Il procuratore di Imperia, Giuseppa Geremia, ha in questi giorni tolto un’inchiesta alla pm Barbara Bresci per alcune frasi scritte da questa nella propria bacheca del profilo Facebook. L’inchiesta è quella sull’esplosione nella villetta che ospitava Gabriel Garko nel periodo del Festival di Sanremo e le frasi riguardano proprio il fascinoso show-man: “Ma è davvero così bello?”, le chiede l’amica via Facebook, appunto. “Sì”. “Ti sei rifatta gli occhi?”. “Sì”. “E’ tanta roba anche se acciaccato e in pigiama”.
Ora la vicenda è sotto l’attenzione del Csm e della sua commissione disciplinare, che dovrà decidere quali conseguenze avranno le frasi postate dalla Bresci sul popolare social. La quale non ci sta, e supportata dall’amico ex procuratore di Sanremo Roberto Cavallone porta le sue argomentazioni, ricordando che Garko non è indagato e quelle frasi, in definitiva, sollecitate tra l’altro da una persona terza, dovevano restare private, anche perché pubblicate sulla bacheca del proprio profilo personale (nel frattempo cancellato).
C’è poi chi parla di giochi di potere nella stessa procura di Imperia, che sarebbe una “polveriera”, e addirittura di qualcuno che avrebbe spiato il profilo della Bresci. Ma forse proprio qui sta il punto di quella che, in definitiva, potrebbe essere una grossa ingenuità: ritenere che, in un qualsiasi modo, Facebook possa avere un lato privato e invisibile. Certo, esiste il modo di inviare messaggi propri, indirizzati solo alla persona a cui si intende scrivere; ed è vero che potrebbe bastare un click per estromettere occhi curiosi dalle proprie conversazioni. Ma in realtà la privacy dei social è assolutamente virtuale: è molto più facile pensare, e riscontrare nella pratica del loro uso, che ciò che vi si mette sopra è immediatamente di dominio pubblico e potenzialmente mondiale. Pensare il contrario è esattamente l’ingenuità di cui sopra.
Ora, si potrebbe anche dire che l’apprezzamento della pm per quel bellone di Gabriel Garko non ha poi tutta questa sconvenienza: anche le pm sono donne! Ma bisogna anche ricordare che Garko è un elemento, persona offesa per la precisione, di un’inchiesta che era affidata propria alla pm che s’è prima lustrata gli occhi e poi postato i commenti. Esiste un codice di riservatezza, di discrezione, addirittura di silenzio che i pm, a quanto pare, fanno sempre più fatica a rispettare, di continenza addirittura, come ha ricordato il pg Valeria Fazio, massima autorità inquirente della regione. Qualsiasi sbavatura di questa discrezione e continenza potrebbe essere anche una sbavatura di quell’imparzialità che è il valore massimo di chi si occupa di giustizia. Questa infatti la motivazione con cui il procuratore Geremia ha tolto l’inchiesta alla pm: avrebbe potuto “interferire sul necessario equilibrio” del magistrato.
Anche per questo quei magistrati che, come accade ultimamente anche ai massimi livelli, rompono l’etica del silenzio e della riservatezza con giudizi persino sulla politica, rischiano di sperperare la fiducia nell’imparzialità del giudizio che invece non può venir meno nella considerazione di ogni cittadino. E in questo senso i commenti della pm, e donna, di Imperia sono indubbiamente più naturali, meno gravi, ma pur sempre una ferita a quella fiducia, un episodio piccolo ma simbolico di un’eventuale e ben più grave dimenticanza di un’etica professionale.