Amanda Knox ha atteso la sentenza della Cassazione in America, nella sua casa di Seattle, e dopo aver appreso la notizia si è concessa alle telecamere. La studentessa, trattenendo a stento le lacrime di gioia, ha parlato con la voce rotta della commozione, precisando di sentirsi, nonostante quello che ha subito negli ultimi anni, una persona fortunata e che Meredith, sua amica, “meritava moltissimo nella vita”. Amanda ha ringraziato tutti coloro che le sono stati accanto nei momenti difficili e si è detta pronta a ritornare alla sua vita, precisando di voler pensare prima al presente e alla sentenza che l’ha riempita di gioia.
Raffaele Sollecito ha accolto con gioia e incredulità la sentenza di assoluzione, dichiarando di essere pronto a riprendersi la sua vita. L’imputato ha atteso la decisione dei giudici nella sua città natale in provincia di Bari, assieme ai familiari, e si è lasciato andare ad un pianto di gioia dopo l’assoluzione che gli ha “restituito la dignità e la libertà, toltagli dai giudici nei precedenti gradi di giudizio”. Francesco Sollecito, padre dell’ex imputato, ha sottolineato come “l’unico colpevole dell’assassinio di Meredith sia Rudy Guede”, condannato a 16 anni di reclusione con il rito abbreviato, e che la sentenza ha sancito la fine dell’incubo per suo figlio, che potrà tornare ad una vita normale.
I familiari di Meredith Kercher hanno commentato la sentenza della Cassazione di assoluzione definitiva di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, imputati con l’accusa di aver ucciso la studentessa inglese, rilasciando una dichiarazione all’ambasciata britannica in Italia. I familiari della vittima hanno espresso il loro stupore per la decisione “arrivata come uno choc”, diversa da quella attesa, nonostante l’assoluzione fosse una soluzione possibile, e hanno contattato l’avvocato della famiglia Francesco Maresca, nonostante siano consapevoli dell’inappellabilità della decisione della corte di Cassazione, che ha messo fine ad un processo lungo.
Amanda Knox e Raffaele Sollecito non hanno ucciso Meredith Kercher. Lo ha stabilito la corte di Cassazione. Amanda è stata condannata per calunnia (pena già scontata) ai danni di Patrick Lumumba e i suoi legali hanno annunciato che chiederanno un risarcimento per l’anno trascorso in carcere oltre la condanna comminata. Unico colpevole resta Rudy Guede, pur se condannato per “concorso” in omicidio. Con chi, resta un mistero.
E’ attesa a breve la sentenza della Cassazione nei confronti di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati di aver ucciso Meredith Kercher la notte del primo novembre 2007. Dopo aver partecipato questa mattina all’udienza, Sollcito ha lasciato l’aula e non sarà presente alla lettura del verdetto. Probabilmente si è recato a Bari, sua città natale. “Mi raccomando, nessuno scriva che Sollecito vuole fuggire perché non ne ha la minima intenzione”, ha detto il suo avvocato Giulia Bongiorno. Amanda Knox, invece, rimasta negli Stati Uniti, “è molto preoccupata”. Lo ha fatto sapere il suo legale, l’avvocato Carlo Dalla Vedova. “Non chiude occhio, non dorme e aspetta sulle spine la decisione della Cassazione”, ha aggiunto.
Giulia Bongiorno ha chiesto l’assoluzione per il suo assistito, Raffaele Sollecito, rimarcando tutte le anomalie emerse nel corso del dibattimento. L’avvocato ha ribadito che la presenza del Dna di Sollecito sul gancetto del reggiseno di Meredith Kercher non può essere provata con certezza e che le modalità con cui sono stati effettuati prelievo ed esami “non rispettano i protocolli internazionali”. Nell’arringa l’avvocato ha sottolineato che Sollecito ha dimostrato, sin dall’inizio, di voler collaborare con le indagini, e di essere come Forrest Gump coinvolto “in vicende spettacolari di cui non si rende conto”. L’avvocato ha chiuso l’arringa evidenziando che mentre Meredith veniva uccisa Raffaele era intento a guardare i cartoni animati.
Nell’arringa difensiva Giulia Bongiorno, avvocato che rappresenta Raffaele Sollecito, ha criticato la sentenza dell’appello bis che ha condannato il suo assistito a 25 anni, parlando di “metodo sospettocentrico” e rimarcando che “la prova del Dna è stata effettuata esclusivamente per trovare tracce di Sollecito” e non di altre persone che frequentavano la casa della studentessa inglese, come quelle di Giacomo Silenzi, che in quei tempi era fidanzato con la vittima. L’avvocato ha precisato di non voler muovere accuse contro Silenzi, che oltretutto ha un alibi, ma ha messo in dubbio le modalità con cui sono state svolte le indagini, criticando in particolare la scelta di dare valore ad “una prova genetica a capacità ridotta”, per la prima volta in ambito genetico, con modalità che ricordano quelle utilizzate nel processo Andreotti (l’avvocato Bongiorno ha fatto parte del pool difensivo nel processo contro l’ex premier).
Rimandato a oggi, si saprà in giornata il verdetto definitivo relativo all’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Amanda Knox, al sicuro in America, e Raffaele Sollecito, che invece è presente in aula, conosceranno la loro sorte dopo il ribaltamento della seconda sentenza che li ha visti assolti, usciti invece condannati nel processo di primo grado e infine di nuovo condannati a 25 e 28 anni. Sollecito è accompagnato dalla fidanzata Greta e dal padre Francesco. L’accusa è nota e ha ribaltato quello che per anni era sembrato il movente: i due avrebbero ucciso l’amica dopo un litigio e non durante un gioco erotico. Amanda e Raffaele avrebbero poi simulato un furto in casa per depistare le indagini. Insieme a loro Rudy Guede, già condannato e che sta scontando una sentenza a sedici anni di carcere. L’udienza di stamane è cominciata alle ore 9 con l’arringa dei difensori di Sollecito che lamentano grossolanità e lapsus investigativi. Lo difende l’avvocato Giulia Bongiorno, quindi i giudici della Quinta sezione penale si ritireranno a decidere la sentenza.
La vicenda oggetto del dibattimento è avvenuta nella notte del primo novembre 2007, quando la studentessa inglese fu ritrovata morta nella camera da letto dell’abitazione che condivideva a Perugia insieme ad altri studenti del progetto Erasmus. Causa del decesso, una coltellata alla gola che aveva provocato una vasta emorragia. Tra i responsabili dell’omicidio anche Rudy Guede, condannato con rito abbreviato a sedici anni di reclusione, mentre coautori sarebbero appunto Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i quali hanno già scontato quattro anni di detenzione. Condannati nel primo grado di giudizio rispettivamente a ventisei e venticinque anni di carcere, in appello sono poi stati assolti. Una decisione successivamente annullata dalla Cassazione, che ha disposto il rinvio del processo a Firenze nel corso del 2013, in cui la sentenza è stata di ventotto anni e sei mesi per Amanda Knox e venticinque per Raffaele Sollecito.
Il procuratore generale della Cassazione, Mario Pinelli, ha chiesto la conferma della condanna dei due ragazzi di fronte alla V Sezione Penale della Corte. La richiesta del processo bis di terzo grado è arrivata al termine di una lunga requisitoria, della durata di circa due ore. A detta di Pinelli, il coltello con cui fu uccisa Meredith fu portato sul luogo dell’incontro dalla casa di Raffaele Sollecito con il chiaro intento di usarlo contro la studentessa. Anche la decisione della Corte d’Assise fiorentina di non ammettere alcune perizie a difesa degli imputati è stata giudicata corretta da Pinelli, pur essendo poi stata inclusa tra le cause del ricorso dei legali della difesa contro il verdetto dell’appello bis.
I legali di Raffaele Sollecito, Luca Maori e Giulia Bongiorno, hanno cercato di evidenziare le numerose lacune nella ricostruzione dell’accusa e quelli che sono state bollate come errori grossolani e sviste. La stessa condotta difensiva tenuta dai legali di Amanda Knox, Luciano Ghirga e Carlo Della Vedova, anche loro concordi nel chiedere che venga annullata la sentenza di condanna.
L’udienza ha visto la presenza di Sollecito, il quale è intervenuto in compagnia della nuova compagna, Greta, del padre e della sorella Vanessa. La famiglia è ora in attesa di sapere se la sua condanna sarà quindi confermata o meno. Mentre era assente Amanda, la quale ha seguito l’andamento del procedimento da Seattle, la città di cui è originaria e nella quale è nel frattempo tornata a vivere.
A seguire lo svolgimento del processo c’è anche Lumumba, il proprietario del locale in cui prestava il suo operato la ragazza americana, tirato dentro la faccenda dalla stessa Amanda e poi prosciolto. Secondo Amanda, infatti, l’uomo sarebbe stato presente la notte del delitto sul luogo del delitto, dichiarazione poi rivelatasi del tutto falsa. Gli inquirenti hanno in seguito appurato che i rapporti tra i due non erano buoni in quanto Lumumba aveva licenziato la ragazza per comportamenti giudicati non consoni. Incarcerato per due settimane, l’uomo è stato poi risarcito per ingiusta detenzione con la cifra di 8mila euro. La falsa testimonianza è già costata ad Amanda Knox una condanna prima ad un anno e poi a tre in appello. La stessa Amanda è peraltro in attesa dello svolgimento di un altro procedimento, stavolta per calunnia, originato dalla sua accusa verso una interprete e alcuni poliziotti della questura perugina. Secondo la Knox, infatti, proprio i poliziotti l’avrebbero sottoposta a maltrattamenti, senza però che i magistrati trovassero riscontro dei fatti. In questo processo Amanda rischia dai due ai sei anni di carcere.
Per quanto riguarda la famiglia della vittima, è rappresentata dagli avvocati Serena Perna, Francesco Maresca e Vieri Fabiani, in veste di parte civile, mentre i familiari hanno deciso a loro volta di attendere il verdetto in Inghilterra, sperando che come da loro chiesto la sentenza di condanna venga confermata.