L’Italicum va avanti, ma nel Pd la tensione sale alle stelle. “Chi prova a frenare le riforme non ce la fa”, è il commento-beffa che Renzi, a Davos per il World Economic Forum, manda all’indirizzo della minoranza dem, battuta ieri al Senato dal voto con il quale è stato approvato (175 sì, 110 no e due astenuti) il cosiddetto “super-canguro”, il maxi-emendamento a firma del senatore Pd Stefano Esposito che in un solo colpo ha cancellato più di 35mila emendamenti contrari all’Italicum. In mattinata erano stati bocciati due emendamenti Gotor riguardanti nominati e capilista bloccati. “Renzi lo sa benissimo — ha detto ieri Pier Luigi Bersani —, c’era una possibile mediazione sull’Italicum e loro non hanno voluto mediare. Ora spetta a lui dire se si può partire dall’unità del Pd”. Il partito, insomma, è spaccato, e proprio quando siamo in vista del voto che dovrà eleggere il nuovo capo dello Stato.
Abbiamo sottoposto a Stelio Mangiameli, costituzionalista, i principali nodi della nuova legge elettorale.
Come commenta il ricorso al “supercanguro”?
Dal punto di vista delle procedure parlamentari rappresenta un soluzione che lascia perplessi, perché — oltre ai problemi di drafting legislativo — lascia presagire la possibilità di leggi approvate con colpi di mano. Il procedimento legislativo è improntato ai principi costituzionali della partecipazione di tutti i membri della Camera e della collaborazione tra la maggioranza e l’opposizione. Di qui la necessità di affrontare l’esame degli emendamenti. Se ogni volta che si trattano questioni di importanza particolare, come è il caso della legge elettorale, si ammette che si possa “reimpacchettare” il testo della legge in un emendamento, per fare cadere tutti gli emendamenti modificativi, i principi del procedimento legislativo vengono di fatto violati.
Torniamo alle affermazioni di Renzi di questi giorni. Secondo lui la questione dei capilista nominati non sarebbe decisiva. E’ vero?
Sembra esattamente l’opposto. Si consideri che con i sondaggi attuali e con una soglia del 3% accederanno circa sei liste di cui 3 o 4 comprese in un range tra 19% e 32%; ciò significa che queste liste potrebbero prendere un seggio o più di uno per circoscrizione-collegio, il che di fatto porta la quota dei deputati nominati tra i 300 e i 400 (su gli attuali 630 previsti dalla Costituzione). Mi sembra una bella elusione del principio sancito dalla Corte costituzionale.
Secondo Renzi, nell’Italicum sarebbero assai più decisivi il premio di lista e il ballottaggio. E’ così?
Questo nella proposta di legge è l’altro problema, che riguarda non tanto il premio attribuito alla lista o alla coalizione — anche se a questo aspetto tiene molto Berlusconi —, quanto il ballottaggio, perché elude la questione della soglia minima che la Corte aveva posto a fondamento dell’illegittimità della legge in vigore.
Questo giornale, forse l’unico, aveva già parlato di questo aspetto lasciato completamente in ombra. Diciamolo di nuovo.
Al ballottaggio, nella migliore delle ipotesi, andranno due liste o coalizioni di minoranza con circa il 30% dei voti espressi — che, si badi, non corrispondono al 30% degli elettori. Nel 2013 nessuna coalizione o lista raggiunse il 30% dei voti. Di conseguenza il premio sarà almeno del 25% se non di più. La qual cosa sembra un’alterazione del dato elettorale non giustificabile in nome della cosiddetta governabilità.
La sinistra Pd obietta a Renzi che il Parlamento sarebbe composto prevalentemente da nominati. E’ un’esagerazione o è la realtà?
Come già detto, non sarebbe affatto un’esagerazione e, per di più la legittimazione della lista che ottiene più voti, come ho detto, è discutibile.
Discutibile? E la governabilità agognata da tutti, Renzi compreso?
In Germania, la Merkel sta governando con una coalizione insieme a Spd, avendo ottenuto un risultato straordinario alle elezioni, il 49% dei voti, e mancandole solo 5 seggi per la maggioranza assoluta all’interno del Bundestag (311 seggi su 631)…
Renzi, in un tweet: “Con Italicum preferenze e singoli candidati di collegio. Spariscono le liste bloccate. Ballottaggio è garanzia anti inciucio”.
Dal punto di vista tecnico costituzionale si tratta di due ossimori. Preferenze e singoli candidati di collegio si contraddicono. Andare al ballottaggio, soprattutto se il premio va alla lista e non alla coalizione, significa che diventerà tutto più opaco e meno trasparente.
Rispetto alla versione della Camera, ora l’Italicum prevederebbe 100 collegi (non più 120). Qui scatta il disaccordo sui nominati: per il premier sarebbero pochi (30-40%), per la minoranza dem molti di più (60%). Che ne pensa?
In via di principio — in base a quello che si è letto sui giornali e negli atti parlamentari — ha ragione la minoranza Pd e quanti hanno sottolineato che il numero dei nominati sarà più della metà dei componenti della futura Camera. D’altra parte questo corrisponde alla precisa volontà di Renzi, di Berlusconi e anche di Grillo; altrimenti il loro peso sui futuri gruppi diventerebbe minimo.
Per avere il premio di maggioranza ed evitare il ballottaggio serve il 40% al primo turno. Che ne pensa?
Non è una previsione seria. Si prendono in giro i cittadini. A questo punto avrebbero potuto fissare un quorum del 65% come nella vecchia legge del Senato. Con la previsione che al primo turno il premio scatta solo se una lista o coalizione raggiunge il 40%, è scontato il ballottaggio. Il sistema politico che andrà al voto sarà tri- o quadripolare, in questa condizione nessuno può avere il 40% dei voti.
Alternative?
Sarebbe stato serio fissare un premio del 20% dei seggi e una soglia minima del 31%, sotto la quale non vi sarebbe alcun premio, ma obbligo responsabile dei partiti di fare una cosiddetta “grande coalizione”. Il ballottaggio non vi sarebbe e le posizioni dei partiti davanti ai cittadini sarebbero più trasparenti.
Cosa manca all’Italicum di Renzi?
Una seria riflessione sulla democrazia, che non è il governo di alcuni o di uno solo. Una seria riflessione sul concetto di rappresentanza. Una seria riflessione sull’idea di partito politico.
Si parlava di parere preventivo di costituzionalità della Consulta, Renzi non l’ha voluto.
Nel nostro ordinamento la Corte costituzionale non può rilasciare pareri preventivi di costituzionalità. Credo che si tratta di una boutade attribuita a Renzi. Non posso credere che il presidente del Consiglio abbia potuto dire una simile inesattezza.
(Federico Ferraù)