Mercoledì alla Camera può accadere tutto e, più probabilmente, può non accadere nulla. Queste ore preparatorie del dibattito sono piene di notizie di febbrili trattative e anche di scontri nella maggioranza.
Berlusconi vuole il voto su un documento, i finiani vogliono un vertice di maggioranza per concordare il testo. Le due parti in contrasto stanno cercando di esplorare la possibilità di una convivenza mentre falchi e colombe svolazzano su entrambi gli schieramenti. Fini crede di aver chiuso, con il video mandato in onda sabato, la questione della casa di Montecarlo. I giornali che lo hanno attaccato fanno sapere di non voler mollare la presa.
Fra i berlusconiani alcuni leggono le parole di Fini come una sorta di resa con la susseguente richiesta di tregua, altri mettono l’accento sulle parole con cui il presidente della Camera ha tirato in ballo il premier accusandolo di favorire la campagna di delegittimazione. La Lega assiste a questa fase convulsa non nascondendo la sua diffidenza sulla possibilità che il governo possa proseguire nella pienezza dei suoi poteri.
Se si dovesse concretizzare lo scenario della rottura la fine della maggioranza sarebbe certificata e le elezioni anticipate si farebbero più vicine. Se invece si trovasse il modo di evitare lo scontro finale sul voto, ci si avvierebbe verso una fase carica di tensioni che potrebbero riaccendersi soprattutto sul dossier giustizia.
Berlusconi non vuole le elezioni anticipate ma soprattutto teme un lungo logoramento. Fini vuole avere più tempo per lanciare il suo partito ma soprattutto non vuole apparire come quello che ha staccato la spina che tiene in vita il governo. Un ruolo importante avranno i sondaggi che in queste ore stanno testando le reazioni dell’opinione pubblica al discorso di Fini. Il presidente della Camera non è ancora uscito dall’angolo.
Nel suo gruppo si è fatto esplicito il divario fra quanti vogliono riallacciare i rapporti nel centro destra e quanti invece chiedono di rompere definitivamente i ponti con il berlusconismo. Berlusconi deve capire quanta parte del mondo della destra solidarizza con questo nuovo Fini che veste i panni della vittima oppure quanti sono pronti ad abbandonare un leader dimezzato dalla propria ammissione di leggerezza sull’affaire Montecarlo.
Il premier ha bisogno di un colpo di teatro per rimontare la china di una pubblica opinione sconcertata dalle divisioni e dai sempre più evidenti segnali di insoddisfazione delle parti sociali, soprattutto di Confindustria. E’ un’impresa praticamente impossibile mettere riparo a questa situazione a meno di un cedimento strutturale dei finiani. Così è facile prevedere che la guerra continuerà e mercoledì si capirà solo se ci sarà il botto o se sarà una lunga guerra guerreggiata.