La campagna per il voto dentro o fuori dall’Europa è ufficialmente ripresa in Gran Bretagna dopo la breve sospensione decisa per rispetto a Jo Cox, la giovane parlamentare del partito Labour assassinata venerdì scorso in West Yorkshire.
Mancano solo quattro giorni al referendum Brexit. I primi poll dopo la tragica morte della Cox danno in leggero vantaggio il fronte Remain, dopo che per una settimana era prevalso l’orientamento a lasciare l’Europa. Tuttavia altri sondaggi mostrano un serrato testa a testa. E’ forse un pò azzardato ipotizzare che la tragedia che ha sconvolto il Paese possa avere influenzato gli indecisi contro la Brexit. La pausa di riflessione per il lutto ha ammorbidito i toni della campagna referendaria. Ai principali argomenti usati dalle due opposte coalizioni, l’economia e l’immigrazione, si sono aggiunte sollecitazioni sull’importanza di un voto per la democrazia e la società del futuro.
Nella City, centro finanziario del Regno Unito e dell’Europa, prevale l’argomento economico. Le grandi banche, i gestori finanziari, le boutique d’investimento e le multinazionali stanno da mesi studiando come organizzarsi in uno scenario di Brexit. La grande maggioranza è schierata a favore dell’Ue. E’ nel loro interesse che si mantenga lo status quo perchè i rischi che pesano sulle decisioni d’investimento sono molti. Si teme una possibile fuga degli investitori internazionali dal mercato azionario e obbligazionario UK, un aumento del deficit del Regno Unito, il deprezzamento della sterlina (peraltro già in atto), la perdita di posti di lavoro, e costi aggiuntivi per il business. Nell’incertezza molte organizzazioni hanno congelato le nuove assunzioni e rimandato al dopo-referendum importanti decisioni.
Rivel Research Group, una società di marketing che analizza il feedback degli investitori globali, ha pubblicato uno studio in cui emerge che la maggior parte si sta preparando a uno shock sul mercato azionario UK e teme che Brexit danneggerà l’economia europea. Solo il 3% degli investitori britannici crede che lo stato di salute dell’economia europea migliorerebbe se la Gran Bretagna uscisse dall’UE, rivela lo studio che ha raccolto i pareri di 333 investitori “buy-side” globali. Il sentiment negativo, inoltre, è più forte tra gli investitori dell’Europa continentale perchè solo il 2% degli intervistati si aspetta che l’economia europea possa andare meglio in un futuro senza la Gran Bretagna. Al contrario, il 78% degli investitori UK intervistati e il 77% di quelli europei crede che l’economia UE migliorerà se la Gran Bretagna resta.
Più dei due terzi degli investitori britannici intervistati si aspetta inoltre un impatto negativo sull’appeal delle azioni domestiche e il 76% degli investitori del Continente condivide questa posizione. Anche per l’Institute of International Finance, associazione globale dell’industria finanziaria, un voto pro-Brexit potrebbe avere un grande impatto sul mercato, esacerbando la caduta già in atto dell’azionario globale e dei rendimenti delle obbligazioni governative. Dollaro e yen ne trarrebbero vantaggio a scapito di sterlina, euro e divise dei mercati emergenti. Tuttavia, aggiunge l’IIF, la volatilità sul breve termine in caso di Brexit risulterebbe contenuta grazie alle misure per stimolare liquidità messe in atto dalla banca centrale.
“Questo non è un altro caso Lehman,” scrive l’istituto, riferendosi alla banca americana il cui fallimento per la crisi dei subprimes si rivelò contagioso. Resta poi da vedere se una Brexit istigherebbe un’ondata di referendum secessionisti in altri paesi membri dell’UE dove l’opinione pubblica su Bruxelles e le sue istituzioni è ai più bassi livelli. Anche la richiesta d’indipendenza della Scozia potrebbe tornare sul tavolo, conclude l’IIF.
La City di Londra sarebbe poi direttamente colpita da un’uscita dall’Europa perchè perderebbe il suo status di centro finanziario internazionale. Gli operatori della finanza dovrebbero aprire uffici (anche se molti già da anni lo hanno fatto) in altri paesi europei. Questo comporterebbe costi aggiuntivi e trasferimenti di personale. I francesi si sono già fatti avanti e con lo slogan “welcome to Europe” hanno invitato i banchieri della City a trasferirsi Parigi. La scorsa settimana, dopo che alcuni sondaggi hanno mostrato un vantaggio significativo del fronte Leave, gli investitori si sono rifugiati nel debito sovrano mandando a picco sterlina e azioni domestiche. Per questi giorni prima del referendum aspettiamoci nuova turbolenza.