È sempre tempo di sondaggi. Dopo la febbrile giornata di mercoledì, contrassegnata dall’improvviso e clamoroso dietrofront di Silvio Berlusconi, che alla fine si è dovuto inginocchiare alla volontà delle colombe capitanate da Angelino Alfano e votare quindi la fiducia all’esecutivo Letta tra lo stupore generale, in molti si chiedono le motivazione alla radice di questa retromarcia e si azzardano ipotesi. Si è trattato forse di un disperato tentativo di tenere unito un Pdl a un passo dall’implosione? O forse è stata l’unica mossa possibile per non venire messo ai margini dal suo stesso partito, consigliato magari da indici di gradimento che non lo vedono più così apprezzato dagli elettori. I sondaggi sono spesso un buon termometro e la giusta cartina di tornasole per tastare l’umore del Paese: vediamo i dati più interessanti , da prendere sempre con le pinze.
Lo studio effettuato da iXè ci presenta un panorama alquanto movimentato e contrastante. Alla domanda “Quanto durerà ancora il governo Letta?” solo il 26% gli concede più di un anno di vita, il 49% sei mesi, all’incirca la metà, tra i sei mesi e l’anno; il 17% non più di tre mesi. E se dovesse cadere il governo, cosa ci si aspetta? Il 59% non ha dubbi e invoca subito nuove (e si spera risolutive) elezioni. Un 20% si mostra aperto a un’alleanza Pd-Movimento 5 Stelle, mentre solo il 15% si augura un Letta bis. Sicuramente poco confortanti i numeri sulla fiducia nell’esecutivo. Il 31% non ripone alcuna speranza in questo governo, il 44% si fida poco e solo il 25% si dichiara fiducioso delle istituzioni.
Per quanto riguarda invece il Congresso Pd ormai alle porte, non mancano indicazioni circa il Segretario democratico maggiormente in voga. Matteo Renzi vola con il 49% delle preferenze e stacca tutti. Lo insegue, a distanza, l’attuale premier con il 15% che supera Gianni Cuperlo (6%), Pippo Civati (3%), Guglielmo Epifani (2%), Fabrizio Barca (1%). Ma la lotta alla leadership è aperta anche nel centro-destra: chi dopo Berlusconi? Magari proprio sua figlia Marina, così da allungare la dinastia, ma non vi sono state ancora conferme in merito. Per il momento è l’ex ministro della giustizia Alfano (23%) a guidare il gruppone. Segue Montezemolo al 13%, Mario Monti (8%), Silvio Berlusconi caduto al 7% dove gli fa compagnia Casini 7. Infine Maroni 5%e il falco Santanchè al 3%.
Estremamente interessanti i dati forniti dal sondaggio realizzato quest’oggi dall’Istituto Piepoli, numeri che ben fotografano lo sconforto del popolo italiano, in ginocchio per la crisi. Il 28% sostiene infatti che una crisi di governo come quella attuale è solamente dannosa per l’economia del Paese. Il 19% riconosce che il nostro sistema politico è bloccato a causa di Silvio Berlusconi e il rischio è quello di (ri)sprofondare in una spirale recessiva, con l’aumento dello spread e il rischio di offrirsi ad attacchi finanziari. 5%. Il dato più interessante è questo: solamente l’1% degli intervistati ritiene che il Governo stia lavorando bene.
Chiudiamo con il solito giochino del “e se si votasse oggi”?
La situazione rimane bloccatissima: Pd al 27.5% e centro-sinistra non oltre il 32.5%, superato di un punto percentuale dal centro-destra (33.5) che registra un Pdl in crescita (26.6%). In leggero rialzo M5S (22.4%). Ma il partito più forte è quello degli indecisi e astenuti che toccano quasi il 33,8%, un numero che la racconta lunga su come ormai gli italiani, vinti dallo scoramento, non si sentono più rappresentati da queste facce.