“Con il Canguro consegno al Paese una legge elettorale dove oltre 300 deputati saranno eletti con le preferenze. Quelle di Civati e Fassina sono solo polemiche sterili di due personaggi con un po’ di protagonismo, ma il cui seguito all’interno del Pd è pari a zero”. Lo afferma Stefano Esposito, senatore del Partito Democratico e autore dell’emendamento “Canguro” grazie a cui sono stati eliminati 35mila emendamenti all’Italicum.
Come le è venuta l’idea del Canguro?
Dal punto di vista del contenuto non ho fatto altro che copiare. I capigruppo di Pd, Forza Italia, Scelta civica e Ncd avevano presentato quattro emendamenti che riassumevano la legge, “spacchettandola” però per commi. Io mi sono limitato a riunirli tutti in un unico emendamento.
Che cosa risponde a chi dice che il Canguro ha “ucciso” il dibattito?
Rispondo che è un’affermazione falsa, strumentale e propagandistica. Gli emendamenti Gotor, quelli più di contenuto, erano già stati discussi prima. Mentre i 35mila falsi emendamenti che sono stati cassati dal Canguro non erano di merito, ma si limitavano a cambiare una virgola, ad aggiungere un punto o una congiunzione o a modificare un aggettivo. Erano quindi emendamenti ostruzionistici, e io sono particolarmente fiero della mia operazione.
Lei ha imparato da Calderoli?
Calderoli naturalmente è un maestro di regolamenti e di tattica parlamentare. Anch’io però non sono un neofita, ho studiato il regolamento parlamentare e ogni tanto anche i maestri cadono.
In un’intervista lei ha parlato di “parassiti” della sinistra. Perché ha usato parole così pesanti?
E’ stato un malinteso. Quello che ho detto è che c’è un solo esponente del Pd, e ho fatto il nome di Pippo Civati, che con il suo atteggiamento quotidiano di attacco e denigrazione appare più come un parassita politico. Civati non condivide più nulla del Pd, lo ritiene di destra, considera Renzi peggio di Berlusconi, e continua a stare nel partito solo per lucrare visibilità.
Lei in passato ha sostenuto prima Veltroni e poi Bersani. Ora come si sente a essere un renziano?
Non sono un renziano, non sono mai stato veltroniano, sono stato molto legato umanamente a Pierluigi Bersani, ma sono sempre stato sostanzialmente un uomo libero e come tale ho sempre lavorato per la “ditta”. Si lavora per la ditta a prescindere da chi la dirige in quel momento. Quando ci saranno occasioni per essere in dissenso con il governo lo dirò. Ma in una trasmissione Maria Teresa Meli mi ha definito “un po’ comunista”, perché mi hanno insegnato che una volta fatta la battaglia e cercato di portare a casa il risultato, se poi perdo mi adeguo alla maggioranza.
A Bersani il Canguro però non è piaciuto tanto…
Nel mio lavoro parlamentare non opero per piacere a qualcuno, ma sulla base dei miei convincimenti. Che cosa ne pensa della polemica sull’emendamento Finocchiaro? La ritengo un’altra delle tante polemiche strumentali, che possono essere accettate nel momento in cui si discute un provvedimento così importante come la legge elettorale.
Perché la dialettica nel Pd è diventata così accesa?
Ci sono alcuni esponenti del Pd che hanno deciso di esacerbare il clima. Le dichiarazioni di Fassina sul fatto che Renzi sarebbe stato il capo dei 101 vanno in quella direzione. Il grosso della minoranza Pd non ha però nessuna intenzione di fare scissioni né di andare via. Ci sono piuttosto alcuni personalismi. Nelle condizioni di Civati e Fassina, sarebbe molto più dignitoso se se ne andassero fondando una nuova forza politica. Solo il confronto con il voto potrebbe far capire se i cittadini italiani ritengono che il loro progetto politico abbia senso.
E’ proprio sicuro che Civati e Fassina non abbiano seguito nel partito?
Sì. Il 98% dei parlamentari del Pd lavorano per la ditta come me e non hanno nessuna intenzione di fare scissioni. Ci sono alcune figure che hanno assunto un profilo molto personalistico. Civati resta nel Pd solo perché così ha la visibilità sui giornali, perché se se ne andasse dopo una settimana nessuno si ricorderebbe più della sua esistenza.
In quanto a personalismo Civati ha imparato da Renzi?
Renzi è stato eletto segretario del Pd attraverso le primarie. Si è aperta una sfida politica, lui è il presidente del Consiglio e gioca la sua partita. Nessuno nega a Civati di esprimere le sue opinioni, anche facendo un po’ il “protagonista”, il problema è che ormai più che esprimere opinioni passa il tempo a insultare il partito.
E’ soddisfatto della legge elettorale che consegna al nostro Paese?
L’Italicum non è la legge elettorale perfetta, non è quella che avrei fatto io, ma in politica esiste il compromesso, a volte è necessario “sporcarsi le mani”. Io credo che l’Italicum sia una legge elettorale migliore del Porcellum.
Con questa legge la maggioranza dei deputati continuerà a essere nominata…
Non è vero, è esattamente il contrario. Il partito che vince prenderà 340 deputati, di cui 240 eletti con le preferenze. Con il meccanismo delle dieci candidature multiple per ogni partito, se ci sono sei partiti che superano il 3% avremo altri 60 eletti con le preferenze. A questi 300 se ne aggiungerà qualche altro, e saremo così al 52-55%. Si poteva fare certamente di più, ma abbiamo voluto fare una legge elettorale cercando di condividerla e si accetta la logica del compromesso che in politica è un fatto normale.
(Pietro Vernizzi)