Un altro flop della polizia tedesca che sembra inanellare una spiacevole serie di insuccessi in questo post attentato di Berlino: non solo emergono inquietanti novità a riguardo dell’intelligence della Merkel che forse da mesi sapeva di possibili piani terroristici di Anis Amri, ma tutti glia arresti compiuti in questi giorni si sono rilevati dei buchi nell’acqua. Anche il blitz che questa mattina si è tenuto vicino a Dortmund nel campo profughi per presunti legami con il ricercato tunisino, ha visto come conseguenza il rilascio semi-immediato dei 4 sospetti. «Il procuratore federale tedesco ha confermato l’arresto di quattro persone con legami a vario titolo con Anis Amri, specificando però che gli arresti non sono legati all’attentato a Berlino», si legge in un flash di TgCom 24. Continua intanto il cordoglio dell’Italia per la morte accertata di Fabrizia Di Lorenzo, con le istituzioni e semplici cittadini che si stringono attorno alla famiglia per un cordoglio intenso e accorato.
In Italia è arrivata tristemente un’ora fa la notizia della morte di Fabrizia De Lorenzo, trucidata dal camion nell’attentato di Berlin dello scorso 19 dicembre: ne ha dato notizia il ministro Alfano dopo la conferma della famiglia in seguito agli esami sui corpi senza vita ritrovati davanti ai mercati di Natale di Berlino. Il premier Gentiloni ha mandato un tweet immediato, che trovate qui sotto, come il presidente Mattarella che tramite una nota ha ricordato come Fabrizia sia l’ennesima vittima “insensata” del terrorismo. «La notizia della identificazione di Fabrizia Di Lorenzo tra le vittime della strage di Berlino conferma i peggiori timori dei giorni scorsi. Il dolore per la sua morte è grande. Ancora una volta una nostra giovane connazionale rimane, all’estero, vittima della insensata ed esecrabile violenza del terrorismo. Esprimo ai genitori e al fratello di Fabrizia la solidarietà e la vicinanza di tutto il nostro Paese». Sintomatico il suo ultimo tweet, visto che la ragazza si era trasferita a Berlino proprio per la carenza di proposte nell’Italia “arretrata”: «Qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri: @matteorenzi, peccato presidente!». Ciao Fabrizia, come Valeria Solesin, vittima solo di trovarsi nel posto sbagliato.
Attentato a Berlino, le novità in corso d’opera dalla Germania si stringono attorno al tunisino ricercato: ora infatti ci sarebbero più prove che confermerebbero il suo legame con quel camion lanciato follemente sulle persone ai mercatini di Natale. Oltre ai documenti di Anis Amri ritrovati sotto il sedile del guidatore, ora ci sono anche delle impronte sulla portiera del tir utilizzato per l’attentato. «Secondo il New York Times, il tunisino avrebbe cercato in rete istruzioni per fabbricare degli ordigni. E attraverso la rete Telegram, ha avuto almeno un contatto col l’Isis e il suo nome era stato inserito nella no-fly list Usa, la lista delle persone a cui è proibito imbarcarsi sui voli di linea». Intanto purtroppo arriva la novità che tutti si aspettavano ma che non avrebbero mai voluto sentire: il ministro degli Esteri Angelino Alfano in una nota conferma la morte della nostra connazionale Fabrizia Di Lorenzo, scomparsa dopo la strage di Berlino. «L’Italia ricorda Fabrizia Di Lorenzo, cittadina esemplare uccisa dai terroristi. Il Paese si unisce commosso al dolore della famiglia», scrive il premier Paolo Gentiloni su Twitter.
Ennesimo blitz delle forze speciali tedesche che hanno arresto 4 uomini sospetti collegati con l’attentato di Berlino: il centro profughi di Emmerich sul Reno era quello in cui soggiornava nel Nordreno-Vestfalia (al confine con l’Olanda) proprio il ricercato numero 1 Anis Amri. Questa mattina all’alba la polizia ha fatto irruzione e ha arrestato 4 sospetti collegati al ricercato per la strage di Berlino: al momento non si sanno le identità degli arrestati e va tenuta cautela dopo i tanti arresti negli ultimi giorni, tutti poi rilasciati perché considerati senza reali prove a carico. La procura di Berlino intanto ha confermato l’arresto di quattro persone «con legami a vario tutolo con Anis Amir»; inoltre, l’emittente tedesca Wdr spiega come il sospetto avesse contatti con un membro anziano del collettivo radicale salafiti del land tedesco, aumentando così i sospetti con un collegamenti reali con l’Isis in terra germanica.
L’attentato a Berlino vive ancora ore di attesa e ansia per le ricerche in tutta Germania e non solo del ricercato numero 1, Anis Amri: 24enne tunisino, ricercato ma al momento ancora non incriminato visto che le uniche prove reali sono i documenti ritrovati nel camion lanciato sulla folla la sera del 19 dicembre ai mercati di Natale berlinesi. Intanto però emergono novità citate dal New York Times (che riporta fonti dirette della Cia) questa mattina: Anis Amri avrebbe fatto ricerche su internet per la fabbricazione di ordigni esplosivi e avrebbe avuto contatti diretti con l’Isis. Il suo nome, inoltre, è compreso nella lista statunitense delle persone a cui è vietato imbarcarsi sui voli di linea. Nel 2016 è stato monitorato dai servizi segreti tedeschi, visto che era sospettato di aver preparato una rapina per finanziare l’acquisto di armi automatiche e un attentato. Prove mai trovate e quindi erano finite le indagini nello scorso settembre, lasciato dunque in libertà: poi la strage di Berlino e i forti sospetti che sia stato proprio lui a sequestrare il camion e uccidere 13 persone, autista polacco compreso.
Emergono dettagli inquietanti sul ricercato numero 1 per l’attentato di Berlino, quell’Anis Amir che viene ritenuto responsabile della strage ai mercati di Natale dello scorso 19 dicembre. L’unica certezza sono i suoi documenti ritrovati nella parte anteriore del camion, sotto il sellino del guidatore, che ha ucciso 12 persone a Berlino. Per il resto, al momento, il 24enne tunisino Anis Amri è ricercato con lo scopo “di essere interrogato” ma non necessariamente per una incriminazione diretta. Intanto però le novità arrivano dalla parole del padre di Anis, dopo un’intervista ad una radio tunisina e giunte come un vero boomerang in Italia, visto il coinvolgimento. Era arrivato in Italia nel 2012 Anis Amir, il tunisino ricercato dalla polizia perché sospettato di essere l’autista del Tir dell’attentato a Berlino. Nel nostro Paese è stato 4 anni in carcere in Italia e, dopo aver scontato la pena, ha ricevuto un provvedimento di espulsione. Nel luglio 2015 aveva poi raggiunto la Germania e dall’aprile 2016 risulta “tollerato”, si legge dal report dell’Ansa. Come invece riporta TgCom 24, il padre del ragazzo ricercato avrebbe raccontato come questi aveva lasciato la Tunisia sette anni fa come migrante illegale e ha scontato quattro anni di prigione a Palermo, nel carcere dell’Ucciardone, perché accusato di un incendio in una scuola. «Nella struttura italiana, il giovane avrebbe manifestato comportamenti violenti. Dopo esser uscito di prigione, il tunisino ha atteso il riconoscimento da parte della Tunisia, senza il quale non poteva essere espulso, nel Cie di Caltannissetta. Il successivo provvedimento di espulsione non è però andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge».
La rivendicazione dell’Isis all’ennesimo attentato in Europa nel tragico 2016 ha riacceso improvvisamente la fobia da attacchi terroristici, nelle stazioni, nelle piazze delle grandi città e ovviamente sugli aerei. Dopo la strage di Berlino di due giorni fa, scoppia un caso piuttosto curioso che farò riflettere sugli esiti del terrorismo nella normale vita di tutti i giorni, non certo il primo in questi ultimi anni, ma di certo uno dei più “assurdi”. Ieri Adam Saleh, uno YouTuber americano ma di origine yemenita, è stato fatto scendere da un aereo perché temevano suoi coinvolgimento con il fondamentalismo islamico. Il fatto assurdo è che non è avvenuto per un controllo improvviso della polizia ma per semplice richiesta degli altri passeggeri. Il motivo pare perché parlava in arabo con l’amico e con sua madre al telefono prima della partenza: lo hanno fatto scendere dall’aereo della Delta Airlines da Londra a New York proprio per il semplice sospetto di terrorismo perché parlava arabo. «Il giovane ha ripreso tutta la scena con il suo telefonino in diretta su Periscope e Twitter e il suo video è stato condiviso da milioni di persone. Saleh poi, attraverso una serie di Tweet, ha aggiornato i suoi fan sull’accaduto lanciando l’hashtag#boycottdelta. Il giovane è stato fatto scendere dall’aereo ed è stato consegnato nelle mani della polizia che lo ha interrogato a lungo per due volte», si legge nell’agenzia Ansa. In seguito ha preso un altro aereo con un’altra compagnia, una volta che le forze speciali all’aeroporto hanno verificato che nulla aveva a che vedere con il terrorismo, anzi: «da tempo si batte per sensibilizzare i teenager della comunità islamica perchè non cadano nella morsa del fondamentalismo religioso», leggiamo nel report di TgCom 24. Un caso curioso che fa ben comprendere gli effetti di Isis e “compagnia” sulle nostre semplici e spesso spaventate vite.