Nicola Zingaretti è il nuovo (vecchio) presidente della Regione Lazio. A dirlo, gli exit poll dell’ultim’ora, che lo collocano al primo posto con il 33,95% delle preferenze. Va meglio solo per Attilio Fontana: in Lombardia, il candidato leghista macina quasi il 50% dei consensi. E’ l’exploit del Carroccio, tanto per le Regionali quanto per le Politiche. L’ex Lega Nord convince anche al meridione, con un Partito Democratico che arranca in tutta Italia. Ma il vero vincitore è il Movimento 5 Stelle, che divide l’Italia conquistando il Sud e l’estremo Nord della Valle d’Aosta. Al Centro, il voto della Capitale è in linea con quello nazionale. Salvini guadagna l’8-9%, sfiorando l’11 in alcuni quartieri. Bene per Gentiloni, che vince con il 41% dei voti. Al contrario delle aspettative, Maria Elena Boschi ottiene un buon risultato a Bolzano. [agg. di Rossella Pastore]
I dati in tempo reale sulle Elezioni Politiche 2018 e le Elezioni regionali in Lombardia e in Lazio – Live & Affluenza – Proiezioni & Exit Poll – Risultati Camera Uninominale, Camera Proporzionale, Senato Proporzionale, Lombardia e Lazio.
IL COMMENTO DI VIOLI
Soddisfazione da parte di Dario Violi (M5S): “In Lombardia la partita è impossibile. In ogni caso, si tratta di un ottimo traguardo”. Il risultato va al di là delle aspettative: “Se ce l’avessero detto cinque anni fa, non ci avremmo creduto. In questi anni abbiamo fatto molti passi avanti, anche grazie ai tanti sostenitori del Movimento 5 Stelle”. Poi ringrazia “la Lombardia che lavora nonostante la politica”, e sostiene di essersi battuto per lei. “Sapevo che sarebbe stato difficile. Avrei potuto scegliere un seggio sicuro per Roma, ma ho preferito rischiare. La Lombardia non può essere Milano-centrica, continueremo a dare voce ai territori”. Dopo l’esito delle politiche, quello delle regionali è il secondo round. Il match è iniziato alle 14 con l’apertura delle urne: Attilio Fontana (centrodestra) è avanti con il 53,50% dei voti, mentre Giorgio Gori (Pd) lo tallona al 26. Meno netti i dati laziali: Zingaretti è fermo al 34%, seguito da Stefano Parisi con il 30,6%. Il Movimento non convince neanche nel Lazio: Roberta Lombardi è al 27,1% con Sergio Pirozzi (lista civica) al 4,5. [agg. di Rossella Pastore]
IL PD DI GORI
Disfatta per Giorgio Gori, il candidato del centrosinistra alle elezioni lombarde che si fa portavoce di un pensiero condiviso. Dalle parti del Pd, è tempo di mea culpa: “I risultati non sono definitivi, ma sono sufficientemente netti da ammettere la sconfitta. Mi prenderò il tempo giusto decidere il da farsi”. L’accenno è a eventuali dimissioni: “La legge mi consente di farlo entro 90 giorni: ho preso un impegno con cittadini di Bergamo, che vorrei portare avanti, ma anche un impegno con gli elettori lombardi”. In ogni caso, Gori si dice soddisfatto: “Abbiamo fatto una cosa intensa e coraggiosa. E’ stata la mia miglior campagna elettorale, che ho portato avanti con energia e trasporto”. Poi i complimenti a Fontana: “Si tratta di una vittoria della Lega in particolare, oltre che di Attilio Fontana”. L’auspicio finale è quello di aver lasciato il segno: “Ma aspettiamo per le valutazioni politiche”. [agg. di Rossella Pastore]
LE DIMISSIONI DI RENZI
«Lascio la guida del Pd: convoco un Congresso ma solo dopo la formazione del nuovo governo e l’insediamento del nuovo Parlamento»: Matteo Renzi ha esordito così nella lunga conferenza stampa di “addio” e dimissioni alla guida del Pd, con le attese e chiacchierate dimissioni che seguono la debacle terribile dei dem alle Elezioni 2018. Mentre i dati reali confermano un Pd sotto il 20% sia alla Camera che al Senato, il trionfo di M5s e Lega mette all’angolo Renzi, schiacciato anche dai “colonnelli” del suo partito che già ipotizzavano una possibile “stampella” al governo Di Maio. Bene, Renzi prova a smascherarli e rilancia: «Lascio la guida del Pd, doveroso aprire una pagina nuova. […] Con Di Maio e Salvini ci dividono tre elementi chiavi: il loro anti-europeismo, la loro anti-politica e l’odio verbale che hanno avuto contro i militanti democratici quindi nessun inciucio, il vostro governo lo farete senza di noi. Provate se ne siete capaci, noi faremo il tifo per l’Italia». Manda un messaggio alla minoranza dem (Emiliano, Orlando, forse anche Franceschini?) e spiega che chi vuole passare a fare la “stampella” di quelli che hanno vinto, non lo potranno fare finché non si andrà a congresso, «dovrete fare queste cose alla luce del sole e non con me come segretario, basta caminetti, il prossimo segretario dovrà essere scelto di nuovo con le primarie. Cosa farò io dopo? Il senatore semplice», chiosa Matteo Renzi salutando i cronisti e dando “appuntamento” alle prossime consultazioni che vedranno ancora lui come guida della truppa dem che si sederà davanti a Mattarella. (agg. di Niccolò Magnani)
LA SITUAZIONE DEI SEGGI
Il “boom” del Movimento 5 Stelle si estende da nord a sud, anche se è nel Mezzogiorno che Di Maio ha costruito il suo successo alle Elezioni: con i dati definitivi a Camera e Senato, si inizia a ragionare sulla costituzione del Parlamento con tanto di seggi e numero di eletti per ogni partito. Ebbene, stando ai dati forniti da Quorum-YouTrend, con anche i seggi dei voti arrivati dall’estero (dove il Pd è risultato il primo partito con il 26,1% delle scelte) il Senato andrebbe a costituirsi in questo modo: 113 seggi al Movimento 5 Stelle, 57 alla Lega, 57 a Forza Italia, 17 FdI, 5 Nci per un totale di 136 senatori al Centrodestra. Pd prende invece 53 seggi, altri del centrosinistra 6; da ultimo LeU andrebbe a quota 5 senatori, un netto calo rispetto all’ultima parte della scorsa legislatura. Per quanto riguarda la Camera invece, la proiezione di Quorum per i seggi vede il centrodestra raccogliere 267 seggi (124 alla Lega, 104 a Forza Italia, 33 a Fratelli d’Italia, 6 a Noi con l’Italia); il Movimento 5 Stelle ne prenderebbe invece 228, il Centrosinistra invece 118 (109 del Pd e 9 per gli alleati), mentre LeU a Montecitorio farebbe solo 14 deputati. (agg. di Niccolò Magnani)
LA DIRETTA REGIONE PER REGIONE
Dopo il clamoroso esito delle Elezioni Politiche 2018, c’è grande curiosità sui risultati delle Elezioni Regionali in Lazio e Lombardia. L’andamento non sembra smentire quanto abbiamo notato nelle ultime ore con lo spoglio nazionale. Il boom della Lega di Matteo Salvini si registra infatti anche in Lombardia, dove secondo la prima proiezione Rai il candidato Fontana avrebbe il 39,1% dei voti, seguito da Gori al 34,3%, Violi al 21,4% e Rosati al 3,2%. L’uscita di scena di Roberto Maroni non ha penalizzato dunque la corsa del Carroccio, anzi il governatore uscente sembra aver fatto un favore al “nemico” Matteo Salvini. La forbice per Fontana è del 38-42%, mentre per lo sfidante del centrosinistra Gori si ferma al 31-35%. Si prefigura allora un’altra batosta del Partito democratico, che esce da queste consultazioni elettorali con le “ossa rotte”. Nessuna sorpresa: in una regione dove il centrodestra governa da 23 anni senza interruzione, insidiare il primato è più di un’impresa. La sinistra ci sperava un po’ perché la campagna elettorale degli avversari è partita in ritardo con l’addio inaspettato di Maroni, ma il renziano Gori paga anche il mancato accordo tra Pd e Liberi e Uguali, in corsa con Rosati.
ELEZIONI REGIONALI: NEL LAZIO M5S IN PIENA CORSA A TRE
Le sorprese potrebbero arrivare invece dalle Elezioni Regionali nel Lazio, dove i primi exit poll davano in vantaggio il presidente uscente del Pd Nicola Zingaretti, con Stefano Parisi al secondo posto e terza Roberta Lombardi. Le prime proiezioni invece cambiano radicalmente gli scenari, perché la candidata del Movimento 5 Stelle, che sembrava tagliata fuori dai giochi, insidia invece a due punti percentuali di distanza Zingaretti. Quest’ultimo è attestato al 34,4%, mentre Lombardi segue al 32%, con il candidato del centrodestra Parisi al 27% e Sergio Pirozzi al 4,7%. In casa dem c’è comprensibilmente molta attesa per questo risultato che potrebbe in un certo senso rappresentare una “consolazione” dopo la batosta ricevuta nelle Elezioni Politiche. Questi risultati hanno indicato una Regione con una prevalenza di M5s e centrodestra, ma la corsa potrebbe diventare seriamente a tre. Tutti fiduciosi, insomma, in attesa di prime indicazioni.
ELEZIONI POLITICHE: ESULTA DESTRA POPULISTA E XENOFOBA
Il “round” delle Regionali è cominciato, ma intanto proseguono le analisi sui risultati delle Elezioni Politiche 2018. All’indomani del voto italiano, Bruxelles ha visto materializzarsi lo scenario peggiore ventilato da Jean-Claude Juncker un paio di settimane fa. Dall’Unione europea arriva l’invito a mantenere la calma, ma il quadro è ormai chiaro e ora l’attenzione è tutta rivolta al Quirinale. Non a caso la Commissione Ue fa sapere di avere fiducia nel presidente Mattarella, «che sarà in grado di agevolare la formazione di un governo stabile». A Bruxelles augurerebbero lunga vita a Paolo Gentiloni, ma sanno benissimo che non può che limitarsi all’ordinaria amministrazione in queste settimane di negoziati per formare una maggioranza. Il vicepresidente della commissione Jyrki Katainen ha espresso l’augurio di vedere «un governo il prima possibile, anche se so che è difficile». Le esultanze più rumorose in Europa arrivano da Marine Le Pen (Front National), Nigel Farage (Ukip) e Geert Wilders, leader della destra olandese. Steve Bannon, ex consigliere di Donald Trump, invece è tornato a esprimere l’auspicio per una coalizione tra Movimento 5 Stelle e Lega.