Risale al marzo del 2009 l’arresto di Gigliola Di Michele, madre di un’adolescente e agente di Polizia Municipale. Per arrotondare, la donna di Silvi, in provincia di Teramo, lavora come segretaria di un’agenzia immobiliare. A questo aggiunge anche mezza giornata svolta nel ruolo di badante, ma è il primo lavoro a crearle dei problemi. Il titolare della società, Carmine Giansante, viene infatti arresstato per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, finendo in carcere. Gigliola Di Michele paga quindi lo scotto come “effetto collaterale” ed in seguito all’arresto trascorre una giornata in carcere e quasi un mese agli arresti domiciliari. Questa sera, sabato 4 marzo 2017, Sono Innocente racconterà la sua storia nella sua nuova puntata, come sempre in onda su Rai 3. Nonostante il ruolo secondario nella vicenda, i media locali si sono scagliati contro Gigliola Di Michele, distruggendola psicologicamente e sollevando anche conseguenze gravi per la figlia adolescente, che in quei mesi ha dovuo subire diverse discriminazioni. Come ricorda lo stesso comunicato dell’emittente Rai, la ragazza alla fine ha perso anche un anno scolastico, a causa della bocciatura.
Secondo la procura di Teramo, la colpa di Gigliola Di Michele è la stessa di Carmine Giansante, il titolare di una società immobiliare presso cui lavorava in quel periodo: favoreggiamento alla prostituzione e sfruttamento. In base alle indagini, gli inquirenti avevano concluso che entrambi i protagonisti di questa particolare vicenda, affittavano case alle prostitute nonostante fossero a conocenza di ciò che veniva al loro interno. In più di un’occasione, sottolinea Errori Giudiziari, i militari avrebbero avvisato Giansante dell’illecito, intimando di prendere provvedimenti, mai effettuati. Le indagini dei Carabinieri hanno raccolto inoltre, in mesi di appostamenti, diverse protese da parte dei residenti del quartiere La Piomba e pedinato gli agenti immobiliari, fino a fingersi clienti per poter perlustrare le abitazioni. Il processo vede Gigliola Di Michele vincente: viene assolta sia in primo grado di giudizio che in secondo. Il risarcimento, pari a 3.540 euro le viene accordato subito, ma è con la successiva sentenza della Corte d’Appello che avviene la svolta. Secondo il giudice, infatti, la donna di Silvi non avrebbe dovuto subire alcun arresto.