Il maniaco seriale, dopo il suo primo arresto fu condannato prima a 14 e poi a 12 anni per le violenze sessuali. Dalla sua cella giunsero anche le sue scuse pubbliche alle vittime, sotto forma di lettera anche se, ovviamente, la cosa non fu affatto accolta nel migliore dei modi dalle persone interessate. Proprio una delle sue tante vittime, nel 2008 decise di replicare anche lei con una missiva. Una lettera carica di dolore e che esprimeva bene le sensazioni ed i sentimenti di chi, come lei, aveva vissuto l’incubo degli abusi: “Il vero grido di dolore è quello delle sue vittime, quelle che a distanza di anni continuano ad avere paura di uscire, quelle che ogni volta che entrano in un portone tremano”. Nella stessa lettera parlava della paura che ogni vittima è costretta ad affrontare giornalmente. “Lui non si sa se riuscirà a riconciliarsi con se stesso? Beh sono addolorata ma nemmeno io so se riuscirò di nuovo a vivere la mia vita senza questo peso che mi porto dietro”, aggiungeva, conscia di non poter più vivere una vita normale senza pensare costantemente a cosa le era capitato, pur senza il suo volere. Anche questa volta, Bianchi ha espresso il suo dispiacere per quanto accaduto, tanto da chiedere di essere curato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LA PRESUNTA SOMIGLIANZA CON CIRO FERRARA
Edgar Bianchi iniziò a compiere i suoi primi crimini nel periodo natalizio del 2005 seminando il panico a Genova. Nel giro di pochi giorni furono così registrate ben tre aggressioni tutte identiche nelle modalità e con una serialità inquietante. Le vittime erano tutte bambine, stuprate in androni ed ascensori, spesso minacciate con coltelli. Bianchi però continuava ad agire indisturbato ed il mese seguente finì in manette un portuale 32enne, ovviamente del tutto innocente. Ad incastrarlo sarebbe stata quella presunta somiglianza con Ciro Ferrara che più di un testimone aveva riferito agli inquirenti. Solo che al momento della cosiddetta “prova all’americana” con le vittime, nessuna di queste riuscì a vedere nell’arrestato lo stesso uomo che le aveva precedentemente stuprate. Il 32enne fu così scarcerato ottenendo anche un risarcimento di 25 mila euro per ingiusta detenzione. Da allora, vi furono altre vittime ed altri innocenti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
GLI ANNI DI TERRORE A GENOVA
Tra il 2005 ed il 2006, Edgar Bianchi, il maniaco seriale ora in carcere con l’accusa di aver abusato di una 13enne a Milano, seminava il panico a Genova. In quell’arco di tempo furono registrati oltre 25 casi di violenza sessuale, per i quali tre innocenti finirono in carcere. Furono 10 mesi da incubo duranti i quali la città ligure visse in una sorta di psicosi. Di lui si sapeva un solo dettaglio: quella somiglianza con il calciatore Ciro Ferrara. Erano stati i tanti testimoni a dirlo, come rivela oggi Corriere.it. Un dettaglio che, tra le altre cose, si rivelò anche infondato oltre che inutile. Per lungo tempo Edgar Bianchi riuscì a condurre una doppia vita e proprio i numerosi casi avvenuti a Genova e la somiglianza con quello di Milano hanno portato subito sulle sue tracce. Ed oggi, dopo il suo arresto, proprio nel capoluogo ligure resta più vivo che mai il ricordo di quel terrore diffuso a causa del “maniaco dell’ascensore”. Se infatti la giustizia aveva chiuso i conti con lui, Bianchi a quanto pare non aveva del tutto interrotto il suo istinto ad abusare di ragazzine. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“VI PREGO, CURATEMI”
E’ ormai stato ribattezzato come il “maniaco dell’ascensore”, ma in realtà Edgar Bianchi, l’uomo che si è costituito per aver stuprato una 13enne a Milano nei giorni scorsi, è realmente un maniaco seriale. E’ stato lo stesso a presentarsi ai magistrati, come riferisce TgCom24, chiedendo chiaramente di essere curato. Edgar era stato in carcere fino al 2014 per poi tornare in libertà. “Pensavo di essere guarito. Avevo una vita normale e una fidanzata, volevo sposarmi, ma ci sono ricaduto e adesso voglio essere curato”, ha detto. Già durante gli anni del carcere, infatti, il 40enne aveva seguito un percorso psicoterapeutico in seguito al quale, stando a quanto riferito dal suo difensore, credeva di essere effettivamente guarito. Negli ultimi tre anni avrebbe condotto una vita normale, come ha raccontato lo stesso, spostandosi tra Genova e Milano ed ha negato di essere responsabile di altre violenze, oltre a quella della 13enne, dopo la sua scarcerazione. A tal proposito inquirenti e pm stanno effettuando tutti gli accertamenti del caso per confermare o meno la versione fornita dal maniaco seriale. Intanto è atteso per domani, presso il carcere San Vittore, l’interrogatorio al cospetto del gip Manuela Cannavale che dovrà decidere se convalidare – come auspicato – il fermo o meno, con la conferma della misura cautelare in carcere per violenza sessuale aggravata, come chiesto dalla procura. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
I PRECEDENTI
Dicono che Edgar Bianchi, l’uomo accusato di aver aggredito e violentato una 13enne a Milano, abbia già commesso 20 violenza sessuali. Tutte con le stesse modalità e tutte a danno di ragazze giovanissime negli androni dei palazzi. La domanda, dunque, nasce spontanea: com’è possibile che un soggetto del genere fosse in libertà e abbia quindi potuto commettere l’ennesimo stupro? Stiamo parlando di un vero maniaco sessuale, con alle spalle una sequenza inquietante di violenze commesse a Genova tra il 2004 e il 2006. Questo folle, e chiamarlo in questo modo è riduttivo, ha sequestrato bambine e ragazzine in sottoscala di palazzi e ascensori, costringendole a inginocchiarsi sotto minaccia di coltelli e di morte. Bianchi è stato arrestato nel 2006 ma è uscito dal carcere nell’autunno del 2014: condannato a 14 anni e 8 mesi (pena per altro discutibile), ha ricevuto una riduzione della pena in Appello, poi ancora scontati da un indulto per, udite udite, “reati minori”.
IL NARCISISTA CON TENDENZE SADICHE
Edgar Bianchi ha 40 anni, alto un metro e ottanta, atletico. Lavora come barman in un’azienda di catering. Secondo la perizia psichiatrica del tempo, sarebbe affetto da «narcisismo istrionico con tendenze sadiche». Portava un tutore al ginocchio, caratteristica che ha consentito agli agenti di Milano di individuarlo perché la 13enne lo ricordava chiaramente. Oltre 150 poliziotti gli stavano dando la caccia, forse per questo ha deciso di costituirsi. Nel pomeriggio il suo avvocato ha chiamato gli investigatori annunciando che l’uomo si sarebbe presentato in procura. In quel momento gli agenti avevano già il suo nome. Ora continuano gli accertamenti le capire se abbia colpito altre volte in città: gli inquirenti, infatti, hanno comunicato di indagare su altre 7-8 violenze perpetrate nella capitale lombarda, dove conviveva insieme alla fidanzata in una casa popolare nel quartiere di San Siro.
SMASCHERATO GRAZIE AL TUTORE ALLA GAMBA
L’ultima tristemente nota vicenda, ha visto protagonista una 13enne: la violenza è avvenuta mercoledì 27 settembre, nel pomeriggio, quando l’uomo ha seguito la studentessa mentre tornava a casa e l’ha molestata sul pianerottolo. Pochi minuti ed è scappato via senza essere fermato da nessuno. A tradirlo è stato, appunto, il tutore al ginocchio, riconosciuto dalla ragazzina: questo particolare ha consentito di ricostruire, isolando le immagini di tutte le telecamere della zona, la sua fuga, dal luogo dell’ultima aggressione, in via Rubens, fino alla metropolitana. «È un criminale seriale — hanno spiegato il capo della Squadra Mobile, Lorenzo Bucossi, e il pm Gianluca Prisco — e in queste ore siamo al lavoro per ricostruire i suoi movimenti e capire se abbia commesso altre violenze».