Il matrimonio Gay, in Italia, resta al di fuori della legge. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale. Rigettando alcuni ricorsi sui matrimoni gay che erano stati presentati dalla Corte d’Appello di Trento e dal Tribunale di Venezia. Non esistono, quindi, al momento gli estremi giuridici per poter ritenere la convivenza tra due persone dello stesso sesso equiparabile al matrimonio tra uomo e donna.
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I ricorsi presentati chiedevano che alcuni articoli del codice civile che impediscono il matrimonio tra persone dello stesso sesso fossero dichiarati illegittimi. In diverse occasioni, a tre coppie di omosessuali erano state rifiutate, da parte dell’ufficiale di stato civile dei rispettivi comuni di residenza, le pubblicazioni matrimoniali. Di fronte al rifiuto, spinti dalla campagna “Sì lo voglio” promossa dall’associazione radicale Certi diritti e da alcune associazioni della comunità lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e trans), le coppie hanno fatto ricorso. Sperando di ottenere dal giudice una richiesta di pronuncia da parte della Consulta. E come loro, così hanno fatto, nel corso degli ultimi due anni, una trentina di coppie gay, alle quali erano state rifiutate le pubblicazioni di matrimonio. I giudici della Corte d’appello di Trento e del Tribunale di Venezia sono stati i primi a compiere questo passo. Nel corso dell’udienza presso la corte costituzionale, i legali delle coppie omosessuali avevano esortato ai giudici di dare una «risposta coraggiosa». Speravano, infatti, che questi, dando loro ragione, colmassero con una sentenza favorevole al matrimonio Gay, un vuoto legislativo.
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La lettura della motivazione ufficiale della sentenza, che sarà scritta del giudice Alessandro Criscuolo, deve essere ancora comunicata. In ogni caso, la Corte costituzionale ha respinto i ricorsi sui matrimoni tra persone dello stesso sesso definendoli infondati e inammissibili. Sembra, in ogni caso, che nelle motivazioni il giudice sottolineerà che è compito del legislatore, e non della consulta, legiferare e colmare un eventuale vuoto legislativo. Non è chiaro se, nelle motivazioni, il giudice esorterà il legislatore in tal senso.
Dopo la pronuncia della Corte Costituzionale viene paralizzato, al momento, ogni tentativo di regolamentazione delle coppie di fatto. Questo, almeno, è quello che scrive la maggio parte dei giornali. I quali si riferiscono ad alcuni diritti e doveri, in particolare, come quello della reversibilità della pensione, dell’assistenza al partner malato in ospedale, fino ai diritti sull’eredità. Tali diritti e doveri, tuttavia, sono fruibili ed esercitabili – fanno notare in molti – con semplici modifiche al Codice civile. Senza, quindi, una modifica sostanziale della Costituzione. Né della naturale concezione dei rapporti tra uomo e donna delle nostra società.