«Abbiamo l’autostrada, ma non sappiamo bene a che serve… è evidente l’impegno di spremere l’economia nazionale nella direzione di una motorizzazione individuale forzata… dimenticando che mancano le strade normali in città e nel resto del Paese». Questa è l’opinione che trovava un lettore dell’Unità il 3 ottobre 1964 dopo che il governo Moro inaugurava l’Autostrada del sole. Oggi diremmo che quel governo aveva “sprecato i soldi pubblici” per un’opera faraonica che non serviva. Probabilmente non c’era nessuno perché ci volevano due giorni; quando i due giorni sono diventati ore la storia è cambiata. Sarebbe interessante ricostruire i flussi turistici in Italia o del trasporto merci prima e dopo l’opera. Sarebbe interessante ricostruire gli effetti sulle imprese.
All’apertura dell’autostrada non “si sapeva bene a che serviva”; racchiudere su un foglio excel l’impatto di opere infrastrutturali di questa portata è impossibile perché c’è un mondo prima e dopo e serve una grande dose di lungimiranza e di coraggio per iniziarle e vedere l’impatto di lungo termine. Non si possono fare i “conti della serva” su opere che cambiano il modo di spostarsi di un Paese e che cambiano la competitività delle sue imprese; molte opere che oggi vediamo in coda o affollate all’apertura erano vuote. E se proprio vogliano usare i fogli excel bisognerebbe considerare che certe opere vengono usate cento anni dopo la loro inaugurazione. È il caso di alcuni passi alpini o di alcune linee della metropolitana di Londra.
A proposito di Londra, oggi si sta costruendo un tunnel ferroviario di quasi 120 chilometri per la modica cifra di 20 miliardi di euro che oggi in Italia sarebbe sicuramente ritenuto “inutile”. Su alcune tratte si risparmiano “solo 20 minuti o meno”; però si eliminano i ritardi, si incentiva enormemente un mezzo che non inquina e si costruisce una rete che connette una delle maggiori capitali europee agli aeroporti in tempi rapidissimi eliminando ogni contrattempo. Da Milano ci metteremo di meno ad andare a Canary Wharf atterrando a Heathrow che in Liguria o in Romagna in una giornata di traffico. Questo vantaggio competitivo di Londra quanto vale? Quanto vale lo svantaggio competitivo delle imprese italiane se non hanno le stesse possibilità di muovere le merci oppure devono mettere in conto le giornate di traffico, la neve, la pioggia, gli incidenti, ecc. Figuriamoci per i turisti che non dimenticheranno mai il contrattempo nelle due sudatissime settimane di ferie.
Sarebbe anche il caso di chiedersi come mai la Svizzera, la Francia e l’Inghilterra si sono impegnate in questo tipo di opere che in Italia vengono abbandonate in alcuni casi dopo averci speso centinaia di milioni. Perfino nell’America degli aerei e della benzina economica si sta rispolverando l’idea dei treni ad alta velocità (anche in Texas…). Non si decide pro o contro la Tav, che in Francia stanno facendo, con una calcolatrice; si decide immaginando se l’Italia vuole essere dentro o fuori certe reti di merci e turisti e avere le stesse chance degli altri. Pensiamo solo, a proposito di turismo, cosa voglia dire proporre un pacchetto in cui si atterra a Roma e in tre ore si può andare a Milano o al mare in Calabria.
Se il Movimento cinque stelle tiene ai soldi degli italiani scoperchi piuttosto il pentolone dei concessionari autostradali a cui sono stati garanti rendimenti in doppia cifra per un monopolio pubblico, senza rischio, persino negli anni dei tassi a zero oppure faccia partire le gare evitando regali. Qualcuno avrà visto gli incrementi medi in alcune tratte autostradali negli ultimi dieci anni o le acquisizione transfrontaliere a botte di miliardi di euro… Se invece si finirà con le opere autostradali finanziate dai concessionari con rendimenti da leccarsi i baffi e la Tav morta e sepolta l’unico sentimento sarà la delusione.