Chissà se Madre Teresa, che aveva fatto della povertà il cuore della sua vocazione missionaria sarebbe stata d’accordo. La decisione infatti lascia molto perplessi, nonostante i tentativi di spiegarla come una difesa dall’abuso della reputazione della santa a scopi commerciali. Si sa che ogni santuario del mondo viene sfruttato in questo modo, con la vendita di cianfrusaglia da parte di commercianti senza scrupoli, ma far diventare il sari di cotone bianco azzurro indossato dalla Santa e da tutte le suo suorine, un marchio registrato di esclusiva proprietà intellettuale dei Missionari di Carità assomiglia di più a una mossa di Valentino o Armani.
E’ infatti il primo caso di registrazione per un abito religioso al mondo, manco le vesti del papa lo sono. Tra l’altro non è neanche corretto dichiararlo proprietà intellettuale, cioè inventato, di qualcuno, in quanto Madre Teresa comprò quel velo particolare in un mercatino di Calcutta la sera che le fu concesso il permesso di iniziare a lavorare nelle baraccopoli, dunque era stato inventato da qualche povera donna indiana. Anche se i colori vengono spiegati in modo originale: il bianco rappresenta la purezza, le strisce blu i colori della Madonna e il fatto che siano tre strisce rappresentano i tre voti di povertà, castità e obbedienza. L’avvocato dell’ordine che ha seguito il procedimento ha detto che il caso era iniziato nel 2013, ma siccome le suore non amano la pubblicità era stato tenuto nascosto.