Nel lungo discorso sullo Stato dell’Unione, il primo da quando è presidente, Donald Trump ha voluto dedicare una parte ai grandi conflitti internazionali. E gli attacchi sono partiti, in serie, contro Corea del Nord, Russia, Cina, Iran: insomma, una terza guerra mondiale a pezzi che Papa Francesco non ha poi visto così “lontano” quanto già nel 2015 ne parlava. «Quello di Kim Jong-un è un regime depravato e ha una natura nefasta che dobbiamo combattere»; in un secondo passaggio, avvertendo Onu e alleati, il presidente americano ha rilanciato contro Pyongyang, «Non possiamo permettere che ci siano complicità e concessioni verso un regime depravato che vuole distruggere gli Stati Uniti. Basta guardare al “carattere depravato” del leader nordcoreano per capire la natura della minaccia nucleare per gli Usa e i suoi alleati, mettendo in guardia contro la compiacenza e le concessioni. Non farò gli errori delle precedenti amministrazioni». Qualche “frecciatina” assai pesante è stata tirata anche ai rivali di Cina e Russia, in particolare sugli arsenali nucleari: «Mosca e Pechino stanno minacciando ora la nostra economia, i nostri interessi e i nostri valori. Per questo dobbiamo rendere più forti le nostre Forze armate per dissuadere chiunque da qualsiasi aggressione contro l’America». (agg. di Niccolò Magnani)
KIM A CORTO DI RISORSE?
C’è sempre apprensione attorno alle mosse di Kim Jong Un, e proprio nella giornata di martedì fonti dell’intelligence americana hanno parlato di una Corea del Nord potenzialmente pronta a colpire gli Stati Uniti con un attacco nucleare. Notizie però che stridono con quanto trapela dalle fonti dell’informazione indipendente asiatica, come quella di “Radio Free Asia” che con un suo reportage ha dipinto il leader nordcoreano alla prese con una crisi economica molto importante, praticamente a un passo dall’esaurire le risorse a disposizione dopo tanti test dispendiosi e la necessità di tenere testa, anche mediaticamente e militarmente, alla forza dimostrata da Donald Trump nel fronteggiarlo, scegliendo modi molto meno diplomatici rispetto a quelli dei suoi predecessori alla Casa Bianca.
TROPPI TEST BALISTICI ALLA BASE DELLA CRISI
Alla base della crisi economica della tesoreria di Kim Jong Un, proprio i ripetuti test balistici che sono stati considerati dalla comunità internazionale una vera e propria prova muscolare nei confronti di Trump e delle sue minacce. Gli Usa hanno sempre ritenuto intollerabile che la Corea del Nord possa contare su un arsenale nucleare, ma Kim è andato dritto sulla sua strada. Ora i nodi starebbero venendo al pettine non dal punto di vista militare, ma da quello economico: il che creerebbe un problema non indifferente al regime di Pyongyang, che mira innanzitutto a fare bella figura durante gli incontri diplomatici organizzati in occasione delle Olimpiadi Invernali a Pyeongchang, in Corea del Sud. Un appuntamento in cui la Corea del Nord e Kim Jong Un non vorrebbero certo evidenziare debolezze, ma secondo Washington le voci di una crisi finanziaria per Kim sarebbero decisamente attendibili.