La foto della donna musulmana con il niqab seduta in metro accanto a una drag queen in minigonna è simbolo della libertà sociale? Il dibattito impazza in Rete, dove l’immagine è diventata virale anche grazie alla condivisione di Samuel Themer, artista statunitense che si esibisce nei panni di Gilda Wabbit. Di sicuro l’intento di Boubah Barry, autore dello scatto, è quello di mostrare «come dovrebbe essere la libertà». Il giovane originario della Guinea si è rivolto poi al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump: «Noi non abbiamo problema con la diversità e abbracciamo la libertà delle religioni. È scritto nella costituzione». Poi lo ha invitato «a leggerla qualche volta». La foto, pubblicata su Twitter, ha subito scatenato il confronto tra conservatori e liberali. C’è chi elogia la diversità di New York, dove possono convivere persone diverse, e chi, invece, vede un limite enorme proprio in questa apertura.
Anche in Italia divampa il dibattito sulla foto della donna col niqab seduta su un vagone della metro di New York accanto a una drag queen. Negli Stati Uniti gli esponenti più conservatori e xenofobi hanno colto l’occasione per criticare le politiche di apertura nei confronti degli stranieri e delle minoranze, d’altra parte i liberali hanno spiegato che l’immagine rappresenta la testimonianza della convivenza pacifica di idee e valori diversi. Voi da che parte state? Tra gli utenti c’è anche chi ha commentato lo scatto con una semplice battuta per evidenziare che non mostra nulla di strano: «Oh mio Dio! Due persone che pensano agli affari loro sulla metro! Chiamate la polizia!». Non sono mancate le parodie: dalla squadra dei Power Rangers a Iron Man, Hulk e Spiderman. Si è dibattuto anche sul tema della sessualità e delle coppie miste. «Spero che un giorno una foto di una donna in niqab seduta accanto ad una colorata drag queen non sia qualcosa fuori dal comune non è fuori dal comune» ha dichiarato Themer. «La realtà che viene illustrata da questa immagine mi preoccupa perché il divario è ancora profondo. Quando due gruppi utilizzano la stessa immagine per dare addosso all’altro si finisce solo per favorire i pregiudizi, piuttosto che stimolare una conversazione» ha aggiunto.