Lo avevo scritto il 7 aprile 2009 nel mio diario sul sussidiario. Mentre camminavo, a pochi passi dalle macerie della Casa dello Studente all’Aquila, mentre i Vigili del Fuoco cercavano ancora di salvare le vite dei giovani universitari, mi ero imbattuto in un edificio dove vivevano delle suore. Un edificio i cui soffitti erano crollati, dove tutto era a soqquadro, tranne una statua della Madonna, che era in piedi come se nulla fosse successo.
Riscrivo una cosa simile anche oggi, perché a Pescara del Tronto, paese raso al suolo dal terremoto, la statua della Madonna che era custodita in una nicchia lungo la strada, era ancora lì a guardare i passanti. Una statua che era riferimento per gli studenti che la mattina passavano lì davanti sul pullman che li portava a scuola. Una preghiera in vista dell’interrogazione, ma anche un riferimento per tutti coloro che lasciavano la piccola frazione e si raccomandavano a Lei per il viaggio da affrontare. Le parole che in questi giorni risuonano di continuo sono solidarietà, ricostruzione, aiuti, ma la parola che per molti ha più valore è preghiera. Le foto della Madonna di Pescara del Tronto hanno fatto il giro del mondo attraverso il web, scatenando spesso ironia o ipotesi di miracolo. Invece la realtà è il richiamo continuo, che anche questo fatto offre, a chi sa di aver perso ogni bene terreno ma sa anche di aver mantenuto salda una fede che era fatta di devozione davanti a quella statua.
Oggi è il giorno dei funerali di Stato. Così come a l’Aquila era andato il presidente Napolitano, ad Ascoli Piceno ci sarà il presidente Mattarella. Una giornata in cui il protagonista principale sarà ancora una volta il dolore ma anche un momento in cui attraverso il dolore sarà possibile guardare oltre.
In molti paesi si è smesso di scavare, non ci sono più dispersi, si piangono i morti e si spera che i feriti possano guarire il più presto possibile. Adesso comincia una nuova vita fatta di incertezze, piena di precarietà. Una vita che deve necessariamente guardare al futuro, andare oltre. Chi vive nelle tende ha cominciato a pensare qual è la strada da affrontare per riuscire a riportare la vita nei paesi. Nel frattempo continuano le gare di solidarietà, tanto che è stato detto di non portare più beni di prima necessità, che sono abbondanti, addirittura oltre la necessità quotidiana. Bisogna invece cominciare a pensare quali sono le necessità per i prossimi mesi, alloggi riscaldati ma non lontani dalle vecchie abitazioni. La paura di molti, soprattutto degli anziani, è che qualche gioiello e alcuni risparmi rimasti sotto le macerie possano essere presi dagli sciacalli che già si aggirano fra le macerie.
Ma al di là di tutto una statua della Madonna sta spuntando in ogni tendopoli. È lo sguardo materno che per molti rappresenta la salvezza, la gioia di essere vivi, la speranza e la consapevolezza di sapere che si può chiedere.