Novità importanti sul giallo di Maria Ungureanu, la bambina rumena trovata morta nella piscina di un resort a San Salvatore Telesino quasi un anno fa, il 19 giugno scorso. Per la terza volta, infatti, il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta di arresto a carico di Daniel Ciocan e della sorella Cristina, indagati per omicidio e violenza sessuale il primo e per concorso in omicidio la seconda. A darne notizi è il portale Il Quaderno nell’edizione online, motivando la decisione del Riesame di respingere la richiesta avanzata dall’accusa. Per il Tribunale, nessuno degli elementi contro i due indagati sarebbe stato interamente dimostrato. “Non ci sono prove che possano portare a dimostrare che i fatti siano andati così come ipotizza l’accusa”, spiega il Riesame, facendo cadere, ancora una volta, la speranza della famiglia della bambina di undici anni di avere finalmente giustizia. Per gli inquirenti, invece, non sarebbero dubbi: Maria Ungureanu sarebbe stata vittima di reiterati abusi da parte di Daniel Ciocan, anche lui rumeno ed amico di famiglia, il quale l’avrebbe poi uccisa, coperto dalla sorella Cristina.
L’udienza presso il Tribunale del Riesame di Napoli si era tenuta lo scorso 30 marzo ma solo nelle passate ore si è conosciuta la decisione dei giudici che hanno rigettato l’appello nei confronti della decisione presa lo scorso dicembre dal Gip, avanzato dalla Procura di Benevento. Il Gip già nel luglio scorso, ad un mese dalla morte di Maria Ungureanu, aveva respinto la richiesta di misura cautelare nei confronti di Daniel e Cristina Ciocan, ritenendo “inconsistenti” gli elementi a loro carico. Il Riesame ora ha detto di no anche alle motivazioni dell’accusa ma non si esclude un ulteriore ricorso in Cassazione. Nel corso dell’udienza, i difensori dei due fratelli indagati a piede libero avevano cercato di ribaltare la tesi sostenuta dal pm e nella stessa requisitoria erano trapelati punti contrastanti con le motivazioni avanzate dal Gip a sostegno del provvedimento dio rigetto dell’istanza cautelare. Ora, anche il Riesame si è espresso e nelle sue motivazioni di 35 pagine ha precisato: “La gravità dei fatti e la pena per la sorte della povera vittima non giustificano peraltro scorciatoie, né una meno rigorosa valutazione della prova. Ne segue che l’appello del pm debba essere respinto”.