Dimissioni Renzi, caos Partito Democratico: la mossa di ieri del segretario del partito ha lasciato di stucco ambienti politici ma anche interni. Dimissioni congelate fino alla formazione del nuovo governo, una mossa che secondo i più è stata fatta per evitare un accordo con il Movimento 5 Stelle. Cosa confermata dall’ultimatum dato al Pd dallo stesso Renzi: “Chi è per i M5s lo dica”. Ma, come sottolineato dall’Huffington Post, in casa Partito Democratico non sono molti i consensi per un governo di accordi con i pentastellati: i volti importanti dei dem infatti non sono inclini ad aprire il tavolo di trattative con Luigi Di Maio e company. Ma c’è ancora di più: in casa Pd, dopo il 18 per cento alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo 2018, sono in molti a vedere Renzi come un ingombro. E c’è chi è pronto a chiedere subito le sue dimissioni, visto il pericolo inesistenze di alleanze e accordi… (Agg. Massimo Balsamo)
CHI E’ CONTRO L’ACCORDO COL M5S?
Renzi starebbe facendo la “conta” per capire chi è contro e chi è favore di quanto detto ieri in sede Nazareno dopo le ormai famose “dimissioni congelate” da segretario Pd. Vuole capire in quanti sono a favore di un possibile accordo con Di Maio per formare quel governo frutto del “partito di Mattarella” (spieghiamo qui bene) o chi invece intende puntare sull’opposizione in Parlamento, che è poi la linea di Renzi e Martina. Tra l’altro, secondo quanto spiega la collega Angela Mauro di Huffington Post, il segretario dovrebbe non intervenire alla Direzione Pd di lunedì prossima, l’ennesima resa dei conti interna alla sinistra. «Chi vuole un governo con il M5s lo dica in direzione e nei gruppi parlamentari»: è la sfida lanciata da Renzi nel suo ultimo post su Facebook. Tra l’altro, nemmeno l’ordine del giorno della direzione le cita esplicitamente: “Analisi della situazione politica e deliberazioni conseguente”. Le acque sono sempre più agitate e il caos per ora regna sovrano in casa Nazareno..
RENZI, ULTIMATUM AL PD: “CHI È PER I M5S LO DICA”
Matteo Renzi con le sue dimissioni ieri ha “rotto” gli argini: dopo la sconfitta pesante alle Politiche, il leader ha deciso di dimettersi da segretario, invocando la necessaria posizione che il Pd si “è meritato”, ovvero l’opposizione. «Chi vuole un Governo con i Cinque Stelle lo dica subito»: lo ha ripetuto anche nell’ultimo post di questo pomeriggio su Facebook il grande sconfitto del voto 4 marzo (il referendum era stato del 4 dicembre, un consiglio per il giovane fiorentino la prossima volta lo potete anche immaginare…). Qui abbiamo raccontato tutto la lunga diretta della “scelta politica” di Renzi, mentre ora ci concentriamo sul possibile futuro, complesso, che si apre davanti al Partito Democratico: come ha scritto lo stesso Renzi poco fa, provando a spiegare nel dettaglio quanto detto ieri al Nazareno, «Leggo di tutto, ancora una volta. Qualcuno dice che le dimissioni sarebbero una finta, qualcuno che starei per andare in settimana bianca. Le dimissioni sono vere, la notizia falsa. Mi stupisce che certe cose diventino l’apertura dei siti, emozionino le redazioni, intrighino i giornali. Parlare di me – ancora – è inspiegabile. Sono altri, adesso, a guidare il Paese: occupatevi di loro, amici dell’informazione», e poi precisa ancora «chi vuole portare il PD a sostenere le destre o il Cinque Stelle lo dica. Personalmente penso che sarebbe un clamoroso e tragico errore. Ma quei dirigenti che chiedono collegialità hanno i luoghi e gli spazi per discutere democraticamente di tutto».
CAOS E “ASSESTAMENTI” NEL PD
Renzi si rivolge a quei “caminetti” come li ha definiti ieri che starebbero cercando di sfilarsi dal carro degli sconfitti per provare un dialogo stretto col M5s (Emiliano, Orlando, Chiamparino, Boccia e anche altri): «Cinque Stelle e Destre ci hanno insultato per anni e rappresentano l’opposto dei nostri valori. Sono anti europeisti, anti politici, hanno usato un linguaggio di odio. Ci hanno detto che siamo corrotti, mafiosi, collusi e che abbiamo le mani sporche di sangue per l’immigrazione: non credo che abbiano cambiato idea all’improvviso. Facciano loro il Governo se ci riescono, noi stiamo fuori. Per me il PD deve stare dove l’hanno messo i cittadini: all’opposizione». Come ha spiegato bene l’Agi questa mattina, Renzi ha timore del cosiddetto “partito di Mattarella” che potrebbe in queste prossime settimana organizzare un “ponte” col M5s (con appoggio del Capo dello Stato) per evitare che Di Maio si rivolga a Salvini per la composizione di un governo di maggioranza parlamentare. Tra di loro Gentiloni, Delrio e anche Franceschini, secondo le fonti del Nazareno: «non ho mai pensato che sia possibile fare un governo con 5 Stelle, e tantomeno con la destra. Aggiungo che non trovo nemmeno traccia nel Pd di qualcuno che abbia in mente di farlo, quindi sono inutili polemiche o velenosi depistaggi mediatici», prova a difendersi il ministro dei Beni Culturali. Quello che è certo è che Renzi con la mossa delle dimissioni post insediamento del Parlamento ha voluto mettere allo scoperto chi eventualmente deciderà di staccarsi dalla linea del Pd per presentarsi come stampella dei grillini. «Se lo vogliono fare lo dicano apertamente, al Congresso, dove dovranno dar ragione di questo»: la sfida di Renzi è lanciata, il caos nel Pd pure. Serracchiani si è dimessa dalla segreteria, Emiliano chiede la cacciata di Renzi e Calenda si iscrive ai dem per sostenere un nuovo rilancio dopo la sconfitta alle Elezioni. Insomma, tutto si muove: ora non resta che vedere verso dove si muove…