“Sento scemare le forze”, forse la frase più drammatica di una lettera esclusiva che Benedetto XVI ha inviato ai lettori del Corriere della Sera. “Urgente a mano” c’è scritto fuori, mittente “Monastero Mater Ecclesiae, V-120, Città del Vaticano”. E’ così che c’era scritto fuori. Un tuffo al cuore per la redazione del giornale nella sua sede romana. Dentro, le parole del papa emerito dedicate a Massimo Franco, uno dei principali editorialisti del giornale. Sì, il papa che ha dato le dimissioni, sconvolto la storia della Chiesa, chiuso nell’eremo a pochi metri dal frastuono della capitale, scrive. Ma non solo a lui, risponde ai tantissimi lettori che in questi mesi hanno chiesto sue notizie, fedeli che lo hanno amato e ancora lo amano. “Mi ha commosso che tanti lettori del Suo giornale desiderino sapere come trascorro quest’ultimo periodo della mia vita”, inizia la lettera, poche righe soltanto, ma imponenti come venissero direttamente dal Cielo. “Nel lento scemare delle forze fisiche interiormente sono in pellegrinaggio verso Casa”: il papa sente la fine che si avvicina, ma il suo cuore è gioioso perché presto tornerà alla Casa da cui tutti proveniamo.
LA STRADA E LA GRAZIA
“E’ una grande grazia per me essere circondato in quest’ultimo pezzo di strada a volte un po’ faticoso, da un amore e una bontà tali che non avrei mai potuto immaginare”. Torna la parola “ultimo”, ripetuta due volte, la coscienza di essere alla fine del percorso della vita. “In questo senso considero anche la domanda dei Suoi lettori come accompagnamento per un tratto. Per questo non posso far altre che ringraziare, nell’assicurare da parte mia a voi tutti la mia preghiera”. In basso la firma, lettere scritte a mano piccole, la fatica del gesto fisico. Chi avrebbe mai detto che per ben cinque anni e speriamo ancora di più, due papi avrebbero convissuto insieme, commenta Franco, “senza per questo sovrapporsi o peggio trasmettere messaggi di divisione”. Esatto. Nonostante una piccola parte di cattolici consideri Ratzinger l’unico vero papa, forse mai in precedenza la Chiesa aveva dato testimonianza di unità al livello più alto: “Una convivenza non regolata da nessuna legge; affidata soltanto al carattere di questi due personaggi così diversi, nonostante una sottolineatura, a tratti un po’ d’ufficio, della continuità tra i loro pontificati” conclude l’editorialista del Corriere.