Sono uscite le motivazioni della sentenza del Tribunale di Milano sul ricorso Onida al referendum costituzionale in programma il prossimo 4 dicembre 2016: come anticipato qui sotto, il ricorso presentato dal Presidente Emerito della Consulta non ha sortito effetto ed è stato rigettato dai giudici del Tribunale di Milano. La “pluralità di oggetti eterogenei” al centro del ricorso Onida vengono ritenuti non così estreme da congelare il voto e rinviare il referendum fino al 2017: con queste motivazioni offerte dall’Ansa si è dunque deciso di non stoppare il voto referendario che avrebbe di fatto generato un corto circuito di enorme portata. «Non ritiene (…) il Tribunale di ravvisare una manifesta lesione del diritto alla libertà di voto degli elettori per difetto di omogeneità dell’oggetto del quesito referendario». Secondo il giudice Loretta Dorigo, «La natura oppositiva del referendum costituzionale verrebbe a mancare e ad essere irrimediabilmente snaturata laddove si ammettesse la parcelizzazione dei quesiti. Il referendum nazionale non potrà che riguardare la deliberazione parlamentare nella sua interezza».
Il ricorso Onida è stato dunque rigettato e bocciato: il referendum Costituzionale del prossimo 4 dicembre vede così cadere l’ultimo ostacolo – in realtà piuttosto flebile dopo il rinvio della decisione di settimana scorsa – per andare alle urne con la riforma costituzionale Boschi sotto esame. Ha deciso così sul ricorso Onida il Tribunale di Milano, con il giudice civile Loretta Dorigo che rigettato i ricorsi del presidente Emerito della Consulta, Valerio Onida: il costituzionalista chiedeva appunto il congelamento del voto e il rinvio al 2017 per poter far decidere alla Corte Costituzionale in merito ad eventuali illeciti di legge nel presentare al voto un referendum su punti plurimi di quella portata. «I ricorsi erano concernenti la richiesta di provvedimenti cautelari riguardanti lo svolgimento del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre», riporta l’agenzia appena battuta, con la decisione del Tribunale di Milano che può essere letto così come un buon punto segnato dal premier Renzi e da tutto il governo. La comunicazione è stata redatta dal presidente del Tribunale, Roberto Bichi, che ha così messo una pietra sopra ai ricorsi contro il voto costituzionale del referendum che potrà decidere tanto dell’immediato futuro politico italiano.
Per il referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre è scattato oggi il complesso iter per il voto degli italiani all’estero, un passo decisivo che toglie ogni ultima ombra su possibili rinvii da parte del governo data la permanente situazione drammatica del terremoto in centro Italia. Renzi ha dato il via all’iter con il ministro degli Interni Angelino Alfano che ha invece a livello pratico avviato tutta l’operazione dell’invio dei plichi elettorali: sono 195 (centonovantacinque) le Ambasciate e i Consolati che – coordinati dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – stanno curando la stampa e predisposizione di oltre 4 milioni di plichi contenenti il materiale elettorale secondo quanto previsto dalla legge. Saranno invitati tutti entro il prossimo 16 novembre e per tutti gli italiani residenti all’estero che ancora non fossero inseriti negli elenchi elettorali si potrà richiedere ancora entro il 16 novembre all’ufficio consolare di essere ammessi al voto.
Poco più di tre settimane al referendum del 4 dicembre 2016: gli elettori sono chiamati alle urne per decidere se approvare o bocciare la riforma costituzionale voluta dal governo. E la battaglia tra sostenitori del sì e del no si fa sempre agguerrita. Per quanto riguarda il comitato “Basta un SI’ndaco” che raggruppa tutti i sindaci a favore del sì alla consultazione, l’appello è stato finora sottoscritto da mille primi cittadini da tutta Italia. Il sottosegretario alla Pubblica amministrazione Angelo Rughetti, promotore dell’appello insieme al ministro dei Trasporti Graziano Delrio, l’ha definita “La carica dei mille”. I sindaci che hanno firmato per il sì, come riporta La Stampa, rappresentano il 13% di tutti i comuni italiani e non sono solo del Partito Democratico. All’iniziativa a sostegno del sì al referendum del 4 dicembre 2016 ha infatti aderito anche il sindaco di Verona Flavio Tosi, che rivendica la sua appartenenza al centrodestra: “Sono uno dei pochi che sostiene il Sì pubblicamente, ma altri colleghi di centrodestra sono favorevoli a questa riforma. Io sono un conservatore, col No stanno i reazionari. Questa è l’ultima occasione per cambiare, se vince il No gli investitori stranieri andranno altrove”.