“Quando la Fed alzerà i tassi d’interesse, l’effetto per le imprese europee sarà positivo perché l’euro scenderà sulla valuta americana. I veri problemi ci saranno per quelle società, tra cui la russa Gazprom, che hanno i debiti contabilizzati in dollari ma incassano in un’altra moneta come il rublo”. E’ l’analisi di Carlo Pelanda, professore di Politica ed Economia internazionale nell’Università della Georgia di Athens. Oggi è attesa la decisione della Federal Reserve sul rialzo del tasso d’interesse Usa. Da tempo si sa che i tassi saranno alzati entro dicembre, ma la data esatta è rimasta un segreto.
Professore, è la volta buona per alzare i tassi d’interesse?
Tutto il mondo se lo sta chiedendo, e onestamente non lo sappiamo. Ciò che sappiamo è che prima o poi la Fed li alzerà. Lo farà quando sarà convinta che il mercato non percepirà il rialzo come l’avvio di un ciclo di ulteriori rialzi, cioè come una “stretta”. E’ difficile dire se succederà oggi, in ottobre o in dicembre, e non dipenderà dai numeri.
Da quali altre considerazioni dipenderà?
Dipenderà anche da considerazioni di tipo globale, perché molte nazioni e molte industrie importanti sono indebitate in dollari. Se un rialzo dei tassi di interesse implica un aumento del cambio del dollaro, ciò creerà dei problemi dappertutto, quasi più per questo motivo che non per ragioni interne. Per tutte queste ragioni è difficile che il rialzo dei tassi avvenga oggi, ma dovrà essere messo in atto entro dicembre.
Secondo lei che cosa sarebbe auspicabile che facesse la Fed?
La prima missione della Fed è rassicurare i mercati. La mossa giusta perché ciò avvenga è attuare un rialzo dei tassi quando ci sono le condizioni per farlo, ma anche quando ciò risulterà credibile. E’ difficile dire se la scelta giusta sia farlo oggi o a dicembre. Quello che è giusto è avvertire i mercati del fatto che i tassi saranno alzati. Se però poi si aspetterà troppo si finirà per avere l’effetto opposto, e la Fed finirà per essere criticata per non avere dato una direzione precisa ai mercati. Se la decisione spettasse a me, non alzerei i tassi già oggi, ma farei capire che sto per farlo. Userei Twitter e i media per fare sapere che entro dicembre ci sarà un rialzo, in modo da dare ai mercati il tempo per” aggiustarsi”.
Quali saranno per l’Europa le conseguenze di un rialzo dei tassi?
Finalmente si svaluterà un po’ di più l’euro, ma le conseguenze principali saranno per il mercato americano e globale. I problemi maggiori riguarderanno le nazioni che gli scorsi anni si erano indebitate in dollari, quando la valuta Usa era molto bassa.
Intende dire che per l’Europa non cambierà nulla?
Non possiamo dire che non cambierà nulla. Si sa che la Fed prima o poi dovrà aumentare i tassi: la cosa è data per scontata, e l’euro dovrebbe scendere leggermente sul dollaro. Per l’Europa è una buona notizia, ma lo stesso non si può dire per gli americani.
Per l’economia reale invece che cosa cambierà?
Se la Fed sbaglia il timing del rialzo, ciò peggiorerà la crisi nei Paesi emergenti. Questo li manderà in recessione, e ci potrebbe essere quindi un impatto sull’economia reale. La Fed però sta molto attenta. Finora ha rinviato questa decisione perché sa che c’è un problema nel mondo, rappresentato da quanti sono indebitati in dollari.
Perché è un problema così rilevante?
Ci sono 8mila miliardi di debito in dollari di aziende non americane, che incassano i loro ricavi in valuta differente. E’ chiaro quindi che se il dollaro si alza in rapporto alle monete con le quali incassano, queste imprese avranno dei problemi. La stessa russa Gazprom ha i debiti in dollari, e se il costo del debito aumenta ciò la metterà ulteriormente in difficoltà. La Fed deve quindi scegliere il momento giusto, in quanto deve alzare i tassi ma deve stare molto attenta a quando lo farà.
(Pietro Vernizzi)