A un nuovo riassetto societario in Pirelli – come si usa dire in Piazza Affari – “il mercato crede”. Il titolo della Bicocca è volato ai massimi (15 euro) sulla scorta di prospettive ormai già oltre lo stato di “rumor”: tanto più che la stessa Camfin – cassaforte di Pirelli al 26% – non ha commentato le voci di Opa in preparazione su Pirelli, che capitalizza oggi oltre 7,4 miliardi alla Borsa italiana. Sarebbe in particolare la posizione del gruppo russo Rosneft a imporre la ricerca di nuovi investitori di lungo periodo: e in un periodo di mercati iperliquidi e “a tassi zero” non sarebbe stato difficile attirare l’attenzione di istituzioni asiatiche come la coreana Hankook, la giapponese Yokohama e soprattutto le cinesi China Chemical Corporation e Zhongce Rubbert Company.
A quanto è filtrato dalla stampa più informata – soprattutto Il Corriere della Sera, di cui Pirelli è importante azionista – UniCredit e Intesa Sanpaolo, soci di Camfin, appoggerebbero la ristrutturazione: i due “campioni nazionali” bancari condividono del resto il supporto a Marco Tronchetti Provera fin dal suo intervento in Telecom. Si vedrà: l’anno dell’Expo di Milano potrebbe quindi vedere un’ulteriore globalizzazione nella proprietà del brand industriale più milanese (e dell’ultimo marchio storico italiano con Fiat).
Colpisce, in ogni caso, la sintonia operativa fra Tronchetti Provera e i vertici di UniCredit e Intesa negli stessi giorni in cui gli stessi soggetti sono al lavoro attorno a un dossier probabilmente più faticoso ancora: la stabilizzazione della proprietà, della governance e del debito Rcs. Come si usa dire a San Siro – luogo milanesissimo e molto frequentato dal presidente della Pirelli, oltreché dall’establishment bancario milanese -, non succede ma succede…