Olivier Blanchard, capoeconomista del Fondo monetario internazionale, nel suo rapporto presentato pochi giorni fa a Tokio ha enunciato a chiare lettere il fallimento della via europeo-teutonica di fuoriuscita dalla recessione. Come sanno i lettori dei buoni libri dell’economia non solo keynesiana, ma anche quella del buon senso, l’aumento delle tasse, il taglio lineare della spesa, le spendings review compiute da ragionieri bravissimi al desco d’officina ma incompetenti alla scranno dello Stato, la fissazione fondamentalista di coloro che pensano che mentre l’economia crolla è essenziale ridurre il debito pubblico e altre amenità che sono ridicole in un’aula ma dolorose e tragiche se applicate agli stati, insomma, come sanno tutte le persone normali con stipendi normali, normale auto stima di sé, comportamenti non autistici e un po’ di passione per la storiografia (per la storia è voler troppo), ebbene come sanno gli umili e i semplici, queste cure sono micidiali. Cavano sangue dai cavalli, rendono anemico il cristiano che a esse è sottoposto, uccidono corpi e speranze.
Blanchard l’ha detto. Strauss-Khan lo sapeva: lo fecero traslocare in fretta e nel ludibrio generale per le sue debolezze incresciose anche per una società nichilistico-pornografica come quella del tardo capitalismo. Blanchard è al suo posto il suo direttore, l’elegantissima Lagarde, ha anche lei espresso alla meno elegante ma assai più potente signora Merkel che la cura è peggiore del male. Anche sul Financial Times e su Il Sole 24 Ore – come noto un pericoloso giornale di comunisti keynesiani – appaiono i dati sull’aumento del debito rispetto al Pil in Portogallo e in Grecia e pochi giorni fa Martin Wolf aveva pubblicato – sempre su FT – un’accurata indagine che richiamava al fallimento dell’economia della Gran Bretagna negli anni Venti e Trenta del Novecento, proprio per aver applicato la cura che oggi ci hanno imposto in Italia.
Insomma, l’isolamento internazionale dell’Europa teutonica sale e con esso quello del governo italiano che inizia veramente a perdere il suo prestigio di governo tecnico. Eppure si fa ogni giorno di peggio. Ci si inventano anche le tasse regressive e retroattive. Le prime e le seconde violano la Costituzione e lo Statuto del contribuente. Ma è mai possibile – mi sono chiesto – che dei tecnici siano così sbadati? E sono andato a cercarmi i testi della legge. E ho dovuto arretrare soverchiato: sono volumi di centinaia di pagine ciascuno. Illeggibili anche per me che sono vecchio e ho letto di tutto tutta la vita. Sono il monumento al vero potere ascoso che domina il potere peristaltico e sbriciolato su cui si siedono i tecnici: quello del ceto burocratico che ha i suoi rappresentanti nel governo e si avvolge su se stesso nel linguaggio, elevando mura altissime nei confronti del comune cittadino.
La produzione legislativa è esagerata e sgangherata, è mesopotamica ed esondante come la pioggia dell’uragano. Il cittadino, i poveri, gli oppressi, gli ultimi sono sepolti da questi macigni mentre si annunciano i decreti che forse salveranno (sia reso grazie al dominus!) dagli inferi alcune decine di migliaia di coloro che erano stati dimenticati negli angoli bui: gli “esodati”. Li si salvano con annunci a spizzichi e bocconi, come se si trattasse di chili e chili di minerali non ferrosi e non di esseri umani, di persone.
Triste deserto il nostro, dove andiamo sui ponti che crollano… noi, anime povere ed escluse, dimenticate dal vero e dal giusto. Esso dovrebbe albergare al vertice della polis. Ma così non è: è giunto invece “l’inverno di Monti”, che tutto raggela con le sue raffiche di mai così tristo e freddo vento.