Era la notte del 23 dicembre 1984 quando una delle ultime grandi stragi italiane si verificava a bordo del treno rapido numero 904: una bomba esplose al suo interno mentre stava attraversando una galleria sugli Appennini tra Firenze e Bologna. Il risultato furono sedici morti. Una delle tante stragi rimaste senza plausibili spiegazioni, anche se furono già arrestati anni fa due esponenti della mafia ritenuti coinvolti nell’attentato. Adesso la procura di Firenze rilancia il caso chiedendo il rinvio a giudizio del boss mafioso Totò Riina, già incarcerato. Le accuse sono di essere stato “mandante, determinatore e istigatore della strage da lui programmata e decisa con l’impiego di materiale (esplosivo e congegni elettronici)”. Tale materiale esplosivo poi sarebbe stato usato anche per le successive stragi degli anni 90. Il motivo? La risposta della mafia legata ai corleonesi ai mandati di cattura relativi al maxi processo che erano stati emessi nel settembre 1984 da Falcone e Borsellino, i due giudici che poi verranno massacrati sempre dai mafiosi. Si è arrivati a questa nuova svolta grazie alle dichiarazioni di alcuni pentiti di mafia e camorra come Giovanni Brusca.