Possiamo ritenere che, al netto di clamorosi imprevisti o rappresaglie da parte di numerose pattuglie di franchi tiratori, il presidente della Repubblica sarà eletto in tempi rapidi e con una larga maggioranza? Vediamo. Pd, Pdl e Scelta civica sarebbero riusciti a convergere sul nome di Franco Marini. E non è poco. Ma l’ipotesi è notoriamente mal digerita da Renzi. Che, nei giorni scorsi, aveva fatto presente come fosse altamente biasimevole il fatto che Marini, a 80 anni suonati, avesse tentato pervicacemente di preservarsi lo scranno al Senato, chiedendo una deroga allo statuto del Pd che prevede l’uscita di scena dopo tre mandati e che, nonostante tutto, fosse pure riuscito a non farsi eleggere dagli abruzzesi nella circoscrizione in cui si era candidato. Ebbene, si dirà: “che Renzi si metta il cuore in pace”. Il problema è che il sindaco di Firenze dispone di 50 parlamentari che si definiscono esplicitamente renziani. E che ha fatto sapere che i suoi non voteranno Marini. «Non siamo franchi tiratori ma ci opponiamo a questa scelta»,ha dichiarato il rottamatore. Vedremo come andrà a finire. Nel frattempo, gli occhi sono già puntati sul dopo-elezione. Cosa accadrà sul fronte del governo? Lo abbiamo chiesto a Fabrizio Rondolino, giornalista e scrittore.
Come valuta l’ipotesi di Marini al Quirinale?
Marini è una vecchia volpe della politica. Il che, in questa fase, è un fattore estremamente positivo.
Dice?
Sì, perché il Quirinale è investito di una tale importanza che è bene avere qualcuno di grande esperienza.
Cosa si comporterà, se eletto?
Proprio in virtù della sua esperienza politica, si orienterebbe, grosso modo, come Napolitano. Ovvero, non consentirebbe a Bersani di andare di fronte alle Camere a chiedere la fiducia senza prima avere la certezza assoluta di ottenerla. Va detto, ovviamente, che se l’indiscrezione è giusta, sarebbe eletto da una maggioranza composta da Pd, Pdl e Scelta civica. La medesima maggioranza che potrebbe sostenere il nuovo governo.
Guidato da chi?
Presumibilmente, non da Bersani. Ovvero, da qualcuno meno connotato politicamente.
Eppure, l’operazione sarebbe stata condotta a termine proprio da Bersani. Non crede che il Pdl, in cambio di Marini al Colle, potrebbe consentire al segretario del Pd di governare attraverso la non sfiducia?
Attenzione, non dimentichiamo che Marini è comunque un esponente del Pd. E’ sufficientemente moderato per essere gradito al Pdl, ma non proviene dalle fila del centrodestra. Il centrosinistra avrà pur sempre, con solo il 29 per cento dei voti, 4 tra le principali cariche istituzionali su cinque.
Quindi, Bersani sarà costretto a rinunciare alla presidenza del Consiglio?
A dire il vero, rinuncia a qualcosa che non ha mai avuto e che gli elettori non gli hanno mai dato.
Chi sarà, quindi, il prossimo premier?
Direi una figura terza quale, ad esempio, il presidente del Senato.
Che forma di governo si costituirà?
Il governissimo, composto da esponenti dei tre principali partiti, è inverosimile. Molto più probabile un governo di scopo, sorretto da una base parlamentare fondata sull’asse Pd-Pd-Scelta Civica, che duri alcuni mesi e che traghetti il Paese alle elezioni in autunno.
Cosa accadrà, adesso, tra Renzi e Bersani?
I parlamentari renziani voteranno scheda bianca per marcare il proprio dissenso. Non ci sarà, tuttavia, alcuna scissione. E può darsi, in ogni caso, che l’apparente sconfitta per il sindaco di Firenze si tramuti in vittoria.
In che modo?
Renzi avrà modo di sottolineare ulteriormente la sua distinzione dall’apparato tradizionale. E avrà buon gioco a rimarcare come la vecchia politica, eleggendo Marini, abbia perpetrato se stessa. In sostanza, nel grigiore della vecchia classe dirigente, la stella di Renzi brillerà ancora di più.
Sta circolando la voce secondo cui il prossimo segretario generale della presidenza della Repubblica potrebbe essere Gianni Letta
L’idea di eleggere un presidente in ticket con il segretario generale non sta in piedi. Il Quirinale non è un gabinetto di coalizione, ma un organo monocratico per definizione.
(Paolo Nessi)