Mario Draghi ha confermato la fine del Quantitative Easing a dicembre e tassi invariati almeno fino all’estate 2019. Ma ha fatto anche notare che le esportazioni europee hanno perso un po’ di slancio, mentre l’inflazione è ancora un pericolo e i salari sono in ripresa. In generale, l’intera economia europea si è stabilizzata, ma precisa che una guerra commerciale con gli Stati Uniti (o con altri paesi, come la Cina) avrebbe effetti disastrosi. Abbottonato, ma ottimista il governatore della Banca Centrale Europea, intervenuto oggi al quartier generale della BCE a Francoforte per commentare anche la tregua commerciale siglata tra Trump e Juncker, tra USA e Unione Europea. «Le aperture di Trump sono un buon segno, in un certo senso perché dimostra che c’è una volontà di discutere di nuovo le questioni commerciali in un quadro multi-laterale, ma è ancora presto per valutare il contenuto dell’accordo, la minaccia del protezionismo rimane grande”.» ha dichiarato Draghi. (agg. di Silvana Palazzo)
DRAGHI: “INFLAZIONE? PRESTO PER CANTARE VITTORIA”
Il mandato di Mario Draghi alla guida della Banca Centrale Europea è nella fase finale della sua lungimirante gestione, ma i temi ancora aperti sono tutt’altro che “minoritari” rispetto alle emergenze economiche di tutta la Ue: non solo, come fatto intuire dallo stesso Presidente Bce al termine del Consiglio Direttivo, gli effetti reali della sua importante politica alla guida della Banca Europea si potranno avere probabilmente solo dopo il termine del suo mandato. Tradotto in termini poveri, dopo la fine del Quantitative Easing: «la fine del QE arriverà a fine dicembre 2017. Il Consiglio direttivo continuerà a effettuare acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attività all’attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro sino alla fine di settembre 2018». Secondo ancora l’affondo di Mario Draghi, se a settembre i dati recenti confermeranno le prospettive di inflazione a medio termine, allora «il ritmo mensile degli acquisti netti di attività sarà ridotto a 15 miliardi di euro sino alla fine di dicembre 2018 e in seguito gli acquisti netti giungeranno a termine». Dettando dunque la linea dei prossimi mesi in Bce, Draghi spiega che è «davvero troppo presto per poter cantare vittoria contro l’inflazione». La Bce annuncia di aver lasciato i tassi invariati almeno fino all’estate 2019: «Il Consiglio direttivo si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino all’estate del 2019 e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine», sottolinea ancora il n.1 italiano.
“BENE APERTURA DI TRUMP ALL’UE”
Secondo il Presidente della Banca Centrale Ue la ripresa è fiduciosa anche se non “solidissima”: «Nonostante le incertezze sul commercio globale, i dati indicano che l’Eurozona precede su un terreno di crescita solida e diffusa» ha ribadito spiegando che l’inflazione continuerà a riavvicinarsi ai livelli desiderati dalla Bce, ma «con uno stimolo monetario significativo che è ancora necessario». Secondo il n.1 della Banca Centrale di Bruxelles, le recentissime notizie che giungono da Washington in merito all’accordo tra Donald Trump e Jean Claude Juncker sono un gran bel segnale per la ripresa commerciale ed economica europea. «L’intesa annunciata ieri dopo il vertice fra il presidente Donald Trump e quello della Commissione Ue Jean-Claude Juncker è un buon segno, mostra che c’è di nuovo la volontà di discutere del commercio in una cornice multilaterale», ha concluso il suo discorso il Presidente Draghi.