Per le botte ricevute e per le fratture evidenziate, i medici hanno stilato una prognosi di 30 giorni per Paolo Signifredi, impedendoli a quel punto di partecipare alla sentenza definitiva del processo in cui è testimone pentito e collaboratore di giustizia: la sentenza doveva tenersi ieri pomeriggio ma è stata rinviata proprio per il pestaggio (avvenuto il 18 aprile scorso ma emerso ieri in aula, ndr). La speranza dei malavitosi è quella, evidentemente, di far ritirare ogni accusa e collaborazione del commercialista di Baganzola di Parma, ritenuto negli anni precedenti vicino al boss della ‘ndrangheta Nicolino Grande Aracri: le minacce riferite dall’avvocato di Signifredi sono gravissime e mirano proprio all’ostacolare il processo che vede, tra gli altri imputati, anche Massimo Ciancimino (figlio di Vito, ex sindaco di Palermo) per una frode fiscale da 130 milioni di euro, riporta La Gazzetta di Parma. «Il mio assistito non ha riconosciuto i suoi aggressori, ora ho chiesto che nella prossima udienza possa rendere dichiarazioni spontanee, questa volta in videoconferenza, per raccontare ciò che gli è accaduto», ha spiegato l’avvocato Pergolari. (agg. di Niccolò Magnani)
MASSACRATO IL PENTITO DI ‘NDRANGHETA
Colpisce ancora la ‘Nrangheta, la nota mafia calabrese, questa volta, ai danni di un pentito. Come riferito dai principali organi di informazione, a cominciare da La Repubblica, Paolo Signifredi, professionista parmigiano, è stato massacrato di botte da alcuni malavitosi, affinché lo stesso venisse convinto a ritrattare la propria versione. La cosa che più fa discutere è il fatto che lo stesso pentito fosse nascosto in un’abitazione segreta, sotto il sistema di protezione, ma la ‘Ndrangheta è evidentemente riuscita a scoprire la sua residenza, aspettandolo sotto casa. L’uomo è stato picchiato selvaggiamente, riportando gravi lesioni, ma fortunatamente non è in pericolo di vita.
ERA IL COMMERCIALISTA DELLA COSCA DEI GRANDI ARACRI
Signifredi, 53enne di Baganzola, era il commercialista della cosca dei Grandi Aracri (condannato in appello a 4 anni), e il pestaggio è avvenuto nella giornata dello scorso 18 aprile, anche se la notizia è emersa solo in queste ore, visto che lo stesso è risultato assente ad alcune udienze a cui avrebbe dovuto testimoniare proprio contro le cosche mafiose. Pensava di essere al sicuro dallo scorso 2015, da quando venne appunto nascosto dallo stato in un’abitazione segreta, ma così non era: tre uomini hanno scovato l’ubicazione della sua casa, e approfittando di un momento in cui era senza scorta, lo hanno massacrato di botte, con la minaccia finale: «Quando ti riprendi, rettifica tutte le dichiarazioni che hai fatto».