Come fare per evitare una nuova recessione negli Usa e in Europa? La domanda è più che mai attuale, dato che domenica è previsto un vertice europeo sulla crisi dell’Eurozona e il 3 novembre si aprirà a Cannes un G-20 alla ricerca di soluzioni condivise a livello globale. Joseph Stiglitz, Nobel 2001, economista statunitense famoso per le sue analisi sulle cause della crisi economica, in un’intervista si è detto convinto che negli Usa occorre aumentare la spesa pubblica, insieme alle tasse sui ricchi, mentre l’Europa deve abbandonare la strada dell’austerità. Questo “schemino” dall’impronta keynesiana, non convince però Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze.
Stiglitz sostiene che per evitare la recessione occorrerebbero meno tagli alla spesa pubblica e più tasse per i ricchi: che ne pensa?
Forse questa ricetta può andare bene per gli Stati Uniti. Ma se fosse applicata all’Italia non esiterei a definirla quasi una “fesseria”. Che cosa faremmo noi con più tasse ai ricchi? L’1% di Pil in più? E come facciamo a finanziare la crescita con questo 1%? Noi abbiamo bisogno di diminuire il debito pubblico e di reperire risorse con una manovra finanziaria straordinaria. La crescita non avviene per incanto e non si può certo fare senza investimenti, in parole povere senza soldi.
Cosa bisogna fare allora?
Tenendo in ordine i conti dello Stato e non aumentando il debito pubblico, dobbiamo ricorrere a una manovra finanziaria straordinaria, come la messa in vendita di beni pubblici, immobili dello Stato o altro. Oppure si anche può mettere in conto d’esercizio per la durata di venti anni, come si fa ad esempio con le energie rinnovabili, progetti come il ponte sullo stretto di Messina e altre iniziative.
Stiglitz dice anche che occorre investire fondi pubblici in infrastrutture, istruzione e tecnologia. Addirittura, agli Stati Uniti converrebbe indebitarsi a lungo termine a tassi straordinariamente bassi. Grazie alla crescita maggiore, l’America otterrà poi entrate fiscali superiori e la sua posizione fiscale ne uscirà rafforzata.
Anche questa ricetta potrebbe andare bene per gli Stati Uniti, che hanno tassi molto bassi e possono stampare dollari quando vogliono, finché sono una grande potenza. Ma se questo tipo di soluzione venisse applicata nel nostro Paese andremmo incontro a un disastro. L’Italia deve ridurre il debito pubblico, non può indebitarsi. Sa che cosa significa essere indebitati con l’estero? Vuol dire incatenare il proprio Paese a un cupo destino. Ma poi che messaggio sociale è quello di indebitarsi? Parlo anche di una questione etica, morale. Essere indebitati con l’estero è una tragedia. Basta pensare a quello che è accaduto a diversi Paesi qualche anno fa.
Su questo punto Stiglitz sembra quasi insistere. Parla di “feticismo del deficit”, di un clima di austerità che deprime, che non solo non favorisce la crescita, ma la frena.
Ma quale feticismo del deficit? Che cosa lasciamo poi ai nostri figli con un alto indebitamento? Mi sembra proprio il riassunto di una serie di manovre neo-keynesiane che, alla prova dei fatti, non portano da nessuna parte. Gli Stati Uniti stanno già operando manovre di stampo keynesiano, con un disavanzo che è al 9% del Pil e contemporaneamente con una disoccupazione che, da lungo tempo, è precipitata a livelli di allarme: il 9,1%. Ora, malgrado tutte queste manovre, che Stiglitz ritiene addirittura insufficienti, non mi sembra proprio che gli Stati Uniti stiano crescendo. Anzi, mi sembra che la situazione sia di stagnazione e quindi di preoccupazione diffusa.
Il premio Nobel per l’economia sostiene che per salvare l’euro occorre rafforzare il Fondo salva- Stati e lanciare obbligazioni garantite da tutta l’Eurozona. Cosa ne pensa?
Il Fondo salva-Stati, almeno come lo vedo io, non può diventare un fondo assistenziale. Io vedo questo Fondo, che è importante, come una sorta di cooperativa, a cui tutti gli Stati partecipano cercando innanzitutto di mettere a posto i loro conti. Quindi lo vedo come un Fondo che ha l’obiettivo di avviare i Paesi alla soluzione dei loro problemi. Quanto alle obbligazioni, credo che Stiglitz si riferisca agli Eurobond.
E cosa pensa di questo strumento la cui adozione è stata richiesta da diversi economisti?
So che la proposta è stata lanciata anche da economisti italiani e quindi non voglio giudicarla sbrigativamente. Ma penso che gli Eurobond non si faranno mai. Sono scettico al proposito. Per realizzarli bisognerebbe cambiare la Costituzione, l’Europa dovrebbe diventare una federazione, fatto che non mi convince affatto, perché io tengo alle scelte autonome dell’Italia, soprattutto di fronte a un asse di fatto franco-tedesco che ci metterebbe in un ruolo secondario all’interno dell’Europa. La proposta stessa di garantire gli Eurobond con le riserve auree italiane non mi piace. Preferisco che quelle riserve restino dove sono. Per i nostri figli.
(Gianluigi Da Rold)