imprenditore siciliano, che denunciò la sua situazione senza paura, arrivando anche nel salotto di Maurizio Costanzo. Nelle ultime ore, come riportato dall’Ansa, anche il senatore del Pd Giuseppe Lumia ha voluto ricordare la storia di Grassi, e lo ha fatto con queste parole: “Quella di Libero Grassi è una storia da non dimenticare. Un esempio ancora attuale. Così penso che possano sintetizzarsi il sacrificio fatto da Grassi e il significato, ancora odierno, che ha dato alla lotta del racket”. Il Senatore ha continuato poi con queste parole: “Sono passati 25 anni dalla sua morte, adesso sappiamo tutto del fenomeno estorsivo. Puntare al salto di qualità è possibile ed è il miglior modo di fare memoria e rilanciare l’impegno che questa luminosa testimonianza di vita ci indica”.
La giornata in ricordo di Libero Grassi ha risvegliato le coscienze di molti, soprattutto dei più giovani, che nelle ultime ore hanno potuto vivere nel ricordo di un uomo coraggioso, che ha sacrificato la propria vita per un ideale di giustizia. Seguendo le orme dell’imprenditore siciliano, ucciso 25 anni fa per mano di cosa nostra perché si era rifiutato di piegarsi al racket del pizzo, ma soprattutto perché non aveva avuto paura di denunciare quello che stava accadendo, oggi molti imprenditori nella sua situazione possono contare su una rete di sostegno molto ampia. Come spiega anche Alice, la figlia di Libero Grassi, “ci sono più mezzi, le associazioni antiracket e la possibilità di denunciare”. Alice Grassi, come riporta l’agenzia Ansa, racconta di come suo padre sia stato abbandonato da tutti dopo aver denunciato: “Mio padre era troppo avanti nel tempo in molte cose. Quando ha fatto la sua denuncia pubblica e televisiva era sicuro di avere consenso e invece è stato lasciato solo”.
Si è tenuto oggi, alle 7.45 in Via Alfieri a Palermo, il primo dei numerosi appuntamenti dedicati alla memoria di Libero Grassi, l’imprenditore siciliano assassinato esattamente 25 anni fa da cosa Nostra dopo essersi ribellato al racket del pizzo. Alla commemorazione in suo onore hanno preso parte anche alte autorità militari assieme a esponenti del mondo della politica fra i quali, come riporta l’agenzia Ansa, anche il presidente del Senato Pietro Grasso. Nella tarda mattinata, invece, la commemorazione si è spostata presso il giardino di piazza Caboto, che per l’occasione è stato intitolato alla memoria della vedova di Grassi, Pina Maisano, scomparsa lo scorso giugno all’età di 87 anni. La giornata dedicata alla commemorazione di Libero Grassi si chiuderà stasera, come già previsto, con la proiezione del docu-film “Io sono libero”, che verrà trasmesso contemporaneamente anche sulla prima rete Rai.
Questa mattina, alla commemorazione per Libero Grassi hanno presenziato anche un gruppo di commercianti bengalesi di via Maqueda. Quest’ultimi sono balzati agli onori delle cronache per essersi rifiutati di pagare il pizzo ai boss della mafia, denunciando immediatamente alle autorità competenti ciò che stava avvenendo. “Siamo qui perché Libero Grassi si era opposto al pizzo proprio come abbiamo fatto noi. Purtroppo Grassi è stato ucciso. Per noi è un esempio di vita”, queste le parole che Shain, uno dei commercianti bengalesi di via Maqueda, ha detto all’AdnKronos. La via era diventata tristemente nota per essere diventata teatro di estorsioni e ricatti ai danni della comunità bengalese che si era trasferita lì: dopo l’omicidio di Joussupha, un giovane ragazzo del Gambia avvenuta lo scorso anno proprio in via Maqueda, i commercianti hanno però deciso di denunciare ciò che stava avvenendo, portando così all’arresto di dieci persone. Continuando così a portare avanti con determinazione e coraggio la memoria di Libero Grassi, che vive in ogni atto di opposizione della città al cancro mafioso.
Oggi Palermo rivive, 25 anni dopo, il terribile delitto di Libero Grassi, l’imprenditore ucciso dalla mafia dopo essersi rifiutato di pagare il pizzo. Per l’occasione sono tanti gli appuntamenti nella città per ricordare l’imprenditore assassinato. Oltre alla commemorazione avvenuta in mattinata, la famiglia di Liberto Grassi insieme ad Addiopizzo hanno dato vita ad una serie di iniziative in suo ricordo. Tra gli appuntamenti in programma, quello previsto alle ore 21:00 nell’atrio della Biblioteca Comunale Casa Professa dove sarà proiettato in contemporanea con Rai 1 il docufilm Io sono Libero. Nella mattinata di oggi, AdnKronos ha sentito il Questore di Palermo, Guido Longo, presente anche lui alla commemorazione in via Alfieri. Lo stesso Questore ha rivelato: “Libero Grassi aveva rifiutato la scorta sotto casa, ricordo perfettamente che mi aveva detto ‘Non voglio nessuna scorta’. Insomma, era un uomo libero di nome e di fatto e purtroppo ha pagato questa voglia di libertà con la vita…”. Oggi, come spiega Longo, il clima a Palermo è fortunatamente cambiato anche grazie alla presenza sul territorio dell’associazionismo e degli stessi cittadini che denunciano.
Saranno numerose, oggi, le iniziative in tutta Italia per ricordare Libero Grassi, a 25 anni dalla sua morte avvenuta per mano della mafia. L’imprenditore fu ucciso in quanto considerato “reo” di aver denunciato tramite una lettere sul Giornale di Sicilia le richieste di pizzo che gli furono avanzate e per essersi rifiutato di scendere a compromessi con la mafia. Nonostante il suo coraggio, Libero fu lasciato da solo sia dai suoi colleghi ma soprattutto dalle istituzioni, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 29 agosto 1991, mentre si recava a piedi al lavoro. Come ricorda Il Giornale di Sicilia nella sua versione online, anche oggi, come ogni anno, Palermo, la città nella quale Libero Grassi fu freddato con quattro colpi di pistola, commemorerà l’imprenditore, a 25 anni dalla sua morte. Le celebrazioni avverranno in via Alfieri, alla presenza del sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando e del Presidente del Senato, Pietro Grasso.
25 anni fa Libero Grassi veniva ucciso dalla mafia per essersi ribellato al racket: proprio oggi, lunedì 29 agosto 2016, si ricorda la coraggiosa lotta dell’imprenditore contro l’estorsione e la mafia, un impegno che è arrivato a costargli la vita. La rottura di un silenzio che in breve tempo l’ha portato ad essere il principale bersaglio di Cosa Nostra. In omaggio a Libero Grassi, stasera Rai 1 trasmetterà Io sono Libero, docufiction che porta la firma di Francesco Micchichè e Giovanni Filippetto e che si concentra in particolare sugli ultimi mesi vissuti dall’imprenditore originario di Caserta, ma cresciuto a Palermo. Lo scorso 7 giugno, si è spenta anche la vedova di Libero Grassi, Pina Maisano Grassi. Dopo aver perso il coniuge, Pina Maisano Grassi ha portato avanti l’attività di famiglia nel campo del tessile e ha continuato il suo impegno antimafia. Come si legge sul Giornale di Sicilia, in occasione dei 25 anni dalla morte di Libero Grassi, oggi le verrà dedicata la villetta di piazza Caboto, a Mondello, con un’inaugurazione che prenderà il via a partire dalle 10.
A 25 anni dalla sua morte, Libero Grassi verrà ricordato oggi, 29 agosto 2016, in diverse piazze italiane come Piacenza con un video del brano che Eliana Cruz e Pierpaolo Palazzo hanno scritto in suo onore. Questa sera Rai 1 trasmetterà inoltre per la sua prima serata il film Io sono Libero, diretto da G. Filippetto e F. Micciché e con Adriano Chiaramida, Alessio Vassallo, Alessandra Costanzo e Stella Egitto. La pellicola si concentrerà sulla vicenda tragica dell’imprenditore siciliano, a partire dalla sua lotta contro la mafia che l’ha condotto fino alla morte, avvenuta nel ’91. Nato in una famiglia di antifascisti, Libero Grassi cresce con il senso civico di opposizione alla dittatura di Mussolini e con una forte avversione per qualsiasi tipo di costrizione da parte del potere corrotto. Dopo una vita trascorsa nell’impegno politico e diplomatico, assume a tutti gli effetti il comando della Sigma, la fabbrica di famiglia, dove ben presto entra in contatto con Cosa Nostra. La mafia pretende che Libero Grassi paghi il pizzo, come tutti gli altri esercenti e commercianti della Sicilia. Una richiesta a cui tuttavia il catanese, cresciuto e vissuto poi a Palermo, non intende sottostare. Il racket opprime ormai da molti anni le famiglie dell’isola, ma regna la paura da parte delle persone di denunciare l’estorsione. Non è così per Grassi che decide di opporsi alla mafia in grande stile e di non nascondersi, preferendo fare una denuncia pubblica tramite una lettera pubblica sul Giornale di Sicilia. E’ quest’azione che porta l’imprenditore a calare sulla propria testa la ghigliottina mafiosa. La risposta del clan Madonia, al potere in quegli anni, non tarda ad arrivare e Libero Grassi viene brutalmente ucciso il 29 agosto del 1991. Del suo assassinio vennero condannati 7 anni più tardi Salvatore Madonia e Marco Favaloro come esecutori materiali, mentre Pietro Arglieri, Bernardo Provenzano, Totò Riina ed altri boss mafiosi vennero condannati nel 2004 come mandanti.
Nel 2017 la storia di Libero Grassi verrà raccontata invece in uno dei quattro episodi della fiction di Canale 5 “Liberi sognatori. Le idee non si spezzano mai“, dove il suo personaggio verrà interpretato dall’attore Giorgio Tirabassi. Il 10 gennaio dell’anno della sua morte, l’imprenditore pubblica la sua lettera-denuncia sul quotidiano siciliano, ripresa in seguito da televisioni ed altri giornali. E’ l’inizio della lotta ufficiale contro il racket della mafia e che costringe Grassi a chiedere alle autorità di proteggerlo. Venuto allo scoperto, il siciliano viene lasciato solo dalle organizzazioni imprenditoriali, dopo un iniziale supporto durato tuttavia troppo poco ed anche in seguito al suo omicidio, è il silenzio ancora una volta a dominare. In occasione del decimo anniversario della sua morte, la parola viene lasciata alla vedova Pina Maisano, sempre tramite lettera e sempre allo stesso Giornale di Sicilia. Una lunga testimonianza in cui la donna racconta gli ultimi otto mesi di vita del marito, attraverso la lotta e la paura di quei giorni, ma anche mettendo l’accento sul coraggio e sulla determinazione con cui Libero Grassi non indietreggiò di un solo passo, nemmeno quando le minacce si fecero più insistenti. Il suo lascito è tutto racchiuso lì, in quella lettera in cui Libero Grassi scrisse con forza la propria decisione di non soccombere alle richieste ed alle pressioni, oltre al recapito di proiettili e bombe. “Se paghiamo i 50 milioni“, scrisse, “torneranno poi alla carica chiedendoci altri soldi, una retta mensile. Saremo destinati a chiudere bottega in poco tempo. Per questo abbiamo detto no al ‘Geometra Ansalone’ e diremo no a tutti quelli come lui“. Nello stesso anno della sua morte, l’imprenditore venne insignito della medaglia al valore, “splendido esempio di integrità morale e di elette virtù etiche, spinte sino all’estremo sacrificio”.