Ha fatto il giro del web la notizia riguardante la condanna di Vincenzo Paduano, 30enne che nel 2016 uccise e poi bruciò il cadavere della sua fidanzata, Sara Di Pietrantonio. Una condanna che è stata accolta con sorpresa visto che quasi tutti, fra gli addetti ai lavori e non, si aspettavano l’ergastolo. Indignazione sul web, e basta vedere i commenti pubblicati sulla pagina Facebook del Corriere della Sera, a corredo della notizia, per capirlo. Mirko, ad esempio, teme che la reclusione in carcera sia ben al di sotto dei 30 anni di cui sopra: «Pena ridicola – uno dei commenti più “likeati” – fra 15 anni e già fuori, purtroppo finché non si rimuovono questi giudici che non hanno nessun rispetto per queste donne barbaramente uccise e per le loro famiglie in Italia andrà sempre peggio…». Discorso simile quello di Giovanni, che commenta così: «La giustizia e i voucher per non mandare in galera nessuno. Tra un po’ se ammazzi qualcuno ti danno anche il premio. Ora farà altro ricorso in cassazione e vedrete che gli abbuonano qualche altro anno. Tra 10 anni se proprio farà il monello, sarà fuori». Tra l’altro Capuano è pronto a fare ricorso in Cassazione e di conseguenza potrebbe vedersi ulteriormente ridotta la propria pena. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
PRONTO IL RICORSO
Vincenzo Paduano è stato condannato a 30 anni dalla prima Corte d’Assise d’Appello per l’omicidio dell’ex fidanzata Sara Di Pietrantonio. La pena è stata ridotta rispetto alla sentenza di ergastolo pronunciata dopo il processo di primo grado. «Il reato di minacce è stato “assorbito” dai reati più gravi, ma si tratta di una sostanziale conferma del primo grado», ha spiegato l’avvocato di parte civile Nicodemo Gentile. Il delitto risale alla notte del 29 maggio 2016, quando strangolò in una strada isolata della periferia di Roma e diede alle fiamme l’ex fidanzata per «cancellare tutto». Vincenzo Paduano comunque è pronto a ricorrere in Cassazione. Lo ha annunciato l’avvocato Paolo Pirani, come riportato dal Fatto Quotidiano: «Posso dichiararmi parzialmente soddisfatto per la riduzione della condanna, ma non per il fatto che siano rimaste le aggravanti. Leggeremo le motivazioni». (agg. di Silvana Palazzo)
SODDISFATTA LA MADRE DELLA VITTIMA
Sconto di pena, nel processo d’Appello per l’omicidio di Sara Di Pietrantonio, a Vincenzo Paduano, l’ex fidanzato della giovane romana uccisa il 29 maggio 2016 alla periferia della Capitale. Paduano, che in primo grado era stato condannato all’ergastolo, massimo della pena, oggi ha invece ottenuto una condanna a 30 anni di reclusione, al termine del processo di secondo grado. L’accusa aveva chiesto anche in questa occasione la conferma dell’ergastolo per omicidio premeditato aggravato di Sara. La difesa, di contro, aveva sollecitato l’assoluzione del giovane dai reati di stalking e distruzione di cadavere e il non riconoscimento dell’aggravante della premeditazione. Nonostante la riduzione a 30 anni, la madre della vittima ha comunque dimostrato una certa soddisfazione: “Sono soddisfatta, trent’anni di reclusione per un ragazzo così giovane sono tantissimi”, ha commentato Concetta Raccuia, dopo la sentenza d’Appello, come riporta TgCom24. “I giudici hanno ritenuto in questo modo e va bene”, ha aggiunto. Non sono mancate le lacrime dell’imputato in aula, ma di fronte ad esse la madre di Sara ha commentato: “Ha pianto per se stesso direi, perché è una pena molto dura. Posso sembrare cinica, ma non credo che Paduano si sia pentito: credo che per arrivare a un pentimento vero dovrà essere aiutato molto ancora perché da solo non può farcela”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
NO ERGASTOLO: UCCISE E BRUCIÒ LA FIDANZATA
Confermata a 30 anni la condanna di Vincenzo Paduano, accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata Sara Di Pietrantonio. L’ex guardia giurata è accusato di aver pestato, ucciso e bruciata viva la fidanzata Sara dopo la fine drammatica della loro storia d’amore divenuta ormai un terrore. Avvenne tutto il 29 maggio 2016 alla periferia di Roma in via Della Magliana: oggi però, la novità arriva dalla riduzione di pena dopo l’ergastolo inflitto in primo grado lo scorso anno. Una sentenza già annunciata in primo grado e che ha trovato nuove conferme in Appello, grazie all’udienza che si è conclusa questa mattina. Il caso di Sara Di Pietrantonio verrà inoltre affrontato da Quarto Grado nella puntata di domani, venerdì 11 maggio 2018, dove verranno ripercorsi i punti salienti che hanno portato all’arresto di Vincenzo Paduano.
La guardia giurata ha infatti confessato il delitto tre ore dopo la tragedia, durante l’interrogatorio degli inquirenti. L’accusa prevede l’omicidio volontario associato alle aggravanti di premeditazione, minorata difesa, futili motivi, distruzione di cadavere e stalking. L’accusa ha individuato nelle azioni della guardia giurata una volontà di uccidere l’ex fidanzata ben prima del loro ultimo incontro, avvenuto a Roma il 29 maggio di due anni fa. Fra tre mesi usciranno le motivazioni della sentenza ma intanto è certo che qualcosa i giudici hanno “scontato” a Paduano dopo l’intero processo di appello che lo ha visto ridotto da carcerato a vita a 30 anni in galera. Come sottolinea Today, sono diversi gli elementi che dimostrano come Paduano sia stato mosso da rabbia, gelosia e vendetta verso la ragazza, ‘colpevole’ di aver trovato in Alessandro un nuovo amore. Per questo e con la scusa di un ultimo chiarimento, sarebbe riuscito a fermarla subito dopo aver lasciato l’abitazione del nuovo ragazzo. Attimi di follia, in cui Paduano avrebbe strangolato Sara ed infine le avrebbe dato fuoco, per poi rientrare al lavoro per completare il suo alibi.
GLI ALIBI SALTATI
La versione di Vincenzo Paduano è già stata distrutta fin dalle ore successive alla morte di Sara Di Pietrantonio. Durante il primo interrogatorio, la guardia giurata di 29 anni ha infatti riferito di non aver premeditato l’omicidio della ragazza, ma che la sua morte era da individuare in un tragico incidente. Avrebbe portato con sé la bottiglietta di alcool solo per spaventarla, bruciarle l’auto. Per un puro caso la vittima si sarebbe invece sporcata e complice l’accensione di una sigaretta durante la lite, avrebbe preso fuoco. “Me ne sono andato. Mi vergognavo”, sottolinea agli inquirenti. I giudici invece hanno stabilito anche nel secondo grado di giudizio che Vincenzo Paduano era già uscito di casa con l’intenzione di uccidere l’ex fidanzata. A dimostrarlo le numerose intercettazioni, gli sms pieni di minacce e insulti. Una vendetta che sarebbe maturata tempo prima del delitto, come dimostrerebbe la decisione di Paduano di spegnere il cellulare prima di lasciare il posto di lavoro di nascosto e riaccenderlo solo una volta rientrato nel vano tentativo di avere un alibi. Dopo aver affermato a lungo di aver perso la memoria, avrebbe infine ammesso durante la requisitoria, sottolinea Il Corriere della Sera, di essere consapevole di quanto il suo gesto sia grave. Ed ora che è sicuro di essere colpevole, non riesce comunque a chiedere perdono ai genitori di Sara, convinto di non essere in grado lui stesso di potersi perdonare.