Tiziano Renzi è accusato di “traffico di influenze illecite” e le pene previste vanno dagli 1 ai 3 anni. Sarà la giustizia a dire se il papà di Matteo è colpevole ma non c’è dubbio che questa vicenda sia, per l’ex-presidente del Consiglio, un grosso problema, un ostacolo non da poco alla realizzazione del suo progetto politico. Infatti, è notizia di pochi giorni fa, dopo aver in un primo tempo minimizzato ha invocato pena doppia per il padre in caso di colpevolezza provata.
Questi avvenimenti ammettono, oltre che la lettura politica, giudiziaria ed economica, anche quella spirituale. È profondamente diverso che sia il figlio a causare un problema per il padre o sia il padre ad essere di ingombro per il figlio. Se Tiziano Renzi fosse il figlio e non il padre di Matteo, sarebbe molto più semplice per quest’ultimo trovare il modo di incassare la delusione, riparare il danno, ricevere le eventuali scuse, perdonare e continuare poi ad amarlo. Anzi, il padre che non si comportasse in questo modo, il padre che chiudesse la relazione con il figlio, che decidesse di fare pagare al figlio il proprio errore, normalmente non verrebbe giudicato un buon padre. Saremmo invece molto più indulgenti verso un figlio che decidesse di congelare, rompere, il rapporto col genitore qualora questi fosse stato di ostacolo alla legittima crescita del figlio e della famiglia che il figlio si è costruito.
La differenza essenziale risiede nel fatto che è strutturalmente il padre a dare la propria vita al figlio e non il contrario. Per questo il figlio — non importa quanti anni abbia — istintivamente si apre con fiducia piena al padre e non teme mai che dal padre possa venire qualcosa di male: perché un figlio si aspetta dal padre sempre e costantemente tutela.
Un padre invece non ha le stesse attese verso il figlio: anzi, che il figlio deluda il padre è, in certa misura, una dinamica quasi naturale. Perché il figlio deve imparare, perché il figlio deve fare esperienza, perché il figlio deve essere libero di sbagliare. Per questo se il figlio agisce in modo da complicare la vita al padre il buon padre, che certamente ne rimarrà deluso, sarà però sempre pronto all’accoglienza e al perdono, a ricominciare da capo. Anzi c’è un’età in cui è quasi strutturale che i figli deludano i genitori. Gli anni dell’età infantile e adolescenziale sono quasi sempre segnati proprio da questo confronto serrato ed impietoso tra figli e genitori. Sembra addirittura che le disattese dei figli verso i genitori siano necessarie perché servono, per contrasto, a formare e consolidare la loro personalità. Accadde pure a Gesù di deludere Maria e Giuseppe quando decise di passare tre giorni al Tempio di Gerusalemme senza avvisarli.
Mi domando invece cosa possa fare un figlio quando un genitore sbaglia davvero. Preso atto che il senso di tradimento è forte, che la ferita è profonda, cosa si può fare? Credo che l’unica strada che il figlio deluso possa allora percorrere, dopo aver messo in ragionevole sicurezza la vita propria e della famiglia, sia quella di amare l’altro liberamente. Non più perché è un padre da cui ha ricevuto tutto, non perché ne ha bisogno, non per il dovere che avrebbe dovuto svolgere e non ha svolto ma perché è lui: Michele, Sandro, Gianni, Tiziano.
Ciò sarà possibile solo attraverso un grosso ed impegnativo processo di maturazione. Però può essere un punto di vista meraviglioso: perché così facendo quel padre che non ti sei scelto può diventare un amico che ti scegli; perché con questo punto di vista puoi vedere meglio, tra errori e cose giuste, quanto sia difficile la strada per essere genitori. E puoi quindi provare una gratitudine più vera, più profonda e più pronta al perdono. Alla fine la prospettiva che ci viene donata da questo amore gratuito, permette al figlio ferito di vivere una vita forse per la prima volta davvero autonoma e libera. Dove gli sbagli e le cose belle che si fanno non sono il frutto di ciò che hanno fatto o avrebbero potuto fare il padre e la madre, ma sono cose proprie: decisioni che portano il nome e il cognome del soggetto che le compie. E forse allora, alla fine, si può addirittura arrivare a scoprire di essere capaci di perdonare ed amare così nostro padre perché nostro padre ci aveva, in qualche momento della gioventù lontana, aiutato ad essere uomini.