È luna di miele tra governo, e in particolare Lega, e consenso popolare, ma si viaggia sul filo del rasoio. Il governo ha infatti preso in questi giorni quattro iniziative, tre delle quali hanno senso, la quarta no.
Le tre sensate sono le seguenti. In economia con le interviste dei ministri Giovanni Tria e Paolo Savona si sono tranquillizzati i mercati e anche economisti all’inizio scettici e ostili al governo, come Francesco Giavazzi, Lucrezia Reichlin e Alberto Alesina sul Corriere, hanno teso un ramoscello d’ulivo.
Le folli minacce dell’uscita dall’euro, ventilate dalle frange estremiste di Lega e M5s, sono state messe da parte, almeno per ora, e misure più ragionevoli e razionali sono in fieri, come forse la riduzione delle pensioni d’oro per finanziare una specie di reddito di cittadinanza. Ciò comunque sotto il cappello che i conti totali non si sforano. Se a questo si sommasse una ragionevole e simbolica iniziativa di decurtare lo stipendio dei parlamentari il governo sarebbe a cavallo per un annetto, il tempo per le elezioni europee.
Ancora migliore è il risultato sulle due mosse contro la criminalità di alcuni zingari e contro lo sbarco dei migranti. In un momento in cui, come dice il vescovo Galantino, la classe media si sta proletarizzando, la diffusione incontrollata della piccola criminalità e grande inciviltà di alcuni zingari toglie spazio oggettivo alla ex classe media. Quindi se il governo vuole portare un po’ di ordine, ciò oggettivamente incontra un consenso totale.
La stessa cosa per i migranti. Due milioni di disperati dall’Africa di fatto prendono il posto di due milioni di giovani italiani emigranti all’estero. Non sono gli stessi lavori, ma le famiglie che vedono per strada, al posto dei propri figli, africani che hanno affrontato rischi disumani per arrivare in Italia (e quindi sono senza paura di niente), si sentono due volte defraudate: dalla mancanza di figli e dai nuovi arrivi che portano una nuova società.
Queste due politiche attuali in realtà non sono nuove, sono quello che il passato ministro degli Interni Marco Minniti ha fatto in silenzio. Il suo successore, il leader leghista Matteo Salvini, oggi può spiegare quello che fa e può porre il problema alla Ue.
In realtà qui la questione è centrale. Il problema del flusso migratorio dall’Africa non può essere affrontato con degli scaricabarile in cui l’Italia accetta e smista alla meno peggio i migranti. Serve una politica Ue (non dell’Italia, o della Francia o della Spagna) coordinata e strategica in Africa. Senza di questa l’Italia scoppia, la frontiera dell’Africa si sposta alle Alpi e Francia e Germania fra due anni stanno molto peggio di ora. L’Italia con Salvini ha posto questo problema, come Savona ha posto il problema, nella sua intervista, dell’urgente riforma più ampia dell’euro e della Ue.
Romano Prodi ha proposto un mega-piano di sviluppo europeo per l’Africa. Forse si potrebbe cominciare da qui.
In tal modo Salvini diventa l’ultima spiaggia per l’Italia ma anche per la Ue. Con la drammaticità della sua chiamata pone un problema ineluttabile, trovando adesioni in spazi fino a poco fa insospettabili, come i conservatori in Germania della Csu, i quali forse si fidano della Lega più che del Pd.
Queste politiche hanno il vantaggio di essere a costo zero, con un impatto enorme sull’opinione pubblica. Quindi in teoria non c’è bisogno di pensare a politiche economiche non ortodosse per raccogliere consenso, e si allontanano così tante polemiche sull’euro. Per questo Salvini forse dovrebbe concentrarsi su questo e lasciare perdere altro. La questione dei vaccini infatti è uno scivolone sciocco. La stragrande maggioranza degli italiani e dei suoi elettori sono a favore dei vaccini e ritengono una follia le mode anti-medicina.