Le Ong le conosce bene poiché da un anno e mezzo studia nel dettaglio il loro operato, documentandosi anche grazie alle sue fonti verificate e neutre. Nonostante questo, Francesca Totolo, autrice della bufala su Josefa e il suo smalto, in una intervista a Il Primato Nazionale per il quale collabora ha spiegato, proprio parlando delle Ong: “Non ho mai scritto o pubblicato qualcosa di non verificato, ho soltanto messo in ordine i pezzi. Mostrando l’incoerenza dei salvataggi, che avvengono praticamente sulle spiagge libiche”. Francesca ha spiegato di essersi impegnata al fine di poter documentare da vicino ciò che accade realmente, ma di non essere mai riuscita a farlo: “Ho chiesto a tutte le otto Ong che operano nel Mediterraneo di salire a bordo, di accreditarmi per documentare le loro attività. Per verificare di persona. Ma non ci sono mai riuscita”. Il fatto che a sua detta proprio le Ong per prime non documentino tutto in tempo reale potrebbero avere qualcosa da nascondere: “Direi che è presumibile che sia così. Anche perché ci sono Ong che sono sempre visibili, perché hanno il transponder acceso e sono quindi tracciabili su MarineTraffic […] Questo invece non succede mai con Open Arms”, ha aggiunto, avanzando accuse certamente pesanti su quanto sarebbe avvenuto il 17 luglio scorso: “sono “scomparsi” per poi riapparire sul luogo dove avrebbero rinvenuto il relitto del gommone di Josefa. Da cui tutta la campagna diffamatoria contro Italia e Libia”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
BANNATA ANCHE DA FACEBOOK
Francesca Totolo si definisce una ricercatrice indipendente e, pur non essendo iscritta all’Albo dei Giornalisti, è considerata tra i massimi esperti del traffico di esseri umani e delle attività delle Ong, che critica aspramente. In una intervista alla testata per la quale collabora, la donna autrice della bufala sullo smalto di Josefa ha attaccato senza mezzi termini l’operato delle Ong e dei media tanto da ammettere: “Spesso gli articoli pubblicati sono vere e proprie trascrizioni dei comunicati delle Ong. Perché le Ong salvano vite. Invece è proprio il contrario”. Alla richiesta di maggiori delucidazioni ha aggiunto: “Con le operazioni delle Ong il numero delle morti in mare è aumentato. Sia in valori assoluti che rispetto alle partenze. Questo significa che il pull factor delle Ong sui migranti, che li ha spinti ancora di più a partire, ha fatto impennare i naufragi e quindi le morti in mare”. Poi ammette di essere stata bannata anche da Facebook proprio per un post su Josefa per bullismo e intimidazione. Nonostante questo, è pianamente orgogliosa di lavorare per il Primato Nazionale, “il primo giornale che mi ha dato la possibilità di scrivere tutto quello che scopro e che voglio che si sappia, senza toccare una virgola”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
CHI È L’AUTRICE DELLA BUFALA SU JOSEFA
Lo smalto di Josefa, la donna camerunense tratta in salvo dopo aver trascorso due giorni in mare, a 80 miglia dalla costa libica, ha scatenato un vero e proprio dibattito al punto da portare qualcuno ad insinuare il dubbio che quel naufragio non sia mai avvenuto e soprattutto che quella attorno alla stessa Josefa sia stata una mera “fake news”. Tra coloro che hanno instillato il sospetto via social c’è anche Francesca Totolo, 41enne, che con il suo tweet ha scatenato un ampio dibattito con centinaia di condivisioni e commenti. In una recente intervista rilasciata al quotidiano La Stampa ha spiegato intanto di collaborare con Il Primato Nazionale, testata online legata a CasaPound ed all’estrema destra italiana. L’arcano legato allo smalto rosso sulle unghie di Josefa sarebbe stato svelato dalla stessa Ong e da una giornalista che era a bordo al momento del suo salvataggio e che hanno chiarito come quella sia stata una mera “coccola” alla donna ampiamente provata ed ancora sotto choc. “Io ho visto il servizio al Tg5, da cui ho preso lo screenshot delle unghie di Josefa con lo smalto. Ma nel primo tweet non ho mai detto quello che poi mi hanno contestato, parlavo di due ipotesi: o lo smalto lo aveva già o le è stato messo a bordo”, si è giustificata la Totolo.
LA VERITÀ DI FRANCESCA TOTOLO
La donna oggi definita l’autrice della bufala su Josefa, Francesca Totolo, è stata protagonista anche di una intervista rilasciata alla medesima testata online per la quale collabora, Il Primato Nazionale. “Quando un giorno i media mainstream riusciranno a dimostrare che le mie sono fake news, ne prenderò atto. Finora non ci sono riusciti, e un motivo ci sarà”, ha commentato, definendosi una “carnefice” come Putin, Orban, Salvini, CasaPound. “Loro non si documentano, fanno affermazioni ridicole, come i russi che manipolano le elezioni negli Usa. E hanno tutti i mezzi per contrastare chi, come me, vuole far conoscere la verità”, aggiunge. La Totolo afferma di occuparsi si Ong da un anno e mezzo e di aver sempre scritto notizie assolutamente verificate. Nel caso di Josefa, dice, “ho soltanto messo in ordine i pezzi. Mostrando l’incoerenza dei salvataggi, che avvengono praticamente sulle spiagge libiche”. Alla testata Totolo ha ribadito ancora una volta i suoi dubbi in merito alla camerunense tratta in salvo spiegando di aver cercato di contattare Open Arms ed esporre i suoi sospetti ma “niente: non ho avuto alcuna risposta”, ha spiegato. Ma cosa, alla fine, secondo lei non tornerebbe dell’intera storia? “Il relitto di un gommone con a bordo il cadavere di una donna, quello di un bambino e Josefa è impossibile che dal salvataggio del 16 pomeriggio abbia potuto percorrere cento miglia nautiche di scarroccio fino al punto dove il 17 mattina sarebbe stato individuato da Open Arms”, dice. Ad ogni modo, sostiene sia impossibile che la Guardia costiera libica abbia potuto abbandonare una donna in mare o i corpi della donna e del bambino. “C’è un rispetto per le salme, molto sentito per chi è di fede musulmana. Non hanno mai lasciato nessun corpo in mare”.