Nessuna regalia, infine, com’era stata definita dai detrattori della pratica che, salvo imprevisti, sarebbe stata posta in essere stanti le decisioni del precedente governo. Poi, gli imprevisti, ci sono stati, eccome. E hanno assunto connotati quali uno spread insostenibile, le intemperanze dei mercati, l’evocazione del fantasma della Grecia; e così, il governo tecnico insediatosi per farvi fronte ha invalidato il beauty contest e stabilito che non ci sarà alcuna frequenza in regalo per le tv. A quanto ha riferito il ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, «la prossima asta sarà fatta di pacchetti di frequenze con durate verosimilmente diverse». In particolare, la banda larga 700 (2 o 3 multiplex dei 6 in palio), la più pregiata, potrebbe essere concessa per tre anni. Nel 2015 l’Onu ha, infatti, previsto che alcune rete televisive si trasferiscano su internet. Interpellato da IlSussidiario.net Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl ed ex ministro delle Comunicazioni, afferma: «Il beauty contest era una pratica che si sarebbe espletata in un quadro di sintonia con l’Europa; non ci resta che attendere e vedere se quanto stabilirà il governo sarà in linea con le norme Ue». Secondo Mediobanca, in ogni caso, lo Stato incasserà verosimilmente 1-1,2 miliardi dalla vendita dei multiplex. Su una cifra così precisa, Gasparri è piuttosto scettico. «Si tratta di valutazioni astratte fatte da banche che funzionano talmente male che farebbero meglio a fare valutazioni su stesse per risultare più credibili». Sicuramente starà esultando chi riteneva che il beauty contest non avrebbe rappresentato altro se non un favore all’ex presidente del Consiglio e a Mediaset, che si sarebbe avvantaggiata di ulteriori risorse senza spendere un centesimo. «La procedura di assegnazione gratuita delle frequenze – replica Gasparri – è stata fatta in tante parti del mondo, dove non c’è Berlusconi. Non si capisce perché in Italia si debbano seguire percorsi alternativi». Non solo. Secondo il capo dei senatori del Pdl, sembra che da noi prevalga il gusto della rappresaglia. «Mi chiedo: era forse necessario individuare strade anti-Berlusconi? Cosa c’è di democratico e costituzionale in norme ostative ad personam?».
Chi ha sempre sostenuto la necessità di azzerare il beauty contest si era appellato al conflitto di interessi. Al fatto, cioè, che Berlusconi, oltre ad essere stato, a più riprese, capo del governo e dell’opposizione è anche il padrone di svariate reti televisive. «E se è stato capo del governo dobbiamo fucilarlo?», ironizza. «Non è che la presenza in Italia di Berlusconi – continua – legittimi l’assunzione di norme che non sono in linea con quelle europee». Comunque: «laddove, effettivamente, sarà dimostrato che il quadro normativo di riferimento si discostata da quello Ue, quanto stabilito dal governo avrà valenza nulla».
Al di là di tutto, Gasparri manifesta un certo rammarico: «Mi chiedo, piuttosto, quando saranno impiegati i soldi stanziati da tempo – ammontanti a 6-700 milioni di euro – per diffondere la banda larga nella zone di minore redditività, ove i privati, in ragione di tale caratteristica, non si recano. I servizi a larga banda, infatti, non sono ancora considerati un diritto e non hanno diffusione universale, come il telefono o come la posta. Potrebbero, tuttavia, diventarlo». Già, perché? «Probabilmente, Passera è troppo impegnato a rilasciare interviste per occuparsi di cose reali. Quando inizierà a fare il ministro, forse se ne occuperà».
(Paolo Nessi)