E’ stato spento ieri sera per solidarietà alle 43 vittime dell’attentato all’aeroporto di Istanbul l’Empire State Building. Si tratta di un grattacielo in stile art déco della città di New York, situato nel quartiere Midtown del distretto di Manhattan, all’angolo tra la Fifth Avenue e la West 34th Street: un’icona della città. Gli amministratori dell’edificio, come riferisce l’agenzia di stampa Agi, hanno deciso di manifestare la vicinanza ai familiari delle persone uccise dai kamikaze allo scalo internazionale Ataturk della città turca: invece di illuminare di luci multicolori il grattacielo, è stato spento totalmente. Già in altre tre occasioni l’Empire State Building era stato spento per rendere onore alle vittime del terrorismo: per le stragi di Parigi nel novembre 2015; per quelle a Bruxelles lo scorso marzo e per la sparatoria nella discoteca gay di Orlando a inizio giugno.
La minaccia del terrorismo resta altissima: dopo l’attentato ad Istanbul che ha provocato l’attacco terroristico tra i più cruenti di questo 2016 nello stato della Mezzaluna, l’intera Europa e ora anche agli Stati Uniti sono sotto scacco per possibili altri attacchi terroristici di matrice fondamentalista islamica. Dopo l’attentato di Istanbul sono state rafforzate le misure di sicurezza negli Stati Uniti: il 4 luglio infatti è la festa nazionale americana, l’Indipendence Day, e il rischio attentati purtroppo è di nuovo all’ordine del giorno. L’annuncio è stato dato dal segretario della sicurezza nazionale, Jeh Johnson, il quale ha sottolineato come l’attentato in Turchia sembra porti la firma dell’Isis. Intanto sono sempre già confermate le identità dei tre kamikaze che si sono fatti esplodere, venivano tutti dall’Asia centrale, con legami molto probabili con le milizie dello Stato Islamico.
Dopo l’attacco terroristico dello scorso 28 giugno a Istanbul, nell’aeroporto Ataturk, proseguono le indagini dell’anti terrorismo. Gli inquirenti dovranno fare luce ancora su molti aspetti poco chiari, sebbene siano giunte le prime informazioni in merito ai tre attentatori che si sono fatti esplodere dopo aver aperto il fuoco presso lo scalo. A darne notizia è l’agenzia Euronews che rivela come i tre kamikaze provenissero da Kirghizistan, Uzbekistan e Russia (Daghestan). Online sono già in circolazione i video delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto e che immortalano i momenti in cui gli attentatori aprono il fuoco prima di farsi saltare in aria. Intanto, gli investigatori sarebbero entrati in possesso dei loro passaporti, ritrovati in una abitazione che veniva utilizzata dai tre come base operativa nel quartiere storico di Fatih. Sull’attacco terroristico che ha provocato 43 vittime, le autorità di Ankara sarebbero concordi nell’attribuire la colpa all’Isis, sebbene al momento non sia giunta alcuna rivendicazione.
Scambio a distanza Turchia-Unione Europea dopo l’attentato orribile a Istanbul: un attacco terroristico che continua a vedere alzarsi il numero delle vittime, ora 43, e un numero imprecisato di feriti che non migliora di condizioni. Ma ora la scena internazionale assume una polemica tra lo stato amministrato da Erdogan e la Commissione Europea: «L’Unione Europea deve impegnarsi a condannare il terrore in tutte le sue forme, dall’Isis al Pkk, e la legge anti-terrorismo non va modificata», racconta il ministro degli Esteri Cavusoglu dopo l’attentato a Istanbul. Replica da Bruxelles immediata: i cambiamenti proteggerebbero giornalisti e politici. Ma la controreplica del ministro di Erdogan va a toccare un punto scoperto, «il terrorismo non fa distinzione e anche noi dobbiamo combattere tutti i terroristi». L’impressione è che il discorso non finirà qui.
Sono stati identificati i tre kamikaze che hanno agito ad Istanbul nell’attacco terroristico in aeroporto: dopo le prime indiscrezioni uscite dalle agenzie turche che parlavano di ceceni, russi e del Tagikistan, ora filtra una novità dall’agenzia Dogan. I tre kamikaze sono tutti di origine Asia centrale, ma provengono dall’Uzbekistan, Kirghizistan e Daghestan: l’informazione questa volta è tratta direttamente dai loro passaporti, ritrovati nell’abitazione affidata per la base operative dell’attentato. I blitz di queste ore hanno scoperto i vari materiali lasciati incustoditi e appunto i passaporti che confermerebbe la provenienza dall’Asia Centrale, avvicinando l’ipotesi Isis e allontanando forse definitivamente la possibile matrice curda. Intanto sono saliti a 43 morti, i conto delle vittime dell’attentato purtroppo sale ancora: ci sarebbero anche 19 stranieri, come riferisce pochi minuti fa il ministro dell’interno turco, Efkan Ala, parlando al Parlamento turco.
Una doppia faccia: la Turchia, dopo gli attentati ad Istanbul e il terribile attacco terroristico che ha colpito l’aeroporto internazionale, sta cercando di muoversi a doppia velocità. Da un lato, di facciata, è tutto sereno e tranquillo con le dichiarazioni dei politici che si riducono al lumicino per provare ad infondere nuova sicurezza in un Paese colpito altre sette volte quest’anno dal terrorismo o curdo o islamico o di altrui natura. Dall’altro però la caccia serrata dei servizi segreti turchi, coadiuvati da Cia e Interpol, che hanno sortito qualche effetto: ci sono tre stranieri tra i 13 arresti compiuti questa mattina nella città turca, tutti sospettati di essere militanti isis a Istanbul. Sono diversi i blitz che anche la polizia sta compiendo per cercare di fermare tutti i possibili sospettati e complici del comando che ha ucciso tragicamente 42 persone: lo stato di Erdogan ha anche annunciato, tramite l’agenzia statale Anadolu, di aver ucciso due presunti membri dell’Isis siriani sabato scorso, mentre cercavano di attraversare il confine con la Siria.
Sono state arrestate 13 persone dopo l’attentato all’aeroporto di Istanbul dello scorso martedì sera. Secondo quanto si legge su Repubblica, le autorità turche hanno attribuito l’azione terroristica allo Stato Islamico e seguendo questa pista sono state effettuate perquisizioni in alcuni quartieri periferici di Istanbul, Pendik, Basaksehir e Sultanbeyli, aree ritenute covo di jihadisti in passato. E una fonte ufficiale della polizia turca fa sapere, come riporta l’agenzia Reuters, che gli agenti hanno condotto 16 operazioni e hanno arrestato 13 persone, di cui tre straniere, in relazione con l’attentato all’aeroporto di Istanbul. La polizia turca, secondo quanto scrive l’agenzia di stampa Anadolu, ha condotto una serie di raid anche a Smirne, arrestando 9 sospetti militanti in tre quartieri della città sulla costa dell’Egeo.
Dopo l’attentato terribile a Istanbul, costato la vita a 42 persone, la polizia turca sta cercando di risalire all’identità dei kamikaze che hanno devastato lo scalo internazionale Ataturk ormai due giorni fa: secondo quanto riportato da un giornale turco, il Milliyet, si tratterebbero di cittadini del Tagikistan, tutti e tre i kamikaze che hanno assaltato e si sono fatti esplodere all’interno dell’aeroporto. Nello stesso tempo però non tutte le idee sembrano chiarissime, visto che un altro giornale noto in Turchia, l’Haberturk, cita invece che sarebbero due turchi e un ceceno i responsabili della strage di Istanbul. Non aiuta il fatto che sotto forte pressione di Erdogan, in Turchia vige un sorta di silenzio stampa congiunto con pochi casi di ribellione dove invece vengono pubblicate le novità sull’attentato di possibile matrice Isis. Esattamente come sta avvenendo all’aeroporto, dove non ci sono più segni dell’attacco e neanche qualche candela per le tante vittime, così avviene per la stampa: l’intenzione è quella, nel massimo momento di turismo in Turchia essendo estate, di fare vedere un Paese in cui tutto funziona e la sicurezza è al riparo. Ma purtroppo tutti sanno che non è così.
E’ di 42 morti e 239 feriti l’ultimo bilancio dell’attentato all’aeroporto di Istanbul, come riportato da Tgcom24, che riferisce anche che secondo fonti consolari non ci sono italiani coinvolti. L’attentato terroristico è avvenuto lo scorso martedì sera intorno alle 22 allo scalo internazionale Ataturk: un commando di sette persone è entrato in azione sparando sulla folla e poi tre kamikaze si sono fatti esplodere. Come si legge sempre su Tgcom24, “secondo l’ufficio del governatore di Istanbul, Vasip Sahin, tra le vittime si contano 13 stranieri: 5, di cui almeno tre con anche la cittadinanza turca, sauditi, 2 iracheni, 1 tunisino, 1 uzbeko, 1 cinese, 1 iraniano, 1 ucraino, 1 giordano e una donna palestinese. Dei 239 feriti accertati, 109 sono già stati dimessi dagli ospedali”.
L’attacco di Istanbul sconvolge ancora l’Europa e il mondo intero per le possibili origini ormai quasi certe della strage all’aeroporto internazionale Ataturk: ci potrebbero essere i chiari segni dell’Isis nel terribile attentato in cui hanno perso la vita 42 persone e feriti circa 250. Ha parlato in serata ieri il direttore della Cia, John Brennan e dall’America ha avvertito sia il suo Paese e sia il mondo intero che potrebbero esserci altri attentati simili a quelli visti allo scalo turco. «Mi sorprenderebbe che Daesh non provasse a portare a termine questo tipo di attentati negli Usa». Secondo il capo dei servizi segreti americani, non ci sono molti dubbi sulla provenienza dell’attacco terroristico: «i metodi utilizzati nell’attentato di ieri, kamikaze con giubbotti esplosivi ganno pensare allo Stato Islamico piuttosto che a gruppi nazionalisti curdi. È stato un attacco suicida che in generale risponde alla tecnica dell’Isis più di tutte», ha concluso Brennan alla Reuters, come riporta il sito dell’Ansa.
A distanza di dodici ore dal terribile attentato che ha colpito l’aeroporto di Ataturk a Istanbul, il tentativo di riportare tutto alla normalità in tempi record sembra essere riuscito. Lo scalo è tornato operativo, a dimostrazione che la paura non ha immobilizzato il Paese. Sale intanto il numero delle vittime dopo l’attacco di uomini armati di pistole e kalashnikov che hanno fatto irruzione in aeroporto nella serata di martedì scorso. Secondo quanto riportato da Repubblica.it, il bilancio sarebbe di almeno 41 morti e quasi 240 feriti (di cui poco più di cento sarebbero già stati dimessi dagli ospedali). Tra coloro che sono rimasti colpiti, oltre a poliziotti e personale aeroportuale anche molto viaggiatori. Tra le vittime finora confermate, 23 sarebbero di nazionalità turca, mentre le restanti sarebbero straniere (fortunatamente non ci sarebbe alcun italiano). Nel bilancio dei morti e che potrebbe comportare un numero ancora più alto nelle prossime ore, non sarebbero stati inclusi i tre kamikaze che si sono fatti esplodere. Già identificati, si tratterebbe di un cittadino turco e due di diversa nazionalità, i quali, secondo una ricostruzione del primo ministro Binali Yildirimi, si sarebbero fatti esplodere dopo aver aperto il fuoco. Sempre secondo Repubblica.it, un giornalista avrebbe fatto una rivelazione shock asserendo che i servizi segreti di Ankara sapessero già da venti giorni il rischio di attentato a Istanbul. Come riporta TgCom24 in merito, le autorità competenti avevano ricevuto una lettera che avvisava dell’imminente minaccia con possibili azioni terroristiche dell’Isis a Istanbul e tra gli obiettivi figurava proprio l’aeroporto di Ataturk. Sebbene non sia stato al momento rivendicato, l’attentato sembra essere proprio opera dell’Isis. Ne sarebbe certo il premier turco Yildirim, per il quale tutto lascerebbe pensare ad un’azione dello Stato Islamico poiché arriverebbe in concomitanza con la lotta vittoriosa della Turchia contro il terrorismo.