Matteo Renzi se perde alle Primarie Pd se ne va. O forse no. Il “mistero buffo”, per scomodare il grande Dario Fo, avviene due giorni dopo la vittoria ai circoli dem con l’intervista che uscirà in edicola domani su Panorama. «Mi pare evidente che stavolta me ne andrò davvero»: questo avrebbe detto l’ex premier al collega di Panorama, salvo poi vedere una rapida smentita dallo stesso Renzi che rilancia, «Con tutta l’amicizia per Andrea Marcenaro (il giornalista che lo ha intervistato) non ho mai detto ciò che Panorama ha riportato. Non l’ho detto e stavolta non l’ho nemmeno pensato. Gli ho spiegato a pranzo per un’ora perché non ho mollato e a questo punto non mollerò mai». Secondo mistero dunque, esattamente come quello avvenuto circa un anno fa quando in più riprese il messaggio di Renzi all’inizio della campagna elettorale per il Referendum Costituzionale era pressapoco lo stesso, “se perdo il referendum me ne vado dalla politica». “Contano i voti”, dice sempre Renzi e saranno quelli che decreteranno la sua uscita o nuova entrata nell’agone politico dopo il fallimento del 4 dicembre 2016. O forse no….
Prosegue la doppia campagna elettorale di Matteo Renzi dopo aver trionfato alle Primarie Pd nei circoli dem: ieri sera in una breve intervista al Tg3, il candidato segretario del Partito Democratico vola veloce sui risultati molto buoni tra i circoli e “ammicca” a temi già piuttosto elettorali, in vista delle nuove Politiche di primavera 2018. Alla polemica di Orlando ed Emiliano che lamentano una perdita di iscritti al Pd votanti, Renzi replica: «Gli iscritti al Pd sono comunque quelli del più grande Partito europeo. Migliaia di persone hanno votato e lo potranno fare anche alle primarie del 30 aprile». Ed ecco la “doppia” campagna con il suo ruolo ormai proiettano alla riconquista di quel bottino di voti perso nei tre anni di governo; «Faccio proposte per l’Italia, ma la vera notizia sono le statistiche sul lavoro che finalmente crescono. Io guardo a questo e le polemiche le lascio agli altri». Torna poi sempre nell’intervista al tema scottante degli 80 euro, con l’attacco di tutte le opposizioni alla sua politica “dei bonus”: dietrofront? Neanche per sogno: «Se potessi tornare indietro non solo rifarei gli 80€, ma alzerei il bonus a 100, perché questa misura è servita a restituire potere d’acquisto alle famiglie. Infatti il ceto medio l’apprezza, i super ricchi come Berlusconi e Grillo no! Mi piacerebbe sapere: ma se vanno al Governo loro che fanno? Tolgono gli 80€ a dieci milioni di italiani?».
Al su #80euro, tasse, legge elettorale e #primariePD pic.twitter.com/UuxYlWbn6J
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 4 aprile 2017
Sono finalmente stati publicati nella serata di ieri i risultati definitivi delle Primarie Pd nei circoli iscritti in tutta Italia: come ampiamente previsto è Matteo Renzi a trionfare con il 66% (leggermente meno rispetto al 68% uscito come primo numero domenica scorsa), mentre non decolla il ministro Andrea Orlando con il 25% e sale leggermente Michele Emiliano con l’8% dei voti ricevuti tra gli scritti del Partito Democratico. La sfida e la campagna elettorale verso le Primarie di piazza del prossimo 30 aprile è proseguita dopo la lettura dei risultati ufficiali che illustrano una situazione abbastanza positiva anche sul fronte dell’affluenza al voto nei circoli di tutta Italia. Fedelissimi dem recati alle urne sono stati 266.054, il 59% degli aventi diritto al voto in quanto iscritti al Pd, con questi risultati ufficiali per i tre candidati a Segretario Nazionale: Michele Emiliano 21.220, pari all’8,02%; Andrea Orlando 66.842, pari al 25,25%; Matteo Renzi 176.657, pari al 66,73%. Orlando non sale, pur avendo riferito che probabilmente i suoi voti erano più vicini al 30% e sopratutto viene smentito Francesco Boccia, sostenitore del Governatore di Puglia, che aveva gridato all’autonarrazione di Renzi nel credere di portare al voto oltre il 50% dei voti. Su questo almeno l’ex premier ha promesso giusto.
Michele Emiliano detta le condizioni dopo i risultati non certo favorevoli delle Primarie Pd: lo fa ponendo l’accento sulla possibilità di altre scissioni qualora non arrivasse (come pare ormai) la vittoria al Congresso dem. «L’unico modo per evitare ulteriori scissioni è che la mia mozione prevalga», è abbastanza chiaro il Governatore della Puglia sulle pagine del Corriere della Sera. Ha superato, di poco, la soglia del 5% per potersi presentare alla sfida in piazza il prossimo 30 aprile ma non si da per vinto sottolineando il patrimonio di 20mila militanti che hanno votato per lui e per la sua idea di Partito Democratico, assai lontana da Renzi ovviamente. Un esempio? «Il Pd ha scelto di dividere, senza un progetto chiaro. Non mi stupisce che gli elettori scelgano i 5 Stelle: sembrano meno ipocriti»; proprio sul possibile accordo con i 5 Stelle dopo le elezioni si sofferma ancora Emiliano, di certo il più possibilista ad una maggioranza allargata ai grillini. «Preferirei vincere le elezioni, ma se si creassero le condizioni, non ci sarebbe nulla che ostacoli una collaborazione di governo. A patto che il Pd abbia un progetto politico forte, altrimenti rischiamo di essere schiacciati». Piccola chiusura dell’intervista che punzecchia gli scissionisti di Mdp, con tono amaro: «Abbiamo anche creato Fronte democratico. Certo, se avessimo combattuto insieme, con Rossi e Speranza, i risultati sarebbero stati diversi…».