La famiglia di Andreotti, scomparso ieri, all’età di 94 anni, ha optato, alla fine, per dei funerali privati e per la camera ardente nella sua abitazione del centro di Roma. Le esequie, che si celebreranno martedì 7 maggio, alle 17, nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, non saranno funerali di Stato. Nel frattempo, giungono messaggi di cordoglio, oltre che dal mondo politico, da quello ecclesiastico. L’arcivescovo di Ferrara, mons. Luigi Negri, a margine di un convegno della Fondazione Magna Carta, ha voluto commemorare il sette volte presidente del Consiglio, affermando che è stato «un grande uomo politico perché fondamentalmente è stato un grande cristiano». Negri, poi, ha voluto svelare un ricordo personale. Riferendosi ad un episodio particolare, quando lo incontrò ad convegno della Compagnia delle opere, ha spiegato che «tutte le volte che l’ho visto nelle diverse circostanze quando era sistematicamente attaccato nel mondo indegno con cui in Italia si attaccano quelli che sono stati magari messi di proposito in difficoltà, mi ha sempre colpito la sua straordinaria dignità: una dignità umana e cristiana». C’è stato, poi, un altro momento che Negri rammenta con chiarezza. Fu quando Giovanni Paolo II «lo chiamò a sé e davanti a tutti lo abbracciò, ricevendo poi da qualche settore del cosiddetto mondo cattolico dei rimproveri».