“Amato è il migliore per il Quirinale e Renzi non lo vuole perché finirebbe per fargli ombra. Ma se per vincere fosse necessario fare il suo nome lo farà, proprio come Craxi con Pertini nel 1978”. Lo afferma Piero Sansonetti, direttore del quotidiano Il Garantista, secondo cui “nel voto per il presidente della Repubblica, Renzi rischia di scontare l’effetto Tsipras. Tutto dipende dai sondaggi che in questo momento contano di più dei leader politici”.
Sansonetti, lei come vede la candidatura di Casini?
Casini è un signore che ha una biografia politica ricca, un centrista con tutte le carte in regola. La sua candidatura è un po’ curiosa perché è fuori dai giochi da molto tempo, dopo la pesante sconfitta politica che ha sancito la fine del suo partito. Ma sicuramente è una figura autorevole, esperta di politica e che al Quirinale può fare molto bene.
A Bersani piacerebbe Casini?
Bersani credo che preferirebbe Bersani, ma può darsi che gli vada bene anche Casini. Però non riesco a capire che cosa risolva Casini, perché la sinistra Pd e Vendola non potrebbero votare per l’ex presidente della Camera. Una volta al Quirinale Casini sarebbe anche in grado di impensierire Renzi, sia pure non al punto di oscurarlo.
E a Berlusconi piacerebbe?
Senza dubbio. Berlusconi in passato ha anche litigato con Casini ma, tranne forse con Fini, il Cavaliere non è uno che abbia dei rancori. Casini è un moderato, non è un giustizialista e la sua linea politica è molto simile a quella di Berlusconi.
Secondo Rotondi, a Forza Italia piacerebbe molto anche Bertinotti…
Io sarei nei guai, perché perderei l’editorialista “principe” del mio quotidiano … Ma a parte le battute mi sembra molto improbabile. Certo potrebbe essere una bella soluzione, poi siamo anche amici e quindi non posso che fare il tifo per lui.
Amato quante chance ha di farcela?
Amato dal punto di vista “professionale” è il migliore. Se il presidente della Repubblica fosse eletto sulla base dei suoi meriti e della capacità di fare bene il suo lavoro, un po’ come uno sceglie il primario più bravo a operare, allora Amato sarebbe il numero uno. L’ex premier è superiore a tutti per talenti, conoscenze, esperienza. Anche se si porterà dietro per tutta la vita il fatto di essere stato l’uomo di Craxi, ed è quindi difficile da digerire per sinistra e cattolici.
A che cosa mirano le consultazioni di Renzi di questi giorni?
Renzi non sta facendo delle vere consultazioni, perché se lo avesse fatto il nome sarebbe già uscito. Invece non è così, anzi proprio non si riesce a capire su chi punti il segretario-premier. La partita si gioca quando si comincia a votare, non prima, ed è meglio aspettare che l’arbitro fischi, altrimenti si arriva già stanchi e logorati. L’unica eccezione è quando c’è accordo tra tutti come nel caso di Cossiga e Ciampi.
Ma Renzi sa già quale nome vuole?
Secondo me non lo sa neanche lui. A lui importa vincere la partita, non chi sarà il nuovo presidente. Anche se a lui piacerebbe averne uno non troppo ingombrante, e Amato e Prodi non gli vanno tanto bene per questo motivo. Ma se poi per vincere dovesse fare i loro nomi li farà. Anche Craxi non voleva Pertini, ma poi vinse proprio grazie a lui. Del resto il mito di Renzi è proprio Craxi, e oggi con Amato può fare quello che accadde nel 1978 con Pertini.
Renzi rischia di fare la fine che fece Bersani nel 2013?
No, perché Bersani è sfortunato e Renzi è fortunato, e in politica il 50% è fortuna.
La fortuna a volte non gira?
Prima o poi anche la fortuna di Renzi finirà, ma non adesso: comunque Renzi non cadrà sul Quirinale. Troverà sicuramente il modo per uscirne, anche se non è escluso che questo possa comportare la scissione del Pd.
Renzi ieri è riuscito a convincere i parlamentari del Pd?
La forza di Renzi non sta nel convincere ma nel riuscire a ottenere ciò che vuole. Ci riuscirà anche stavolta, anche perché nessuno vuole le elezioni anticipate.
Alla fine Civati resterà solo?
Non è detto. Durante le votazioni può maturare una nuova rottura, con Renzi che elegge il presidente mentre un pezzo del Pd gli vota contro. Le scissioni comunque non le decidono i leader politici come avveniva una volta bensì i sondaggi: l’ultima parola sarà quella di Pagnoncelli.
In che senso?
Dovremo vedere anche quali effetti provocherà Tsipras in Italia, se susciterà un sommovimento di opinioni in grado di creare un’area di sinistra del 15-20%, allora la scissione ci sarebbe. A quel punto Renzi si troverebbe con un partito del 25%. Potrebbe esserci un “effetto Tsipras” anche nel voto per il Quirinale? Su questo non c’è dubbio, un effetto ci sarà sicuramente.
(Pietro Vernizzi)