Caro direttore, ho letto con interesse l’articolo di Yoda dedicato alla strategia comunicativa di Matteo Renzi in vista del referendum del 4 dicembre. Un voto che non si capisce più quanto sia realmente importante per il vostro Paese e che al momento sta portando a una campagna referendaria alquanto strana. Da un parte, infatti, sembra non esistere un vero fronte del No e nemmeno pare esserci una personalità con quel “quid” (espressione tanto cara all’ex Cavaliere) capace di affrontare in un duello il Premier che in prima persona ha deciso di impegnarsi per il Sì (nonostante avesse detto che era stato un errore personalizzare il referendum). Dall’altra, il Comitato nazionale Basta un Sì non si capisce bene da che parte stia.
Certo, dovrebbe aiutare a convincere gli italiani a votare Sì, ma siamo sicuri che sostenga realmente la causa di Renzi e del Pd (minoranza esclusa)? Mi è capitato, infatti, di passeggiare in città e di vedere un cartellone pubblicitario del comitato con scritto a caratteri cubitali: “Cara Italia, vuoi ridurre i costi delle Regioni? Basta un Sì”. Forse mi sono perso qualcosa: la maggioranza delle regioni non è forse governata dal Pd? Cioè, il comitato Basta un Sì sta forse dicendo che votare il partito del Premier non è sinonimo di riduzione di sprechi e costi delle Regioni? Chissà come saranno contenti i vari Serracchiani, Zingaretti, Chiamparino, De Luca, ecc. che pure in molti casi si stanno spendendo per il Sì al referendum (forse non si fidano della stessa “macchina burocratica” di cui sono al comando?).
Si tratterà forse di un episodio isolato. E invece no. Perché aprendo Facebook mi sono ritrovato tra le varie “notizie” una sponsorizzata dal Comitato Basta un Sì. Sopra un’immagine di una forbice rossa, e con ben in evidenza la scritta “215 poltrone in meno in Parlamento”, capeggiava il messaggio “Vuoi ridurre il numero dei politici? Basta un Sì. Con il referendum costituzionale puoi tagliare le poltrone e cambiare l’Italia”. Tutto vero. Però, senza bisogno di un referendum costituzionale, con una legge ordinaria, si potrebbe cominciare a ridurre lo stipendio dei parlamentari, magari con risparmi vicini o superiori alla cancellazione di 215 senatori. Una legge simile a quella proposta dal Movimento 5 Stelle e pochi giorni fa rispedita, grazie anche ai voti del Pd, in commissione.
In fondo c’è da dire che i dem hanno spiegato che per loro conta l’efficienza dei politici, non quanto guadagnano. Probabilmente è lo stesso ragionamento del Comitato Basta un Sì. Andiamo allora a vedere cosa c’è nella sua pagina Facebook. Beh, un post è semplicemente costituto dalla foto di Massimo D’Alema che sta per cadere in acqua da un piccolo gommone. Vuol dire che bisognerebbe votare Sì per fare un dispetto al “baffetto”? Analogo strano messaggio avulso dal contenuto della proposta di riforma lo si ha nella foto che ritrae Renzi e Obama su cui campeggia una tricolore scritta “#Obamavotasì”. Ecco direttore, vero è che in passato si è discusso molto delle origini del Presidente Usa, ma nessuno pensava fosse un italiano residente all’estero che partecipa alle vostre consultazioni nazionali. E poi anche Renzi molto probabilmente avrà delle preferenze su chi votare tra Hillary Clinton e Donald Trump, ma non pare che alcuno dei due abbia interesse a farlo sapere ai propri elettori. Del resto quel che pensa il Presidente del Consiglio italiano sulla politica interna americana quanto può interessare gli elettori a stelle e strisce? Più o meno quanto quel che dice un Presidente americano uscente su un referendum che cambia il contenuto di 47 articoli della Costituzione italiana che nemmeno avrà letto.
Quelli del Comitato Basta un Sì avranno finito qui con i loro strani messaggi? Magari! Con diversi post in cui capeggiano operazioni matematiche, fanno infatti sapere quanti giorni si sarebbero risparmiati per approvare delle leggi importanti per il Paese se la nuova Costituzione fosse già in vigore. Ma agli italiani cosa può interessare dal momento che gli unici giorni di cui tengono conto sono quelli che mancano allo scadere dei 1000 entro cui Renzi ha promesso di “cambiare verso” al Paese “passo dopo passo”? Non manca molto, lo stesso Premier ha detto: “Saremo giudicati a maggio 2017”. Vogliamo quindi mettere in dubbio il fatto che cambierà il Paese come ha promesso?
Altra chicca del Comitato: “Grazie alla riforma costituzionale Pil +0,6%. Stima del Fondo monetario internazionale”. Ho provato a cercare notizie in merito, giusto per sapere se questa prodigiosa crescita fosse stimata in un anno, in un triennio o in un ventennio (differenza di non poco conto), ma non ne ho trovate. In compenso a proposito di Fmi e referendum spiccano articoli dedicati al “dietrofront” che l’organizzazione di Washington ha dovuto fare dopo il voto sulla Brexit: da che doveva svilupparsi una catastrofe per il Regno Unito e il resto del mondo, si è arrivati a riconoscere che i britannici cresceranno di più dopo aver lasciato l’Ue. Quanto all’Italia, è certo che il Fondo monetario internazionale ha più volte segnalato i pericoli di un elevato debito pubblico rispetto al Pil (parametro che non sembra sia sceso da quando Renzi è a palazzo Chigi).
Ma oltre alle immagini, il Comitato ha deciso di postare anche dei video, con cittadini comuni che spiegano le ragioni per cui voteranno Sì al referendum. Tra loro, un giovane studente di Messina ricorda come attualmente i membri del Senato, che devono avere almeno 40 anni, possano essere eletti solo dagli elettori con più di 25 anni., aggiungendo che “questa differenza del corpo elettorale discrimina una parte della popolazione che quindi non viene rappresentata come dovrebbe nei procedimenti legislativi”. A parte che a questo punto il mio pensiero va ai poveri minorenni che non possono scegliere nemmeno un deputato, lo studente invita a votare Sì perché così “il Senato sarà composto da membri non eletti…”. Caro direttore, dovrebbero quindi essere più rappresentanti della popolazione dei senatori che non sono eletti? È un’idea che certamente gli euroburocrati che nessuno elegge apprezzeranno, ma che pare molto discutibile.
Ho poi trovato una simpatica immagine con un monociclo e la scritta “in 70 anni 63 governi. Vuoi più stabilità? Basta un Sì”. E qui, volendola mettere sul ridere, si potrebbe ricordare che i governi potevano essere 62 se qualcuno che ha scritto il tweet “#enricostaisereno” non avesse poi spodestato Letta. Per essere più seri, invece, da spagnolo posso dirle che non sempre serve avere un Governo perché un Paese funzioni e cresca. Può consentirlo un referendum?