Il 9 luglio la Chiesa Cattolica celebra Santa Veronica Giuliani, una delle grandi mistiche della storia. Veronica, il cui vero nome era Orsola, nacque nel 1660 a Mercatello sul Metauro, in provincia di Urbino, in una famiglia benestante. Il padre era infatti un capitano e la sua vita fu fin da subito densa di fatti prodigiosi: si narra che a cinque mesi si mise a camminare per andare a venerare un quadro in cui era rappresentata la S. Trinità, mentre verso i due anni di vita iniziò ad avere visioni di Gesù e la Madonna che le sorridevano dalle immagini sacre. Quando si recava a messa vedeva Gesù nel momento dell’elevazione dell’ostia e, da bimba qual era, si lanciava verso l’altare urlando: “Bello!”. La madre Benedetta morì quando Orsola aveva sei anni e, al momento in cui la moribonda ricevette la comunione, la bimba volle anche lei ricevere il sacramento. Prima di spirare la donna chiamò vicino a sé le cinque figlie e a ognuna di loro assegnò una piaga di Gesù al momento della crocefissione, alla piccola toccò quella del Sacro Cuore, piaga che caratterizzò poi la sua morte. Orsola era ansiosa di soffrire quanto aveva sofferto il Cristo e per questo motivo si sottoponeva a penitenze di ogni tipo; una volta pose la mano sul fuoco scottandosela pur di provare gli stessi dolori che aveva provato il figlio di Dio, camminava sulle ginocchia, si pungeva con spine e costruiva enormi croci che poi portava sulle spalle. A dieci anni le apparve il Signore che la invitò a dedicarsi a lui e in quel momento prese la decisione di farsi religiosa, nonostante il padre avesse sognato per lei un matrimonio. Entrò nel convento delle Cappuccine di Città di Castello nel 1677, a diciassette anni, e cambiò il suo nome in Veronica. Tutta la sua vita fu un susseguirsi di visioni e di fenomeni che la Chiesa di allora controllava con grande zelo e le venne ordinato di tenere un diario che lei scrisse per trent’anni, su cui annotava tutte le sue esperienze mistiche. Provò ogni dolore nella sua sete di penitenza, dalle stimmate fino a ricevere sul capo il segno della corona di spine e i suoi dolori erano tanto visibili che tutti la chiamavano “Sposa del crocifisso”. Il vescovo di Città di Castello venne sollecitato dal papa a porre sotto rigido controllo la monaca e per questo motivo egli si recava con altri prelati a ispezionare le piaghe sul corpo che vennero curate da un medico per sei mesi.
Costui, dopo aver bendato le ferite, poneva dei sigilli ma esse non guarirono mai, anzi si ingrandirono. Veronica, considerata folle, fu messa alla prova dell’obbedienza e le fu proibito il contatto con le altre religiose, le vietarono di assistere alla messa e la rinchiusero cinquanta giorni in una celletta, ma non mostrò mai alcun segno di insofferenza e obbedì sempre ai rigidi ordini superiori, tanto da lasciare stupito anche lo stesso vescovo. Convinti tutti che Veronica non fingesse, ella poté tornare ai suoi compiti di maestra delle novizie e in seguito divenne badessa del convento. Morì il 9 luglio 1727 dopo un mese di malattia e il suo cuore venne trovato trafitto da parte a parte, così come racconta il suo confessore, padre Ubaldi, trafitto come nelle illustrazioni del Sacro Cuore che le iconografie hanno tramandato. Il corpo di Veronica venne posto sotto l’altare maggiore della chiesa delle Cappuccine di Città di Castello dove si trova ancor oggi ed ella venne canonizzata nel 1839 da Gregorio XVI. I diari che tenne durante trenta anni della sua vita furono pubblicati in dieci volumi con il titolo “Il tesoro nascosto”. Santa Veronica Giuliani viene ricordata ogni anno nel suo monastero di Città di Castello con una serie di celebrazioni religiose che durano una settimana durante la quale il chiostro viene aperto al pubblico e si procede anche alla benedizione degli ammalati e dei bambini.