«La reazione dei mercati ci dà la misura delle conseguenze negative che determinerà la Brexit, nonché di quelle che potrebbe comportare un’eventuale uscita dell’Italia dall’euro». Lo evidenzia Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all’Università Tor Vergata di Roma. Ieri, all’indomani della Brexit, Piazza Affari ha perso oltre il 12%, un calo mai visto nella storia della Borsa Italiana, e a Londra l’indice Ftse si è fermato al -2,5%.
All’indomani della vittoria dei “leave” al referendum britannico, Salvini ha detto: “È arrivato il momento dell’Italia”. Èd’accordo?
L’uscita del Regno Unito dall’Ue fa pensare ai mercati che ci sia una probabilità per quanto piccola che l’Italia esca dall’euro. Questa piccola probabilità ha prodotto un calo superiore -12% della Borsa italiana e un aumento dello spread del 25%. Immaginiamoci le conseguenze per l’Italia se l’ipotesi di un’uscita dall’euro dovesse realmente concretizzarsi.
È giusto che le decisioni politiche siano prese sulla base delle reazioni dei mercati?
Le decisioni vanno prese sulla base di ragionamenti politici. Il problema è che l’Italia ha un debito pubblico molto elevato, e la scelta di camminare da soli avrebbe delle conseguenze molto negative. Pur con l’ombrello di Draghi, ieri lo spread è salito. Quindi l’idea semplicistica che le cose possano migliorare grazie a un ritorno dell’Italia alla valuta nazionale è assolutamente destituita di fondamento. Vedremo intanto come andrà a finire con la Gran Bretagna. Il dato di fatto interessante è che finalmente abbiamo una controprova, non parliamo più di uscite su basi ipotetiche. Vorrei però sottolineare una cosa.
Quale?
Lo spaccato del voto fa capire molte cose: i populisti hanno giocato sull’ignoranza delle persone. Non a caso hanno votato per il “leave” le persone meno istruite e più anziane.
Quali saranno le conseguenze sul piano economico?
Intanto la sterlina è super-svalutata, vedremo se questo sarà un vantaggio o no. La svalutazione determina anche un aumento dei prezzi dei beni di importazione e inflazione, da cui consegue una riduzione del potere d’acquisto e della ricchezza reale dei cittadini. Andranno inoltre ridefiniti gli accordi commerciali tra Unione europea e Gran Bretagna. Personalmente comunque non credo all’idea che il riacquisto della sovranità monetaria sia la panacea. Magari potrebbero anche esserci dei vantaggi, ma ci saranno sicuramente degli svantaggi. Qualcuno dimentica che l’Italia ha un debito pubblico gigantesco sul quale non paga praticamente interessi grazie al Quantitative easing della Bce.
Come possono essere risolti e gestiti i problemi legati alla Brexit?
Nel medio termine i problemi ci saranno soprattutto per il Regno Unito, non per gli altri Paesi. Il Regno Unito si troverà più isolato e senza quelle agevolazioni negli accordi commerciali con i propri vicini che aveva in precedenza.
(Pietro Vernizzi)