Si ritira dalla politica dopo 28 anni in Parlamento: Rosy Bindi lo annuncia oggi, anche se era nell’aria da tempo, che alla fine della Legislatura dirà addio alla politica, al Pd, alla Commissione Anti-Mafia e tutti gli annessi e connessi di una intensa vita politica nelle file democratiche. Lo ha annunciato con una lunga intervista al Fatto Quotidiano in cui confessa di essere arrivata al capolinea con la politica: «Ho lavorato in questo Palazzo per ventitré anni, e prima ancora altri cinque a Strasburgo. La passione mi ha tenuta viva e integra. Fare politica non è un mestiere, ed è impossibile servirla senza quel fuoco che arde. Finita questa legislatura lascerò il campo». Se ne va una protagonista della stagione prima della Partito Popolare, poi della Margherita e infine del Pd, dopo due ruoli da ministro, Per la Famiglia e alla Sanità. E lo fa ritornando alla sua “antica” passione: «Vorrei dedicarmi agli studi, tornare al mio vecchio amore per la teologia. E poi viaggiare un po», e citando Romano Prodi incalza ancora «sono stata in tutti gli aeroporti del mondo. Ho girato tanto ma ho visto poco».
Rosy Bindi però non poteva lasciare prima di lanciar un’autentica stoccata al suo nemico principale di questi ultimi anni di vita politica, Matteo Renzi: non lesina attacco duro e polemica serrata contro il suo modo di gestire il Pd, tanto da chiedersi cosa accadrà davvero nel futuro di questo partito. «Il Pd come si è visto non funziona se si trasforma in un carro al seguito dell’uomo solo al comando», racconta ai colleghi de Il Fatto l’attuale Presidente della Commissione Antimafia. «Non era nato per stare tutto il tempo ad applaudire il leader ma per essere la sintesi di diverse culture: socialista, cattolica, ambientalista, liberale. Se riprende quella strada, forse avrà vita». Direttamente contro l’ex premier e segretario dem, la “cattolica adulta” come più volte si è definita assieme a Romano Prodi, attacca: «Per prima ho guardato con preoccupazione l’ascesa di Renzi – spiega- Si era al tempo della sua candidatura a sindaco di Firenze e già dissi la mia. Sono stata tra i pochi a essere contraria alla decisione di Bersani di modificare lo statuto per permettergli di candidarsi alla presidenza del Consiglio». Sostenitrice convinta che il referendum renziano fosse incostituzionale, se ne va una nemica interna al Pd “made in Renzi” e lancia la sua “profezia” sulle Primarie del prossimo 30 aprile. «Sono più vicina a Orlando, i miei amici stanno con lui, e io mi sento naturalmente più vicina alla sua idea di governo plurale del partito».