Voce dal sèn sfuggita / poi richiamar non vale: / non si trattien lo strale, / quando dall’arco uscì. Non credo Giuliano Poletti conosca il “Sommo Poeta Cesareo” Pietro Metastasio e i suoi aforismi. Quello citato non è solamente uno dei più noti ma anche quello che calza meglio la sua estemporanea (ma se non lo fosse?) uscita su nuovi contributi di solidarietà “forzosa” sulle pensioni. Tuttavia, ormai la frittata è fatta e occorre chiedersi che fare.
In primo luogo, ce ne sono state già numerose sul Jobs Act (perché ci si ostina a chiamarlo in inglese?), le quali hanno fatto sì che, hollywoodianamente parlando, molto uscite venissero considerate moments of comic relief nella tragedia dell’economia e della politica economica italiana. La sortita sulle pensioni ha, invece, implicazioni maggiori. Non solo una risata o una tempesta in un bicchier d’acqua poiché da una settimana ha scatenato angosce e paure. Alcuni economisti hanno utilizzato il modello econometrico di Oxford, coniugato con le teorie di Stiglitz, Dixit e Pindyck, per quantizzare il costo all’Italia del subbuglio creato; a seconda delle ipotesi, si arriva a circa mezzo punto di Pil. Si sarebbe fatto prima a non erogare nessuna pensione a nessun italiano per un paio di anni (e a pagarne le conseguenze politiche).
I danni saranno ancora maggiori se l’idea farà strada in consiglio dei Ministri; a Pimco, uno dei maggiori gestori di obbligazioni, si afferma che si tratterebbe di un default (curiosamente annunciato dal ministro del Lavoro e non dal presidente del Consiglio o dal ministro dell’Economia e delle Finanze o dal Governatore della Banca centrale, come di solito si fa). E sono state disposte le batterie per vendere alla grande prima di subire perdite.
Al di là degli aspetti finanziari e giuridico-costituzionali, si pone il problema dell’asticella, per utilizzare il lessico di Poletti. I risparmi sarebbero minimi se non si toccassero le pensioni del ceto medio basso. In effetti, si dice che i computer del ministero del Lavoro abbiano effettuato simulazioni prendendo come base pensioni lorde di 2500 euro al mese (al netto 1800 euro); un “maxi-prelievo” su questi importi genererebbe 10 miliardi l’anno di risparmi finanziari, ma scatenerebbe un vero e proprio caos sociale. Al ministero non si nega l’esistenza di simulazioni (troppa gente ne è stata coinvolta), ma si dice che si tratta di documenti di nessun valore: qualche dirigente che nella pace estiva si trastullava con i computer. Speriamo che sia proprio così. Ma anche in questo caso ci sarebbe da preoccuparsi: in primo luogo, nei ministeri non ci si trastulla; in secondo luogo, le pensioni sono argomento troppo serio perché diventi materia di intrattenimento di dirigenti e di funzionari che si annoiano.
Ove tutto ciò non bastasse, l’asticella polettiana altro non sarebbe che un taglio lineare di marca tremontiana. Tanto il Premier quanto il ministro dell’Economia e delle Finanze hanno detto e ripetuto, in Parlamento, che non sarebbero mai ricorsi a tagli lineari. Tanto più che in tema di previdenza c’è ampia materia su cui fare qualche piccola economia: maggiore vigilanza in materia di evasione contributiva, le baby pensioni, i sindacalisti e politici fruitori della Legge Mosca (né i dipendenti, né i datori di lavoro hanno versato contributi in base a un “esonero politico”), i beneficiari di scatti di stipendio pochi anni prima della fine della carriera per avere un trattamento previdenziale migliore.
Invece di terrorizzare gli italiani, di spaventare i mercati e di far trastullare i dirigenti e i funzionari, un ministro dovrebbe fare un lavoro di cesello per utilizzare (tra un anno o due, tanto è il tempo che ci vuole) il bisturi e fare una bella pulizia. Ci ricaverebbe poco in termini di cassa, ma avrebbe l’onore di essere il primo, in Italia, ad affrontare bene questa delicata materia.
Occorre prendere atto che Matteo Renzi, il quale, in questo campo, è spesso assomigliato, al Jacopo Ortis di foscoliana memoria, ha smentito Poletti in un’intervista al TG5 (quando è corsa voce di un’ondata di vendite di titoli italiani nel fine settimana). Renzi l’inglese lo conosce. Ha letto Shakespeare. Può utilizzare l’imperativo categorico di Amleto a Ofelia: Va in un convento!Possibilmente dai cistercensi dove impera il motto Ora et Labora. La preghiera fa bene a tutti, specialmente a chi ha causato tensioni a tanti italiani. Il lavoro cistercense si adatta a pennello a un inquilino di via Fornovo.