Il 27 luglio la Chiesa cattolica ricorda la memoria dei Santi Sette Dormienti di Efeso. La vicenda dei Santi Dormienti è stata raccontata dapprima da Gregorio di Tours e quindi è stata descritta con dovizia di particolari da Jacopo da Varazze nella celebre opera Leggenda Aurea. Secondo il suo racconto, il martirio dei Sette ha avuto luogo a Efeso nel 250 d.C., sotto il regno dell’imperatore Decio, che si era recato appositamente nella città greca per sovrintendere alla costruzione di alcuni templi dedicati agli dei e, nello stesso tempo, estirpare l’idealogia cristiana che stava attirando un numero di seguaci sempre crescente. Quello fu un periodo davvero triste per gli efesini che, terrorizzati dalla crudele persecuzione, giunsero a denunciare persino amici e familiari. Fu proprio allora che vennero convocati al tribunale cittadino anche i sette giovani, i cui nomi erano Giovanni, Serapione, Costantino, Malco, Marciano, Massimiano e Dionisio. I sette giovani non ebbero difficoltà a dichiararsi cristiani e a rifiutarsi di sacrificare agli dei. L’imperatore, che doveva allontanarsi temporaneamente dalla città, decise di lasciarli andare liberi per dar loro modo di ravvedersi, la sua intenzione era di convocarli nuovamente al suo ritorno. I giovani, decisi a non rinnegare la loro fede, si nascosero in una grotta nei pressi della città e, per approvvigionarsi di cibo, uno di loro scendeva periodicamente a Efeso travestito da mendicante. Al suo ritorno, Decio venne a conoscenza del nascondiglio dei giovani e ordinò che venisse costruito un muro per ostruire l’uscita dalla caverna. Murati vivi, i sette si prepararono a morire pregando e poi addormentandosi serenamente. Risvegliati dal rumore di martelli e scalpelli, scoprirono che alcuni muratori stavano abbattendo il muro per costruire un ovile all’interno della caverna. Convinti che fosse trascorsa una sola notte da quando si erano addormentati, mandarono Malco in città, travestito da mendicante, per acquistare un po’ di pane. Una volta raggiunte le porte di Efeso, Malco fu sorpreso di notare davanti ad esse delle croci, il simbolo cristiano per eccellenza e si chiese cosa fosse successo perché in una sola notte tutto fosse cambiato così. Non osò chiedere nulla a nessuno, ma quando pagò il pane con le sue monete, il venditore rimase strabiliato e chiamò anche gli altri commercianti. Tutti erano stupiti dalle monete utilizzate da Malco, monete con l’effigie di Decio, un antico imperatore vissuto secoli prima e pensarono che il giovane fosse un ladro che avesse scoperto un antico tesoro. Malco fu messo in catene e portato nelle prigioni della città. Il giovane guardava tra la folla se vi potesse scorgere qualche volto conosciuto, ma tutti gli apparivano degli estranei, quando poi venne tradotto davanti al vescovo San Martino e al proconsole Antipatro, Malco era convinto di dover apparire al cospetto di Decio. Quando gli venne chiesto come si fosse procurato quel denaro egli raccontò che si trattava di una somma donatagli dai suoi genitori, ma né il vescovo né il proconsole gli credettero. Allora egli li pregò di recarsi con lui presso la grotta del monte Celion, dove si trovavano gli altri suoi compagni che, come lui, si erano addormentati la sera precedente sotto il regno di Decio, mentre ora si affermava che quel regno risaliva a due secoli prima. Una volta giunti alle grotte, il vescovo e il proconsole accertarono che i sette giovani erano realmente stati murati all’interno della caverna duecento anni prima e che ora erano risorti. San Martino provvide a convocare l’imperatore Teodosio II perché fosse testimone lui stesso del grande prodigio che si era compiuto e i giovani gli confermarono di essere risorti proprio per provare la verità della resurrezione di Gesù. Teodosio desiderava che i corpi dei santi fossero posti in sepolcri d’oro, ma uno di loro, Massimiano chiese che potessero riposare nuovamente nella caverna che li aveva ospitati. I sette giovani morirono al tramonto e l’imperatore ordinò allora che la loro caverna venisse ricoperta di pietre dorate. Secondo il racconto di Jacopo di Varazze, sopra la caverna venne in seguito edificata una chiesa e scavi archeologici hanno ritrovato a Efeso un edificio di culto paleocristiano che ospitava proprio un gran numero di tombe, le cui iscrizioni facevano riferimento alla vicenda dei sette giovani dormienti.