Grillini: folla e follia. E’ solo un’assonanza? No, c’è di più. Prendiamo il fatto e tiriamo giù qualche considerazione. Allora, a Gavinana – borgo medievale in provincia di Pistoia – c’è una candidata sindaco ora al ballottaggio, la signora Miriam Amato, anni 38, Cinquestelle. Come per tutti i partiti – tutti: anche “loro”, i grillini –, ci sono le pattuglie dei deputati a sostenere la candidata e in questo caso ne abbiamo quattro in ballo. Grillini invitati a cenare con loro a base di sobria pizza: ma quanti? Venti, non di più. Si scatena il cosiddetto meetup in Rete, perché la tribù – come spiega Seth Godin, pacato asceta dell’organizzazione reticolare online – si muove così e spesso sbraita e non usa la ragione; questa sì sarebbe la vera rivoluzione, oggi, la ragionevolezza –, ma la fa sempre fuori dal vasino e poi, al prodotto di questo gesto che nulla ha di futuristico ma che purtroppo anche in futuro temo dovremo ancora sorbirci, affibbia il nome magico: Democrazia.
E qui mi viene sempre in mente Giorgione Gaber e la sua fantastica e attuale più che mai canzone Democrazia, ma lasciamo stare e torniamo al rigore dei fatti. Dunque, questi “democratici” grillini, usando la testa come il martello che picchia sull’unico chiodo, trasformano la testa appunto in un martello e dunque martellano fino allo sfinimento, perché… eh sì, perché a mangiare in pizzeria con gli onorevoli – ma non erano “loro”, gli anti-casta? – ci devono andare tutti, come minimo, magari invitando anche parentado per due o tre generazioni; che diamine, qui ci giochiamo l’Italia, dove? Ma sì, proprio qui a Gavinana – e poi qualcuno si lamenta che non c’è più gente che pensi al territorio: e questi simpatici cittadini, che fanno? E’ così chiaro, no?
Sì, infatti, è tutto chiaro come il sole, ormai: solo un nuovo io può giudicare in maniera nuova la realtà. Non l’anti-educazione alla realtà, che distrugge l’io e lo sostituisce – come hanno fatto tutti i totalitarismi del secolo precedente, in grande spolvero, ma trattasi di caratteristica universale di questo genere di fenomeni collettivistici – con qualcosa che si chiama ora “tribù”, ora “Rete”, oppure “Democrazia” ma con un unico metodo ed un’unica risposta, che non parte dalla realtà; ovvero: se a Gavinana c’è un sindaco e Gavinana è un buco, con tutto il rispetto, e in piazza c’è tanta gente, con quattro deputati, in pizzeria non ci stanno 2mila persone o quattrocento e dunque la partita non è quella, peraltro contraddittoria (vista che siete tutti in Rete, allora rimaneteci, si potrebbe aggiungere) della bruta e brutale volizione dell’ego, cresciuto a pane e sfogatoio.
O c’è l’io o c’è “altro” e questo “altro” è il portato di un Ego collettivo che se ne infischia della realtà e, per stare in piedi, inzuppa i panni che veste con le “regole”: tutto deve essere regolato, protetto, perfetto e ad uso e consumo di chi pretende che sia così. Un sistema che costringe gli uomini ad essere buoni, per dirla con Eliot e, dunque, alla fine, un collettivismo totalitario o una “democrazia totalitaria” (Jacob Talmon).
Tutti i nodi vengono al pettine: se educhi l’io, l’uomo, alla libertà, allora lo trovi adeguato a ciò che la realtà gli pone innanzi – vedi la pizza con i deputati, lo spazio, i limiti; se, invece, fai di tutto per dilatare falsamente e prometeicamente il respiro di una pseudo libertà, basata sui pruriti di un ego già cresciuto a dismisura tra videogiochi, sofisticati apparati sensoriali e altre trappole che svuotano l’impatto immediato con la realtà, alla fine purtroppo ci riesci e pianifichi ciò che hanno visto i cittadini di Gavinana in piazza Bartali: lo sfogatoio e le “pizzarie”, le primarie per la pizza.
Solo che le primarie, di solito, non le propongono mai i primi, cioè quelli che, in un altro ordine di cose, storico e culturale, venivano giustamente considerati i migliori e dunque i più meritevoli, ma coloro che hanno da sempre reso facile la critica della democrazia ai pensatori elitari, da Platone a Nietzsche: la folla. Una massa di ego senza controllo e retto uso della libertà. I prossimi elettori dei dittatori, in soldoni. Anzi, già in buon allenamento, da questo punto di vista.
E, in questo vuoto ricolmo di violenza, a nessuno è ancora venuto in mente di mettere a tema cosa sia accaduto in Italia tra il 1991 e il 1993, con quel golpe mediatico-giudiziario che ha aperto la strada, con il rigoroso lavoro del tempo, alle “pizzarie” con sfogo di massa, in quel di Gavinana.