Sono passati ormai tre giorni dal gesto estremo del suicido a Roma Tre, il polo universitario romano che ha assistito inerme all’ora di pranzo alla morte di Maurilio Masi, lo studente di Ingegneria che per motivi ancora del tutto ignoti si è tolto la vita. Un gesto davvero misterioso che getta ancora più nello sconforto la famiglia del povero ragazzo, dal fratello Massimiliano, anche lui studente trapiantato a Roma e in appartamenti con Maurilio e la famiglia che lontana a Potenza ha ricevuto la notizia terribile lo scorso 19 aprile. Lo choc è rimasto anche in università con l’intera facoltà che fatica ancora a riprendersi dopo quello sparo assordante che all’ingresso dell’ateneo ha sbalordito e spaventato tutti i presenti. In questi giorni nessuno vuole parlare: amici, colleghi, testimoni e lavoratori di Roma Tre, nessuno riesce a dire nulla su quella morte così shoccante e così vicina. Maurilio poteva essere chiunque e il folle gesto è arrivato, senza né capo né coda. Non resta per gli inquirenti provare ad indagare tramite il fratello e gli amici per capire davvero che tipo era quel giovane morto in modo così atroce.
E’ ancora mistero attorno al gesto di Maurilio Masi il ragazzo morto suicida il 19 aprile scorso all’università di Roma Tre. Gli inquirenti stanno analizzando ogni più piccolo particolare, sia del giorno del folle gesto sia dei giorni precedenti. C’è molta confusione attorno ad un caso che di certo ha solo la morte del ragazzo. Il particolare che lascia sgomenti, oltre la motivazione che sembrerebbe averlo spinto al suicidio, è la modalità con cui Maurilio Masi ha voluto togliersi la vita e l’assenza di una lettera d’addio. Quasi fosse un gesto dovuto, un ultimo lascito per dettare il proprio dolore. In realtà nella stragrande maggioranza dei suicidi non viene lasciata alcuna testimonianza, alcuna spiegazione, proprio a sottolineare il gesto estremo di disperazione. Esistono vari tipi di dolore e molti modi di viverlo, ma in questi giorni, oltre alla famiglia del giovane, distrutta, sono colpiti tutti i giovani italiani. E’ un’età difficile, come riporta Tecnica della Scuola che invita a fermarsi e riflettere. Un periodo della vita in cui si è sottoposti a stress di ogni tipo ed in cui la paura del fallimento bussa alla porta di continuo. Particolarmente colpito lo studente ed amico che ha assistito alla morte di Maurilio Masi e che è stato ricoverato subito dopo il ritrovamento del corpo in forte stato di choc. Un suo compagno di corso, riporta Il Tempo, ha riferito che l’amico si lamentava spesso della facoltà e della difficoltà con cui preparava gli esami, per poi non passarli mai. “Ho anche riso ad un certo punto“, riporta Carlos Temo, “credevo gli fosse passata e quindi sono andato a mensa. Quando sono uscito mi hanno detto che un ragazzo si era sparato“. Subito dopo il delitto, il bossolo è misteriosamente scomparso ed il corpo si trova ora a Tor Vergata per ultimare l’autopsia.