Ad esprimersi rispetto all’aggressione a sfondo marcatamente omofoba subita da Sebastiano Riso è stato lo stesso regista di “Una famiglia”. Queste le parole del cineasta riportate da RaiNews:”Sul viso, nello stomaco e all’altezza dello sterno. Ieri sono stato colpito tre volte, e tre volte mi sento attaccato: come omosessuale, come regista e come persona. Come omosessuale perché mentre mi colpivano, mi rivolgevano insulti omofobi. Come regista e come persona perché quegli insulti facevano riferimento a tematiche affrontate nel mio ultimo film, come la possibilità per le coppie gay di formare una propria famiglia, e perché la violenza stata esercitata contro la mia inclinazione a esprimere me stesso anche e soprattutto attraverso il mio lavoro. Nonostante la paura e la rabbia, che ancora provo a distanza di qualche ora, sono sicuro che continuerò a farlo, come e più di prima”. (agg. di Dario D’Angelo)
LA DIFESA DELLA COLLEGA TEA FALCO
L’aggressione omofoba ai danni di Sebastiano Riso, il regista di “Una famiglia” ha indignato il popolo del web. Sui social, sono tantissimi gli artisti che si sono schierati accanto al giovane regista condannando l’aggressione. La giovane attrice Matilda De Angelis, su Instagram, ha scritto: “Non fate altro che alimentare l’odio e la violenza. Invece di capire l’amore. Ignoranti, ignoranti, ignoranti”. Ancora più dura, invece, è la condanna di Tea Falco, giovane attrice italiana che ha conquistato la popolarità recitando nelle serie tv 1992 e 1993. “Io sono senza parole. In che paese viviamo? il mio amico regista @sebastianoriso oggi è in ospedale dopo aver fatto un film che tratta il tema dell’adozione clandestina, utero in affitto” – comincia così il messaggio di Tea Falco che poi entra nei particolari – “Puoi dire che non sei d’accordo, non vedere il film, ma perchè picchiare? Ognuno è libero di fare quello che vuole, nel rispetto dell’individuo. Picchiare un uomo è da codardi. L’omofobia deve finire, siamo nel 2017. In che mondo viviamo?”. Cliccate qui per vedere il post.
PROGNOSI DI 10 GIORNI
Brutto episodio per Sebastiano Riso, il regista di “Una famiglia”, aggredito ieri, lunedì 2 ottobre, intorno alle 17 nell’androne della sua abitazione a Roma. Un pestaggio a sfondo omofobo in piena regola, quello subito da Riso, che agli inquirenti ha raccontato di aver ricevuto una serie di insulti collegati proprio all’ultimo film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, da parte di due individui. Subito trasportato all’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina, come riportato da La Repubblica, a Riso i medici hanno riscontrato una contusione della parete toracica addominale e un trauma della regione zigomatica con edema alla cornea. Per mettersi completamente alle spalle quest’aggressione, Sebastiano Riso dovrà osservare una prognosi di 10 giorni. Per non parlare del trauma psicologioco che ne deriverà.
IL FILM OGGETTO DI INSULTI
Come raccontato dallo stesso Sebastiano Riso, i due individui che l’hanno aggredito e insultato con improperi di natura chiaramente omofoba, hanno preso di mira il film “Una famiglia”, uscito nelle sale cinematografiche lo scorso 29 settembre. Presentato alla Mostra del cinema di Venezia, il lungometraggio ha come protagonista Micaela Ramazzotti, e tratta della tematica degli uteri in affitto. Nella pelliccola si affronta infatti la situazione italiana di illegalità e attraverso il racconto di quanto avviene ormai puntualmente: la vendita clandestina di bambini partoriti da una donna (nel film appunto Micaela Ramazzotti) tanto a coppie etero quanto a una coppia omosessuale. Il regista è molto impegnato sul fronte delle problematiche del mondo gay: già nel 2014 con il film ambientato a Catania, “Più buio di mezzanotte”, presentato a Cannes, aveva raccontato attraverso la storia di Davide, un 14enne che vorrebbe essere nato donna, un conflitto comune a molti giovani d’oggi.